Testimonianza di un sacerdote di Mostar al Meeting di Rimini: la forza del perdono dopo la guerra

Testimonianza di un sacerdote di Mostar al Meeting di Rimini: la forza del perdono dopo la guerra

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Testimonianza di un sacerdote di Mostar al Meeting di Rimini: la forza del perdono dopo la guerra - Gaeta.it

Il Meeting di Rimini, giunto alla sua 45° edizione, è un’importante manifestazione culturale che ogni anno riunisce personalità di rilievo nel campo della spiritualità, della cultura e della società. Quest’anno, tra i protagonisti c’è don Pero Miličević, un giovane sacerdote di Mostar che ha vissuto in prima persona gli orrori della guerra in Bosnia ed Erzegovina negli anni ’90. La sua testimonianza incarna la lotta tra dolore e perdono, una esperienza di vita che è diventata un messaggio di speranza e riconciliazione.

Un inferno di conflitti: la guerra in Bosnia e il dramma di Pero

Il contesto della guerra

Negli anni ’90 la Jugoslavia si trovava nel mezzo di un conflitto devastante, con la Bosnia ed Erzegovina che subiva scontri tra diversi gruppi etnici, in particolare tra i bosniaci musulmani e le forze croato-bosniache. In quest’atmosfera di terrore e violenza, don Pero Miličević, allora bambino di soli 7 anni, fu profondamente segnato dagli eventi tragici che devastarono la sua vita e quella dei suoi cari. La sua città natale, Mostar, fu testimone di sanguinosi combattimenti e divisioni, culminando con la distruzione del famoso ponte vecchio nel 1993.

La perdita della famiglia

Durante un episodio particolarmente drammatico, il 1993 si rivelò un anno fatale per Pero e la sua famiglia. In un giorno solo, perse otto membri della sua famiglia, tra cui il padre e diverse zie. Queste perdite inimmaginabili segnarono la sua esistenza e rappresentarono un peso che avrebbe portato per tutta la vita. Come egli stesso ha riferito durante un’intervista a Radio Vaticana, il suo ricordo di quel giorno è impossibile da cancellare, e le lacrime della madre rimangono incise nella sua memoria. Ma la sofferenza non terminò con la perdita; successivamente, Pero fu rinchiuso in un campo di concentramento per sette mesi, un’esperienza che contribuì a formare la sua visione del mondo e delle relazioni umane.

Un’oasi di pace: l’importante viaggio in Italia

L’accoglienza in Italia

Dopo questi momenti di grande angoscia, Pero ebbe la possibilità di intraprendere un viaggio in Italia grazie a don Benito Giorgetta, un sacerdote che giocò un ruolo cruciale per molti bambini in difficoltà. Questo viaggio si svolse nel 1995, due anni dopo la drammatica esperienza di Pero a Mostar. Don Benito si occupò di ottenere tutte le necessarie autorizzazioni burocratiche per portare i bambini in Italia, con l’obiettivo di offrirgli un mese di relax e svago lontano dalle atrocità della guerra. Durante il soggiorno a Termoli, questi bambini trovarono momentanei spazi di gioia e serenità.

Ricordi di felicità

Il sacerdote racconta delle paure che i bambini provavano persino di fronte ai fuochi d’artificio, interpretati da loro come rumori di guerra e morte. Questo periodo in Italia rappresentò per Pero un’autentica oasi di pace, un momento in cui poté allontanarsi dalle atrocità che aveva vissuto. Le famiglie italiane che accolsero i piccoli rifugiati sono state descritte da don Benito come “missionari” che hanno testimoniato l’amore cristiano attraverso l’ospitalità. In particolare, la famiglia Castrotta, che ospitò Pero, rimase particolarmente impressa nella sua memoria.

Il percorso di perdono: dalla sofferenza alla guarigione

Il ritorno a Mostar

Tornato a Mostar, Pero crebbe affrontando le cicatrici della guerra e cercando di ricostruire la sua vita. Dopo alcuni anni sfuggenti e difficili, decise di entrare in seminario a Zagabria, un passo che lo portò a esplorare la sua vocazione e a riflettere sul profondo significato del dolore e del perdono. Durante questo periodo, tornò spesso in Italia per completare i suoi studi teologici, mantenendo un legame stretto con le persone che avevano segnato la sua giovinezza.

Il viaggio della riconciliazione

La vita di Pero testimoniò un processo di riconciliazione e perdono. Durante un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, notò un’indicazione per Termoli, che riaccese in lui ricordi di felicità passate. Decise quindi di cercare la famiglia Castrotta su Facebook, riuscendo infine a contattarli. Questo incontro si rivelò un momento cruciale per la sua vita, accelerando il suo già profondo viaggio interiore verso il perdono.

Il potere del perdono: insegnamenti di vita di don Pero

L’importanza della grazia divina

La vita di don Pero Miličević è diventata un esempio luminoso di come il Vangelo può trasformare le ferite più profonde in strade di riconciliazione. L’incontro con l’amore divino ha rivelato in lui una nuova prospettiva, spingendolo a comprendere la dimensione del perdono. “So chi ha ucciso mio padre,” ammette, “ma non posso vivere nella vendetta.” Questa consapevolezza rappresenta un insegnamento profondo e universale, incoraggiando tutti a cercare una via di guarigione attraverso il perdono reciproco.

Un messaggio di fratellanza

Don Pero sottolinea l’umanità condivisa che deve unirci, affermando che “siamo nati nello stesso luogo e non siamo così diversi.” Queste parole risuonano come un invito a superare rancori e divisioni. Attraverso il suo esempio e la sua vita dedita al servizio, il sacerdote di Mostar ci ricorda che il perdono è sempre possibile e rappresenta una via per riconnettersi con gli altri come veri fratelli e sorelle. La sua testimonianza serve a ispirare speranza in un mondo spesso afflitto da conflitti e divisioni.

Ultimo aggiornamento il 22 Agosto 2024 da Donatella Ercolano

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