Terremoto devastante in Myanmar: le Ong italiane mobilitate per l’emergenza

Terremoto devastante in Myanmar: le Ong italiane mobilitate per l’emergenza

Un terremoto di magnitudo 7.7 devasta il Myanmar, aggravando una crisi umanitaria già critica; le Ong italiane mobilitano aiuti e supporto per affrontare l’emergenza e i danni infrastrutturali.
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Terremoto devastante in Myanmar: le Ong italiane mobilitate per l’emergenza - Gaeta.it

Il Myanmar è stato colpito da un terremoto di magnitudo 7.7, scatenando una crisi umanitaria senza precedenti in una nazione già provata. Diverse organizzazioni non governative italiane, già attive nel paese, sono scese in campo per rispondere all’emergenza, prestando soccorso e supporto. I volontari, attraverso testimonianze dirette, offrono uno sguardo tragico sulla situazione attuale, evidenziando le difficoltà enormi che la popolazione sta affrontando.

Testimonianze dal campo: il lavoro delle Ong

Immediate sono state le reazioni delle Ong italiane, tra cui Medacross, che ha avviato operazioni di monitoraggio per valutare i danni e offrire aiuti. “Fin dalle prime ore di oggi abbiamo iniziato da subito a monitorare la situazione per offrire aiuti”, hanno dichiarato i volontari. Il terremoto, definito da loro “terribile”, ha colpito una nazione già alle prese con un sistema sanitario fragile. Le conseguenze sono devastanti per una popolazione che fatica a ricevere cure. Nelle aree rurali, l’accesso ai servizi medici è quasi inesistente.

Medacross ha avviato un ambulatorio medico a Kawthoung e, in seguito, ha aggiunto cliniche mobili, note come ‘boat clinic’, per portare i medici nelle isole dell’Arcipelago delle Andamane. Nonostante gli sforzi, la situazione rimane critica. La Ong ha chiesto un sostegno immediato per far fronte ai danni imponenti causati dal sisma.

Danni alle infrastrutture e aree colpite

Un’altra Ong attiva sul territorio, la Fondazione Cesvi, ha segnalato crolli parziali di edifici e gravi danni alle infrastrutture. Tra i danni più significativi, il crollo dello storico ponte di Sagaing e l’interruzione della principale autostrada nazionale nei pressi di Mandalay. Secondo Cesvi, la Dry Zone è la regione più colpita, con circa 7 milioni di persone nel raggio di 100 chilometri dall’epicentro. Gli uffici della Fondazione a Kalaw, situata a sud di Mandalay, hanno subito danni, ma tutti i membri dello staff sono stati evacuati in sicurezza.

La situazione è allarmante anche per un team di sei persone che si trovano nella zona di Chauk. Le comunicazioni interrotte rendono difficile avere notizie aggiornate, generando apprensione tra coloro che li supportano dall’esterno.

Le difficoltà della Caritas e della popolazione

La Caritas ha evidenziato la precarietà in cui vivono molti degli operatori. “Tutti gli operatori sono al sicuro”, hanno confermato, “ma alcune delle case nella diocesi di Mandalay sono crollate”. Le limitazioni nelle telecomunicazioni complicano notevolmente la situazione. Il direttore della diocesi ha comunicato la scomparsa di molte persone nei dintorni e il timore di un alto numero di vittime. La mancanza di contatti rende la preoccupazione palpabile tra i familiari, con la speranza che possano ricevere notizie dai propri cari.

La situazione degli italiani nel paese

Nel frattempo, la Farnesina ha fornito aggiornamenti sulla presenza italiana nel paese. Attualmente, ci sarebbero un centinaio di connazionali registrati all’Aire in Myanmar e circa 700 in Thailandia, ma le aziende italiane restano in numero limitato. Negli anni, molte di esse hanno abbandonato il paese, preoccupate dalla situazione instabile.

Le organizzazioni italiane continuano a lavorare incessantemente, cercando di rispondere a un’emergenza umanitaria che si trasforma giorno dopo giorno in una tragedia profonda. L’attenzione resta alta, con speranze di una risposta coordinata e tempestiva per sostenere le popolazioni colpite.

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