La città di Teramo si prepara ad accogliere nuovamente la Festa della Pace domenica 27 aprile, un evento con radici antiche che si svolge nel cuore del centro storico. Organizzata dall’associazione culturale Teramo Nostra, la manifestazione ritorna in calendario all’interno del Festival Culturale dei borghi rurali della Laga, richiamando tradizioni secolari e coinvolgendo la comunità cittadina in celebrazioni civili e religiose.
la storia secolare dietro la festa della pace a teramo
La Festa della Pace di Teramo nasce da un’importante decisione presa nel marzo del 1559 dalle nobildonne cittadine, desiderose di porre fine a un lungo ciclo di conflitti interni che avevano segnato la vita della città. Da allora, la celebrazione si svolge ogni anno nella “Domenica in Albis”, diventando un momento di riflessione e impegno per la convivenza pacifica. Nel corso degli anni, la tradizione era stata dimenticata ma poi riscoperta e rilanciata dall’associazione Teramo Nostra nel 1993. Questo intervento ha permesso di rinnovare l’attenzione verso quei valori di pace e solidarietà, ancora molto rilevanti oggi, specie in un contesto globale segnato da tensioni internazionali. L’evento testimonia come la memoria storica delle comunità possa diventare veicolo per promuovere messaggi di convivenza e rispetto reciproco.
programma della festa: corteo storico e partecipazione dei quartieri storici
La giornata del 27 aprile è scandita da una serie di appuntamenti simbolici che richiamano la tradizione rinascimentale e la vita sociale dell’epoca. Alle 16:30, il corteo storico partirà da Piazza Verdi, animato dai figuranti vestiti con abiti d’epoca. A guidare la sfilata saranno tamburini e sbandieratori della Quintana di Ascoli Piceno, gruppo noto per l’accuratezza delle esibizioni in chiave storica. Il percorso attraverserà Via Savini fino a largo Madonna delle Grazie, dove, presso l’obelisco della Pace, avverrà un momento di grande significato: le Paciere, figure rappresentative dei quattro antichi quartieri di Teramo — San Leonardo, San Giorgio, Santa Maria a Bitetto e Santo Spirito — consegneranno un cero simbolico in onore della Madonna delle Grazie. La gestione rituale di questo momento è affidata al Priore del Santuario, testimoniando la profonda integrazione tra fede religiosa e valori civili nella comunità.
la cerimonia nel duomo tra sindaco, vescovo e messaggi di pace
La fase finale della Festa della Pace si concentra all’interno del duomo cittadino, dove alle 19 il sindaco Gianguido D’Alberto rappresenterà l’intera città consegnando un cero votivo al santo patrono Berardo. Questa offerta assume un forte valore simbolico di protezione e benedizione per Teramo. A celebrare la messa sarà il vescovo della diocesi di Teramo e Atri, mons. Lorenzo Leuzzi, che guiderà i fedeli attraverso una funzione solemne. Durante la cerimonia verrà letto anche il messaggio di pace preparato dalle Paciere, un passaggio che ribadisce l’importanza di mantenere vivi quei valori che la festa vuole celebrare. Il legame tra la tradizione religiosa e gli aspetti civili dell’evento si manifesta così in modo chiaro, unendo idealmente la memoria storica della città al presente.
riflessioni sul valore attuale della festa nel contesto mondiale
Questa celebrazione, giunta a Teramo da tempi antichi, assume oggi un significato ancora più pregnante. Come ricordato da Piero Chiarini, presidente di Teramo Nostra, l’idea di riportare la Festa della Pace è dettata dall’urgenza di sottolineare che “non c’è libertà senza pace”, soprattutto in un periodo segnato da conflitti internazionali che coinvolgono milioni di persone. La festa propone un momento di rallentamento e riflessione collettiva in cui si concepisce la pace non come un’assenza di guerra solamente, ma come un impegno concreto da portare avanti nella vita di tutti i giorni. Il ritorno della manifestazione mette in evidenza come le radici storiche di una città restino fonte di identità e misura per affrontare le sfide contemporanee.
Teramo, grazie a iniziative come questa, si conferma uno spazio dove cultura, storia e comunità si intrecciano. L’appuntamento del 27 aprile si presenta come un’occasione sia per i cittadini sia per i visitatori di scoprire aspetti meno noti della vicenda locale, partecipando a un evento che unisce spettacolo, tradizione e rapporto con le proprie origini. Il ricordo delle vecchie guerre tra fazioni cittadine diventa patrimonio condiviso, da custodire e commemorare per costruire un futuro senza contrapposizioni interne, oltre l’effimero della celebrazione.