Nel 2025 tornano nelle chiese delle zone colpite dal terremoto del 2016 sette opere d’arte lignee restaurate. Il recupero è avvenuto negli spazi del laboratorio della Mole Vanvitelliana, gestito dalla soprintendenza per Ascoli, Fermo e Macerata insieme all’Istituto superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma. Questi interventi fanno parte di un programma di restauro continuo dedicato alle testimonianze danneggiate dal sisma.
Il restauro nella mole vanvitelliana: un impegno costante per le opere danneggiate
Il laboratorio di restauro ospitato nella Mole Vanvitelliana di Ancona è il cuore delle operazioni di recupero degli oggetti artistici provenienti da territori colpiti dal terremoto del 2016. Qui si sono svolti i lavori su un tabernacolo in legno policromo e su sei opere lignee. Questi includono busti reliquiari e croci astili, oggetti preziosi appartenenti a diverse chiese delle province di Ascoli, Fermo e Macerata.
L’istituto romano ha fornito supporto tecnico e specialistico, mentre il ministero della cultura ha garantito un’attenzione stabile e risorse per portare avanti le attività tutto l’anno. Nel laboratorio si conservano oltre 1500 opere che hanno subito danni dal sisma, ciascuna sottoposta a interventi specifici per recuperarne l’integrità materiale e artistica.
Questo sforzo ha permesso di restituire alle comunità simboli forti del loro passato spirituale e culturale, attraverso un lavoro che coinvolge restauratori, esperti, enti locali e forze dell’ordine competenti.
Le opere restituite e il loro legame con il territorio di ascoli piceno
Le opere tornate nelle chiese della diocesi di Ascoli Piceno rappresentano testimonianze di fede e tradizione conservate per secoli. Tra queste, il tabernacolo proveniente dalla frazione Tufo di Arquata del Tronto, una struttura lignea policroma usata per custodire ostie consacrate.
Ci sono anche tre busti reliquiari: San Vito, San Germano e San Faustino, conservati nell’episcopio di Ascoli. Questi busti custodiscono preziose reliquie e sono parte importante delle usanze devozionali locali. Le croci astili, invece, tornate da Porchiano, Pescara del Tronto e Monsampietro di Venarotta, venivano usate durante le processioni e sono oggetti liturgici di grande rilievo.
Il rientro di questi elementi nelle rispettive comunità riporta in vita non solo manufatti d’arte sacra ma anche una memoria condivisa spesso messa in pericolo da eventi naturali devastanti.
Il significato simbolico e sociale della restituzione per le comunità colpite
Il soprintendente Giovanni Issini ha ricordato che la restituzione non ha solo un valore artistico, ma rappresenta un recupero di identità per le comunità ferite dal terremoto. Queste opere sono diventate simboli di coesione sociale e spirituale, segnali tangibili di un legame che resiste alle difficoltà.
Don Elio Nevigari, della diocesi di Ascoli Piceno, ha sottolineato l’importanza di riportare questi oggetti ai luoghi d’origine. Le feste patronali e le cerimonie di comunità trovano nelle opere restaurate un elemento di congiunzione con le tradizioni antiche e con la memoria collettiva.
Le celebrazioni durante le quali verranno esposte o portate in processione le croci astili a Pescara del Tronto e Monsampietro di Venarotta dimostrano come l’arte sacra continui a svolgere un ruolo centrale nelle pratiche religiose e sociali, favorendo momenti di rinascita comunitaria.
Il lavoro coordinato tra istituzioni per il recupero del patrimonio culturale post-sisma
Dietro al recupero delle opere c’è la collaborazione tra varie istituzioni. Il laboratorio della Mole Vanvitelliana opera sotto la supervisione della soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ascoli, Fermo e Macerata. L’istituto romano di restauri contribuisce con competenze di punta per interventi delicati.
La presenza dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha garantito la sicurezza e la corretta gestione dei beni durante le fasi di trasporto e restauro. Inoltre, il coordinamento con le autorità locali, i sindaci e la struttura commissariale per la ricostruzione ha permesso di stabilire percorsi ordinati di restituzione.
Questo modello di intervento consolidato persegue la tutela del patrimonio materiale, mantenendo vivi segni storici e culturali che altrimenti rischierebbero di andare perduti.
Le processioni e le celebrazioni programmate segnalano non solo un momento di commemorazione ma l’attualità di un dialogo tra passato e presente. Le opere, rinate nelle loro sedi, offrono un punto di riferimento concreto alla vita delle comunità attraversate dal sisma.