Questa mattina, la casa circondariale di Cuneo è stata teatro di un episodio di tensione quando un detenuto marocchino ha cercato di evadere durante un’uscita nel cortile. L’evento ha sollevato interrogativi sulla sicurezza all’interno degli istituti penitenziari italiani e sulla protezione del personale di polizia penitenziaria.
Il tentativo di evasione
L’incidente si è verificato nel corso di una regolare uscita nel cortile della struttura. Il detenuto, approfittando della momentanea disattenzione, ha scavalcato il muro perimetrale e si è ritrovato tra il muro e la cinta esterna dell’istituto. Una volta in quella posizione, ha cercato di nascondersi tra la vegetazione, perfettamente intenzionato a cercare un punto favorevole per completare la fuga. Tuttavia, il personale di polizia penitenziaria ha reagito prontamente, intervenendo prima che il detenuto potesse raggiungere la libertà . Gli agenti sono riusciti a bloccarlo e a riportarlo sotto custodia, evitando un potenziale disastro.
Questo tentativo di evasione non è un caso isolato nel contesto delle carceri italiane, dove episodi di ribellione e fuga da parte dei detenuti continuano a rappresentare una questione di diffusa preoccupazione. La situazione all’interno delle strutture penitenziarie è spesso tesa, con il personale che si trova ad affrontare sfide complessive legate a sovraffollamento e risorse limitate.
Le reazioni degli agenti e del sindacato
Dopo la cattura del detenuto, è emerso un ulteriore aspetto della vicenda: il detenuto ha richiesto l’intervento di un medico, lamentando di essersi procurato una lesione durante il tentativo di fuga. Vicente Santilli, segretario del Sappe Piemonte, ha confermato che, dopo aver verificato le condizioni di salute dell’uomo, questi è stato denunciato all’autorità giudiziaria e riaccompagnato nel suo spazio detentivo.
Questo episodio ha riacceso il dibattito sulla sicurezza in carcere, con il sindacato che ha evidenziato le condizioni di lavoro precarie del personale di polizia penitenziaria. Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha dichiarato che è opportuno e necessario fornire agli agenti strumenti di difesa efficaci, come i taser. Un suggerimento che giunge a seguito delle preoccupazioni per la salute e la sicurezza degli agenti, costretti a gestire ritmi di lavoro intensi e situazioni di enorme stress.
La questione della sicurezza nelle carceri italiane
Il tentativo di evasione avvenuto a Cuneo ha messo in luce la fragilità del sistema penitenziario italiano. L’episodio è l’ennesimo campanello d’allarme che solleva interrogativi sull’efficacia delle misure di controllo e protezione adottate all’interno delle carceri. Le strutture penitenziarie italiane affrontano da tempo una crisi profonda, con carenze di uomini e mezzi che mettono a dura prova la sicurezza di tutti.
Il Sappe ha ribadito con fermezza la necessità di un intervento governativo per potenziare gli organici e migliorare gli strumenti di difesa. Questa richiesta risponde a esigenze tangibili, visto che i lavoratori del settore sono chiamati a fronteggiare non solo la resistenza dei detenuti, ma anche a garantire la sicurezza negli spazi comuni e nelle situazioni di emergenza. Il rischio di incidenti e aggressioni non è mai stato così elevato, rendendo urgente un riesame delle politiche di sicurezza penitenziaria.
Questo episodio di evasione non è solo un singolo evento, ma rappresenta una problematica più ampia che richiede attenzione immediata e interventi strutturali significativi per migliorare le condizioni di lavoro degli agenti e la sicurezza generale all’interno delle carceri italiane.
Ultimo aggiornamento il 24 Gennaio 2025 da Armando Proietti