Lo spettacolo teatrale “Giorni infelici” segna la conclusione della stagione 2024/2025 del Teatro Elicantropo a Napoli. Interamente scritto e interpretato da Sabrina Scuccimarra, con la regia di Martino D’Amico, debutta giovedì 24 aprile alle 20.30 e resterà in scena fino a domenica 27 aprile. Questo lavoro propone una riflessione intensa e originale sull’identità, la routine quotidiana e l’illusione di controllo nella vita di ogni individuo.
trama e ispirazioni del testo
“Giorni infelici” prende spunto dal celebre “Giorni felici” di Samuel Beckett, ma si sviluppa in modo indipendente per raccontare una storia nuova e penetrante. La protagonista, chiamata semplicemente Donna, è l’unica figura in scena. La sua esistenza si svolge come una messa in scena teatrale costruita quasi artigianalmente dalla stessa Donna, tra dialoghi creati di sana pianta, amori idealizzati e azioni ripetute meccanicamente. Non è circondata da macerie o oggetti pesanti, bensì da fogli di copioni e tracce di personaggi immaginari. Questi elementi le permettono di mantenere un’esistenza regolata, quasi rassicurante, entro i confini di schemi ben noti.
Lo spettacolo cerca di spiegare il bisogno umano di mantenere una finzione, un’illusione di normalità che aiuta a non affrontare direttamente il reale. Donna vive infatti un’esistenza sospesa, dove la realtà è filtrata attraverso uno spettacolo dentro il quale è autrice, attrice e spettatrice. Questo intreccio produce una drammaticità paradossale, capace di alternare momenti comici e momenti profondi.
il senso di sospensione nella vita di donna
«La finzione diventa uno scudo, un luogo dove tutto sembra possibile e al tempo stesso impossibile da cambiare» spiegano gli autori. La suspense generata dalla situazione surreale aiuta lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con la realtà.
il ruolo della misteriosa vicina e il cortocircuito narrativo
Il racconto cambia direzione quando entra in scena una “vicina” misteriosa che costringe Donna a riscrivere la sua storia. Questa presenza esterna innesca un cortocircuito emotivo e narrativo che rompe l’equilibrio costruito dalla protagonista. Il mondo controllato che Donna aveva creato, una specie di Truman Show privato, esplode sotto il peso di questa alterazione. A quel punto la narrazione autoimposta si incrina e la protagonista è obbligata a confrontarsi con aspetti di sé trascurati o nascosti.
Questo passaggio è cruciale perché sposta il testo dall’atto di rappresentazione della routine a una riflessione più consapevole sulle strategie con cui spesso la mente protegge sé stessa. La relazione tra Donna e la vicina assume dunque un valore simbolico e drammatico nello sviluppo dello spettacolo, distruggendo la staticità e spingendo verso un possibile cambiamento.
la funzione della vicina come agente di cambiamento
«Il confronto con l’altro, inaspettato e destabilizzante, è ciò che permette finalmente di uscire dallo schema», afferma il regista Martino D’Amico.
elementi scenici e contributi artistici
Il lavoro si avvale di diverse collaborazioni artistiche che rafforzano l’impatto emotivo e visivo dello spettacolo. Le musiche originali sono di Gioacchino Balistreri e creano atmosfere che accompagnano senza sovrastare i momenti di silenzio o dialogo. Il disegno luci di Alessio Pascale disegna spazi e variazioni emotive importanti senza eccessi, valorizzando l’espressività della protagonista.
Questi elementi contribuiscono a creare un setting essenziale, quasi scarno, che rafforza la sensazione di isolamento e l’attenzione sulla figura di Donna. In questo modo la scena si fa supporto narrativo e metafora dello stato interiore della protagonista.
atmosfere e minimalismo scenico
L’essenzialità del palco sottolinea la vulnerabilità e la forza di Donna, tanto che ogni piccolo gesto o variazione luminosa assume un significato profondo.
temi trattati e impatto dello spettacolo
“Giorni infelici” affronta temi universali come la difficoltà di essere presenti a se stessi nel momento attuale e la forza anestetica delle abitudini. La protagonista evita il dolore e la sofferenza non mostrandoli direttamente ma attraverso i suoi meccanismi di difesa, costituiti da reiterazioni e recitazioni. Il testo mette così in luce quella linea sottile tra consapevolezza e autoinganno che caratterizza molte vite quotidiane.
Sabrina Scuccimarra interpreta Donna con intensità, creando un personaggio femminile complesso, che parla a ciascuno con un linguaggio capace di mettere in discussione lo stato delle proprie scelte. La domanda implicita resta: «quanto della nostra vita è frutto di decisioni consapevoli e quanto invece risponde a scenari già scritti? E quanto si può ancora riscrivere, anche quando sembra tutto già definito?»
Il valore dello spettacolo sta nella capacità di rappresentare questa tensione senza ricorrere al tragicismo estremo, alternando momenti di ironia e leggerezza a passaggi di più profonda introspezione. Dietro la comicità si nasconde una riflessione dura ma necessaria sul modo in cui ci si protegge dal presente e dalle proprie emozioni reali.