Un nuovo documentario mette in luce le esperienze di ricostruzione e reintegrazione delle comunità colpite dai terremoti del 2009 e del 2016 nel Centro Italia. Intitolato “Territori Aperti“, il film, della durata di quaranta minuti, sarà trasmesso lunedì 13 gennaio nell’ambito della trasmissione “Sibilla, le voci della ricostruzione“. L’appuntamento è fissato per le ore 23 sui canali regionali e in streaming, portando alla ribalta un lavoro di documentazione che affronta le sfide della ricostruzione non solo materiale, ma anche sociale.
un progetto di ricostruzione sociale e culturale
Il documentario “Territori Aperti” rappresenta un’importante iniziativa di ricerca e formazione, sviluppata grazie alla collaborazione tra l’Università degli Studi dell’Aquila e il Comune dell’Aquila. Il progetto è stato finanziato attraverso il Fondo Territori Lavoro Conoscenza, sostenuto dai sindacati CGIL, CISL e UIL, con la partecipazione diretta dei lavoratori che hanno donato un’ora del loro lavoro. Questo modello di finanziamento collettivo ha permesso di dare vita a un progetto ambizioso, incentrato sulla creazione di una memoria storica e sull’analisi sistematica dei disastri naturali, affiancato da un approccio di open science.
Fondamentale è l’enfasi posta sulla condivisione di dati e analisi riguardanti i disastri naturali, resi accessibili a cittadini, professionisti e ricercatori. Questo scambio di informazioni ha come obiettivo la creazione di una base di conoscenza utile per affrontare futuri eventi calamitosi, in modo che le comunità non debbano sempre iniziare da zero. L’approccio collaborativo e trasparente consente una riflessione più profonda sulle risposte ai disastri, supportando una ricostruzione che tiene conto delle specificità territoriali e sociali.
l’infrastruttura dei dati e la formazione
“Territori Aperti” non si limita a raccogliere dati, ma ha creato un’infrastruttura tecnologica che agisce come un hub per 23 banche dati di open data. Tra le iniziative incluse ci sono 14 metodologie analitiche e 3 applicazioni pratiche, insieme a un numero significativo di tesi universitarie e pubblicazioni scientifiche che arricchiscono la base di conoscenza. Attualmente, sei centri di ricerca collaborano attivamente con questo sistema informativo, contribuendo a rendere i dati condivisi un patrimonio comune.
Un aspetto cruciale del progetto è la formazione di professionisti, con oltre 160 partecipanti che hanno frequentato il Master in management tecnico-amministrativo post-catastrofe. Questo percorso, del tutto gratuito per i partecipanti e articolato in quattro edizioni, è progettato per fornire competenze specifiche che possano essere immediatamente applicate nelle istituzioni locali. Gli studenti possono così integrare la teoria con esperienze di campo, arricchendo le loro competenze nella gestione delle emergenze.
risorse e strumenti per la prevenzione
La condivisione di conoscenze non si ferma ai professionisti; le informazioni sono destinate anche ai cittadini e alle istituzioni pronte ad affrontare situazioni di emergenza. A questo scopo, è stato sviluppato il Toolkit Disaster, una raccolta di oltre 90 esperienze che si traduce in 22 raccomandazioni utili per la gestione dei disastri. Queste indicazioni non solo mirano a migliorare le risposte immediate alle calamità, ma sono orientate a favorire un benessere sociale duraturo nelle comunità vulnerabili.
Il progetto post-sisma, dunque, non riguarda soltanto la ricostruzione fisica degli edifici, ma si concentra anche sulla ripresa sociale, cercando di rimettere in moto il tessuto collettivo delle comunità. Attraverso queste iniziative, “Territori Aperti” si propone di andare oltre la mera somma di aiuti materiali, puntando a costruire legami sociali più forti e resilienti per affrontare le sfide future. Le esperienze raccolte saranno fondamentali per la prevenzione di prossimi eventi calamitosi, ponendo le basi per una cultura della sicurezza e della preparazione.
Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2025 da Armando Proietti