La comunità di Torino è scossa dalla recente notizia dell’omicidio di Pasquale Di Francesco, amato tassista noto come Lino, deceduto il 22 ottobre 2022 dopo una violenta aggressione avvenuta quattro mesi prima. La sua morte, avvenuta in una clinica di Santena a causa di complicazioni legate a un’emorragia cerebrale, ha lasciato un vuoto nel cuore di chi lo conosceva. La vicenda ha fatto emergere non solo il lato tragico della cronaca, ma anche importanti questioni sociali, legate all’abuso di sostanze e alla violenza.
Un’aggredizione fatale che segna Torino
La drammatica vicenda che ha coinvolto Pasquale Di Francesco ha avuto inizio il 22 giugno 2022, nella vivace via Nizza di Torino. Lino, all’epoca sessantatreenne, stava svolgendo il lavoro di tassista quando si è trovato ad affrontare tre giovani, tra cui Alessia B., che gli chiesero denaro. In un gesto fulmineo, la giovane strappò una collanina dal collo di Di Francesco, dando inizio a una sequenza di eventi che avrebbero mutato il corso delle vite di tutti i coinvolti.
Dopo l’episodio iniziale, Di Francesco decise di affrontare Alessia per riavere indietro il suo oggetto personale. Tuttavia, l’incontro si trasformò in una brutale aggressione: Fabrizio Fierro, coetaneo di Alessia, intervenne colpendolo a calci e pugni. Questa violenza inflisse un trauma cranico che, sebbene inizialmente non fatale, si rivelò letale quattro mesi dopo. L’obbiettivo di una semplice riconquista di un oggetto d’affezione si trasformò in una spirale di violenza che portò a conseguenze gravissime.
Dopo il pestaggio, Pasquale fu trasportato all’ospedale Molinette e successivamente dimesso con una prognosi di 15 giorni. Tuttavia, i suoi dolori continuarono e furono necessari ulteriori ricoveri in ospedali a causa di un evidente deterioramento della salute. L’aggressione, purtroppo, aveva innescato un’emorragia cerebrale che lo condusse sulla soglia della morte. Il triste epilogo si consumò il 22 ottobre, quando il suo cuore si fermò, lasciando il segno di un’ingiustizia che ha sconvolto la società.
L’iter processuale e le condanne
Il 28 novembre 2024, il tribunale di Torino ha iniziato a fare giustizia per la morte di Di Francesco, pronunciando le prime condanne. Il principale imputato, Fabrizio Fierro, ha ricevuto una pena di 4 anni, 10 mesi e 20 giorni per omicidio preterintenzionale, sostenuto dagli avvocati Fulvio Violo ed Elisa Annamaria Bossotti. Fierro, optando per il rito abbreviato, ha potuto beneficiare di una riduzione della pena, che ha suscitato non poche discussioni in seno alla comunità.
Un altro imputato, di pari età, è stato condannato a un anno e 5 mesi per rapina, con l’assistenza dell’avvocata Elisabetta Alessandro. La terza accusata, Alessia B., è stata rinviata a giudizio e dovrà affrontare un processo ordinario. Nonostante i suoi guai legali, Alessia si è dichiarata innocente riguardo all’omicidio, indicando che le sue azioni non avrebbero mai avuto conseguenze così tragiche. Il fatto che sia stata recentemente arrestata per furto in un supermercato ha sollevato ulteriori interrogativi sulla sua persona.
La pubblica accusa, rappresentata dal pm Alessandra Provazza, ha cercato di dimostrare il nesso tra le violenze inflitte a Pasquale e la sua morte. La difesa, invece, ha cercato di deviare l’attenzione sui possibili effetti delle condizioni di salute di Di Francesco, sottolineando che la sua precedente tossicodipendenza potrebbe aver complicato le conseguenze del trauma. Tuttavia, una perizia medica ha assegnato le responsabilità al pestaggio, escludendo eventuali errori del personale medico curante.
Un riflesso su violenza e marginalità sociale
Il processo che sta continuando a svolgersi, con l’udienza di Alessia B. fissata per novembre 2025, ha riacceso il dibattito su temi di violenza e degrado sociale. Il caso di Pasquale Di Francesco ha illuminato l’attenzione pubblica su situazioni di vulnerabilità e sugli effetti devastanti che la violenza può avere sulla dignità e sul benessere delle persone. Torino si trova così a fare i conti con una realtà complessa, dove in una metropoli ricca di opportunità, esistono anche profonde ferite sociali.
Il ricordo di Lino, tassista generoso e uomo di grande umanità, continua a pulsare nella comunità. La sua storia è simbolo di una vita spezzata da atti di brutalità che pongono interrogativi urgenti su come affrontare e prevenire il verificarsi di tali atrocità. Le comunità locali e le istituzioni sono ora chiamate a riflettere su come mettere in atto misure più efficaci contro la violenza e le dipendenze, non solo per garantire giustizia, ma anche per proteggere le vite di coloro che vivono ai margini della società.
Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Elisabetta Cina