Tentata estorsione per un impianto di cremazione: arrestato Aldo Picca a Caserta

Tentata estorsione per un impianto di cremazione: arrestato Aldo Picca a Caserta

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Tentata estorsione per un impianto di cremazione: arrestato Aldo Picca a Caserta - Gaeta.it

Un recente episodio di criminalità organizzata ha colpito la provincia di Caserta, dove le forze dell’ordine hanno svelato una complessa operazione di estorsione legata a un progetto di cremazione. Aldo Picca, ritenuto il leader di un cartello malavitoso, è coinvolto in questo grave caso che ha attratto l’attenzione della stampa e delle autorità. La vicenda ha messo in luce la determinazione della magistratura nel combattere la criminalità, evidenziando un sistema di illegalità che coinvolge anche beni ecclesiastici.

Le modalità della tentata estorsione

Incontri e intimidazioni

Aldo Picca, noto per il suo passato criminale come capozona di Teverola e Carinaro per conto della fazione Bidognetti del clan dei casalesi, aveva affittato un’area all’ignara Curia Vescovile di Aversa. Su questi appezzamenti, Picca intendeva realizzare un impianto di cremazione, ma per portare avanti il suo progetto non ha esitato a ricorrere a metodi coercitivi.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri di Caserta e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Picca ha incontrato un padre e un figlio, entrambi affittuari dei terreni. Durante questi incontri, il boss ha esercitato pressioni sul professore, tentando di imporre le proprie volontà e sottolineando l’importanza della terra per i suoi intenti.

Le intercettazioni ambientali hanno rivelato la scossa di timore instillata nel professore durante uno di questi faccia a faccia, quando Picca ha dichiarato con autorità: “la terra serve a me”. Queste parole, cariche di minaccia, hanno posto il docente in una posizione delicata, costringendolo a considerare l’opzione di denunciare Picca, nonostante la sua ignoranza in merito all’identità del malavitoso.

La reazione delle vittime

Il professore, ignaro della vera natura di Picca, ha osato rispondere con fermezza, innescando una reazione da parte del genitore. Quest’ultimo ha tentato di mitigare la situazione per proteggere sia il figlio che sé stesso, ma il boss ha subito colto l’occasione per ribadire il proprio status di delinquente, affermando senza mezzi termini: “lui è professore – e io sono delinquente”. Questa interazione ha reso evidente il clima di intimidazione in cui si trovano le vittime quando si scontrano con figure di potere come Picca.

Il sequestro dei terreni e la reazione della Curia

L’area sotto osservazione

A seguito di queste drammatiche rivelazioni, le autorità hanno messo in atto un sequestro dei terreni oggetto dell’estorsione. Nonostante l’area fosse destinata a uso esclusivamente agricolo, i controlli hanno portato alla luce la presenza di una serie di costruzioni abusive, tra cui un campo di calcetto e alcune baracche. Questo ha sollevato non solo preoccupazioni legate all’uso illecito del terreno, ma anche interrogativi sull’effettiva conoscenza della Curia Vescovile riguardo a queste attività.

L’intervento delle autorità

Il tempestivo intervento della magistratura, culminato nell’emissione di 42 misure cautelari nei confronti di membri del cartello malavitoso, ha dimostrato l’impegno delle forze dell’ordine nel perseguire e smantellare operazioni criminali in una regione in cui la mafia ha radici storiche profonde. Le azioni legali nei confronti di Picca e dei suoi complici sottolineano la determinazione nella lotta contro l’estorsione e le infiltrazioni mafiose in ambito economico e sociale.

Questi sviluppi mettono in risalto il rischio che le condotte mafiose possano violare anche interessi ecclesiastici, un campanello d’allarme per la comunità locale e per le istituzioni responsabili della tutela della legalità nella regione. La vicenda non solo evidenzia la criminalità organizzata, ma mostra anche il coraggio delle vittime e delle autorità nel contrastare simili comportamenti.

Ultimo aggiornamento il 5 Settembre 2024 da Donatella Ercolano

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