Un tentativo di fuga scuote l’istituto penitenziario minorile di Nisida, a Napoli. Due detenuti di origini marocchine, nel corso della giornata di ieri, hanno tentato di eludere la sorveglianza e fuggire. La notizia è stata comunicata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria , attraverso le parole di Sabatino De Rosa, vicecoordinatore regionale per il settore minorile. Questo episodio riaccende i riflettori sulle criticità legate alla gestione delle strutture penitenziarie per minori in Italia, facendo emergere interrogativi sul sistema di sicurezza e sul trattamento dei giovani detenuti.
La fuga sventata: dettagli e dinamiche
Il tentativo di evasione è stato scoperto prontamente, attivando un’immediata risposta da parte delle forze di polizia penitentiaria. De Rosa ha spiegato che, a seguito dell’allerta, le ricerche si sono concentrate nei dintorni del carcere, portando alla cattura di uno dei due fuggitivi. Questo detenuto è stato rinvenuto nascosto su un palo vicino al Terzo Reparto, una posizione strategica che avrebbe potuto consentirgli di scavalcare il muro di cinta dell’istituto.
Il secondo detenuto, invece, è stato rintracciato circa mezz’ora dopo, mentre si nascondeva tra la vegetazione fitta delle pendici dell’isola. Il rapido intervento delle forze dell’ordine ha scongiurato il rischio di una evasione che avrebbe potuto avere conseguenze gravi, non solo per la sicurezza pubblica, ma anche per la gestione dell’istituto minorile stesso. Questo evento mette in evidenza come la sorveglianza e la capacità di reazione siano fondamentali nei contesti penitenziari, specialmente in quelli destinati ai minori, dove la vulnerabilità dei detenuti richiede particolare attenzione.
Critiche alla gestione dell’istituto penale
Il Sappe non ha tardato a esprimere le proprie preoccupazioni riguardo alla gestione dell’istituto penitenziario di Nisida. Secondo De Rosa, il modo in cui il personale è impiegato non rispetta le necessità reali del carcere e delle sue problematiche. Il sindacato ha denunciato una situazione di demotivazione tra gli agenti, attributo a una gestione considerata inadeguata e distante da quella che dovrebbe essere una corretta organizzazione del lavoro.
Queste affermazioni pongono l’accento su come la strutturazione interna del personale possa influenzare l’efficacia nella gestione della sicurezza e del trattamento dei detenuti. La mancanza di risorse e la cattiva allocazione del personale generano incertezza sia tra gli agenti di polizia penitenziaria che tra i giovani detenuti, creando una dinamica di sfiducia e aggravando la situazione.
Le dichiarazioni di Donato Capece
Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha espresso sostegno e riconoscimento per il lavoro svolto dal personale di polizia penitenziaria che ha evitato la doppia evasione. Al contempo, ha denunciato le inefficienze del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità , definendolo un “clone del Dap”, e ha enfatizzato che la gestione attuale si concentra su un numero limitato di minori, trascurando le reali esigenze della popolazione detenuta.
Capece ha evidenziato come questo approccio contribuisca all’ingovernabilità delle carceri minorili, suggerendo la necessità di un cambio di direzione. Senza un adeguato riconoscimento e valorizzazione del lavoro degli agenti di polizia penitenziaria, ha avvertito, non ci saranno probabilità di successo per i programmi e le iniziative pensate per il recupero e la reintegrazione dei giovani, ribadendo quindi l’importanza di riforme urgenti nel sistema penale minorile.
Ultimo aggiornamento il 21 Dicembre 2024 da Sofia Greco