A Torino, un nuovo episodio di violenza ha scosso il settore sanitario. Un medico del 118 è stato minacciato con una pistola durante un intervento d’emergenza presso un alloggio di corso Grosseto. La gravità di quanto accaduto riflette un fenomeno sempre più preoccupante per la sicurezza degli operatori sanitari, costantemente a confronto con situazioni di rischio.
L’episodio di violenza in corso Grosseto
Il fatto si è svolto in un appartamento al quarto piano di un complesso popolare, dove il personale sanitario era intervenuto per soccorrere una donna di 83 anni, affetta da problemi cardiaci. Quando il medico ha iniziato le manovre di rianimazione, il figlio della paziente ha estratto una pistola, minacciando il professionista dicendo: “Se non salvi mia madre ti ammazzo”. Nonostante la drammatica situazione, il medico ha continuato le manovre, mostrando una grande determinazione e professionalità di fronte a una grave minaccia alla sua vita. L’infermiere presente, visibilmente spaventato, ha assistito in silenzio all’intera scena, senza intervenire. Solo dopo che la paziente è stata trasportata in ospedale, l’infermiere ha rivelato al medico dell’aggressione subita.
L’arrivo tempestivo delle forze dell’ordine, con quattro pattuglie dei Carabinieri, ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. La paziente è stata trasferita all’ ospedale Maria Vittoria grazie all’intervento di un secondo equipaggio del 118, evidenziando la necessità di proteggere non solo i pazienti ma anche coloro che si prendono cura di loro in situazioni critiche.
La crescente violenza contro il personale sanitario
Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di aggressioni agli operatori sanitari in Italia. Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie, il numero di incidenti sul lavoro nel settore sanitario è allarmante. I pronto soccorso, in particolare, risultano essere ambienti ad alto rischio, con un aumento di aggressioni rispetto ad altri reparti. Gli operatori del 118 si trovano spesso a dover affrontare situazioni di pericolo durante le loro missioni, un problema che sottolinea la delicatezza del loro lavoro e la necessità di protezione.
A Torino, ci sono stati diversi episodi che hanno evidenziato questa preoccupante situazione. Non lontano da questo incidente, un 33enne era stato arrestato per aver aggredito medici e infermieri al pronto soccorso dell’ospedale di Rivoli. Altri eventi di violenza, come l’aggressione a una dottoressa mentre si recava al lavoro, hanno costretto l’ASL Città di Torino a introdurre misure di vigilanza armata nei pronto soccorso.
Misure di sicurezza e legislazione
A livello nazionale, la situazione di pericolo per il personale sanitario sembra non avere una fine. Un recentissimo dossier redatto dalla Simeu, in collaborazione con la Federsanità, ha messo in evidenza che il 100% del personale che opera in pronto soccorso o nel 118 ha vissuto esperienze di aggressione. Questo scenario ha portato all’emanazione della legge 14 agosto 2020, n. 113, che prevede misure specifiche per tutelare gli operatori delle professioni sanitarie e socio-sanitarie. Tuttavia, nonostante l’implementazione di queste nuove normative, gli episodi di violenza continuano a manifestarsi con preoccupante frequenza.
L’evidente disallineamento fra le disposizioni di legge e l’effettiva sicurezza degli operatori sanitari evidenzia l’urgenza di adottare ulteriori misure preventive. Queste possono includere una maggiore formazione per il personale sull’autodifesa, oltre a un potenziamento della presenza delle forze dell’ordine nelle strutture sanitarie. Urge un’azione concertata per affrontare questa crescente spirale di violenza, proteggendo così non solo i professionisti della sanità, ma anche i cittadini che necessitano di assistenza medica.