Il pomeriggio del 30 marzo 2025 ha visto Torino teatro di una manifestazione caratterizzata da forti tensioni. L’evento è stato indetto in opposizione alla riapertura del Centro di Permanenza per i Rimpatri , chiuso per due anni e riattivato lunedì scorso. In piazza sono scesi anarchici e attivisti del centro sociale Gabrio, che hanno preso posizione davanti alla struttura, sorvegliata da un imponente dispiegamento delle forze dell’ordine.
Dettagli della manifestazione
Durante l’evento, i manifestanti hanno lanciato palline da tennis all’interno delle mura del Cpr, contribuendo a creare un’atmosfera di conflitto. I suoni di petardi e l’esplosione di fuochi artificiali hanno rimbombato nella zona, aumentando la tensione percepita da tutti i presenti. Sebbene la polizia sia riuscita a evitare scontri diretti tra le due fazioni, l’intensità e l’energia della protesta sono rimaste palpabili per tutta la sua durata.
Un attivista, armato di un megafono, ha preso la parola per lanciare uno dei cori più rappresentativi della protesta: “I Cpr si chiudono col fuoco, si chiudono una volta, si chiudono di nuovo.” Questa frase, accompagnata dall’ovazione di chi partecipava all’assemblea, sottolinea un sentimento condiviso di rifiuto verso le politiche di detenzione e espulsione.
Comunicato degli attivisti
Durante la manifestazione, gli attivisti hanno diffuso un comunicato, esplicando ulteriormente le loro ragioni e le motivazioni alla base della loro presenza. “Sentiamo la necessità di continuare a stare sotto quelle mura per portare solidarietà a chi viene privato della libertà,” è stato dichiarato, segno di un forte legame con i reclusi e una condanna netta contro le pratiche di detenzione.
La storia del Cpr di Torino non è priva di eventi significativi: come ricordato dai manifestanti, la sua chiusura due anni fa era stata causata da disordini e rivolgimenti interni, culminati nella distruzione della struttura, che aveva messo in evidenza i problemi strutturali della macchina espulsiva italiana. Gli attivisti hanno richiamato alla memoria le tensioni passate e il clima di paura che ancora pervade i centri di detenzione, aggiungendo: “Dopo quelle infuocate giornate invernali, numerose sono state le rivolte, le evasioni e gli scontri che continuano a caratterizzare la quotidianità all’interno dei centri.”
Appello politico e solidarietà
Con il termine della manifestazione, è giunto un forte appello politico. “Sta a noi cercare di ostacolare il razzismo di Stato e rendere la solidarietà il più tangibile possibile,” hanno dichiarato i manifestanti. Questo messaggio mette in luce l’urgenza di opporsi alle politiche percepite come ingiuste e di costruire reti di supporto per coloro che si trovano privati della libertà.
La manifestazione di Torino non è solo un evento isolato, ma parte di un movimento più ampio che si oppone alle condizioni di detenzione e alla questione dei diritti umani. Il clima di tensione e la partecipazione attiva dei cittadini in eventi come questo mostrano un elevato livello di coinvolgimento e una lotta costante contro ciò che viene considerato come oppressione.