La recente scossa di terremoto in myanmar ha generato una serie di reazioni e preoccupazioni, in particolare per i danni riscontrati a bangkok, a oltre mille chilometri di distanza dall’epicentro. Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha commentato la questione, evidenziando l’anomalia di un terremoto che provoca distruzione così lontano dall’epicentro. Approfondiamo l’accaduto e le sue implicazioni.
Una scossa inaspettata
La violenza del terremoto avvenuto ieri, con epicentro nella regione del myanmar, ha colpito in modo significativo anche la capitale thailandese. Secondo le parole di Doglioni, “è stupefacente che siano crollati palazzi a bangkok”, paragona la situazione a un ipotetico terremoto a palermo che causerebbe danni a monaco di baviera. Questa dichiarazione mette in luce la peculiarità dell’evento sismico, che ha oltrepassato le normali aspettative di propagazione delle onde sismiche.
Il presidente dell’Istituto ha sottolineato che i terremoti, di entità simile, non causano frequentemente danni a distanze così considerevoli senza l’intervento di fattori aggravanti. Si fa riferimento a un possibile fenomeno di amplificazione locale, essendo bangkok costruita su giacimenti alluvionali. Questo solleva interrogativi su come i particolari aspetti geologici di un’area possano influenzare l’impatto di un terremoto generatosi lontano.
Le caratteristiche del terremoto
Doglioni ha spiegato che un terremoto di magnitudo 7, come quello che ha colpito il myanmar, è caratterizzato da un’elevata energia. Ha comparato questa scossa con il sisma che ha devastato la turchia nel 2023, anch’esso di magnitudo 7.8, che ha causato un bilancio tragico di 17.000 vittime. La profondità dell’epicentro di questo terremoto è stimata tra i 15 e i 24 chilometri. Un evento di tale profondità può risultare particolarmente distruttivo, poiché generalmente l’energia liberata tende a dissiparsi man mano che attraversa il terreno. Tuttavia, la mancanza di una rete di sismografi densa, come quella presente in paesi come giappone o italia, complica ulteriormente la valutazione.
Le differenze sismiche tra italia e myanmar
Un altro aspetto interessante menzionato da Doglioni riguarda la placca indiana, che è in costante movimento verso Nord-Nordest. Questo movimento ha dato origine a fenomeni geologici significativi, come la formazione della catena montuosa dell’himalaya. Il presidente dell’Istituto ha messo in luce come anche in italia esista un accumulo prolungato di energia nel sottosuolo, che può dare luogo a eventi sismici.
È fondamentale notare la differenza tra le velocità di movimento delle placche sismiche: mentre in india parliamo di un’attività di 3-4 centimetri all’anno, in italia la placca appenninica si dilata a una velocità di 4 millimetri annui. Questo comporta una diminuzione della frequenza e della magnitudo dei terremoti nel nostro paese. Doglioni ha concluso affermando che, nonostante la minor frequenza, italia è soggetta a terremoti significativi, con una media stimata tra i 20 e i 24 eventi di magnitudo superiore a 5.5 ogni secolo.
Il terremoto in myanmar funge da promemoria sulla necessità di una continua vigilanza e preparazione anche in regioni sismicamente meno attive, tenendo sempre presente l’elemento imprevedibile della natura.