Nelle ultime ore, Israele è stato teatro di manifestazioni di massa contro il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, con migliaia di cittadini scesi in strada per chiedere azioni concrete per la liberazione degli ostaggi rapiti a Gaza da Hamas lo scorso 7 ottobre. Le proteste si sono intensificate anche in seguito alla scoperta di sei corpi all’interno di un tunnel a Rafah, alimentando la richiesta di un accordo per il rilascio degli ostaggi e il malcontento nei confronti del governo.
Sciopero generale e le sue conseguenze
La Federazione del lavoro dell’Histadrut ha indetto uno sciopero generale a partire da lunedì mattina alle 6, paralizzando Israele. Questo sciopero è stato proclamato in segno di protesta e per esercitare pressione sul governo Netanyahu, con l’obiettivo principale di ottenere un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi. Durante la giornata, gli uffici pubblici, le scuole e molte attività commerciali sono rimaste chiusi, contribuendo a creare un’atmosfera di fermento e indignazione tra la popolazione.
Negli ultimi giorni, l’attenzione si è concentrata sulla notizia che i sei giovani rapiti il 7 ottobre sarebbero stati giustiziati meno di 48 ore prima della loro scoperta. Questa rivelazione ha esasperato la già alta tensione, portando i cittadini a organizzare manifestazioni a Tel Aviv, Gerusalemme e in altre città israeliane. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha programmato iniziative di protesta, compresa una manifestazione di massa davanti alla residenza del premier a Gerusalemme.
Manifestazioni di massa in tutto il paese
Le manifestazioni di domenica sera hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, rendendo quella che è stata descritta come la più vasta protesta dal 7 ottobre. In diverse località, decine di attivisti sono stati arrestati, mentre altri hanno bloccato strade principali come Ibn Gvirol a Tel Aviv e incroci a Modi’in. Il clima di protesta è stato influito dallo sciopero generale, che ha paralizzato gran parte delle operazioni pubbliche e private nel paese, con lunghe file anche all’aeroporto internazionale Ben Gurion.
Le marce e i raduni si sono svolti non solo nelle grandi città, ma anche in cittadine più piccole, segno della volontà della popolazione di farsi sentire. Tale reazione collettiva rappresenta un’importante espressione di dissenso nei confronti delle misure intraprese dal governo in merito al conflitto con Hamas e alla situazione degli ostaggi.
Un saluto commovente e gli sviluppi internazionali
Lunedì ha coinciso anche con l’ultimo saluto a Hersh Goldberg-Polin, un giovane di 23 anni rapito durante un festival musicale, la cui morte ha colpito profondamente la nazione. La cerimonia funebre si è svolta al cimitero di Givat Shaul a Gerusalemme, alla quale ha partecipato anche il presidente Issac Herzog. Hersh era diventato un simbolo della lotta per il rilascio degli ostaggi, con i suoi genitori che hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader mondiali sul tema.
A livello internazionale, gli Stati Uniti stanno valutando una proposta definitiva per affrontare la situazione a Gaza, come dichiarato dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Si stanno studiando modalità per presentare un accordo a Israele e Hamas riguardante il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco nella Striscia. Le aspettative sono alte, con la speranza di un possibile accordo nelle prossime settimane.
La situazione in Israele rimane estremamente tesa, con richieste di giustizia e risposte concrete che si intensificano mentre la popolazione continua a mobilitarsi.