Torinese nuova moschea di via Bologna: lavori in partenza nel 2026 con il sostegno del Marocco

Torinese nuova moschea di via Bologna: lavori in partenza nel 2026 con il sostegno del Marocco

A Torino, la costruzione della nuova moschea di via Bologna, prevista per il 2026, segna un passo significativo verso l’inclusione sociale e la riqualificazione del quartiere Aurora.
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Torinese nuova moschea di via Bologna: lavori in partenza nel 2026 con il sostegno del Marocco - Gaeta.it

I cittadini di Torino si preparano a un importante cambiamento urbano con la costruzione della nuova moschea di via Bologna, un progetto che prenderà forma nel 2026. Non si tratta solo di un luogo di culto, ma di un centro polifunzionale che contribuirà alla vita sociale del quartiere Aurora. Con il via libera da parte della Soprintendenza, il progetto promette di essere un punto di riferimento per la comunità musulmana e per tutti i residenti della zona.

Il progetto della moschea: caratteristiche e dimensioni

La nuova moschea, che diventerà la più grande della città, è parte di un ambizioso piano urbanistico che prevede la riqualificazione dell’area delle ex fonderie Nebiolo. Secondo le previsioni, il complesso avrà una superficie di 1.300 metri quadrati e potrà ospitare fino a 1.000 fedeli. Tra le caratteristiche più salienti del progetto c’è un minareto alto circa 20 metri, un elemento distintivo che segnerà il profilo urbano della zona.

Sebbene non sia la prima moschea di Torino, quella di via Bologna rappresenta un passo avanti per la comunità islamica, che da tempo attendeva un riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni. La giunta comunale, guidata da Chiara Appendino, ha approvato il piano nel 2022, ponendo l’accento sull’importanza di creare spazi inclusivi per le diverse confessioni religiose presenti in città.

Un centro polifunzionale per la comunità

Oltre alla moschea, il progetto include un centro polifunzionale che offrirà diversi servizi. È previsto la costruzione di uno studentato, spazio che si preannuncia più grande della moschea stessa, e una palestra. Questi ambiti saranno aperti alla cittadinanza, creando opportunità di socializzazione e integrazione tra diverse culture. La realizzazione di tali strutture è vista come un’importante risorsa per il rione Aurora, storicamente caratterizzato da problematiche sociali.

Con un investimento complessivo di circa 17 milioni di euro, il progetto non solo risponde a una necessità di culto ma aspira a favorire una convivenza pacifica e attiva tra le diverse comunità presenti nel quartiere. È un passo importante verso la riqualificazione di un’area che ha bisogno di nuove energie e risorse.

Finanziamento e sostegno internazionale

Il finanziamento dell’opera affonda le radici nel 2021, quando la Confederazione Islamica Italiana ha acquisito gli spazi dismessi delle ex fonderie Nebiolo. Recentemente, ha preso piede una notizia importante: parte dei fondi necessari per i lavori sarà fornita da un contributo del re del Marocco. Questo sostegno internazionale segna un legame forte tra la comunità torinese e quella marocchina, sottolineando l’importanza delle relazioni tra i paesi e le comunità diverse.

Le critiche politiche

Non mancano le polemiche riguardo al progetto, con interventi da parte di esponenti politici locali. La deputata Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia e la consigliera di circoscrizione Patrizia Alessi hanno sollevato temi importanti, esprimendo preoccupazione su chi rappresenterà e gestirà il luogo di culto. Hanno invitato la comunità islamica a promuovere un’iniziativa che valorizzi il rispetto e la legalità, non dimenticando il compito di arginare comportamenti devianti che possano compromettere l’integrazione e la sicurezza del quartiere.

Il dialogo resta aperto, ma le opinioni divergenti dimostrano che la costruzione del nuovo centro polifunzionale non è solo una questione urbanistica, ma un tema che tocca profondamente la vita, la cultura e le relazioni sociali a Torino. Resta da vedere come si svilupperà questa situazione nei prossimi anni, ma la strada sembra essere tracciata verso un futuro di inclusione e condivisione.

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