La comunità bolognese è in lutto dopo la morte di Marco Govoni, un uomo di 77 anni, investito mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali il 6 marzo. Nonostante le cure ricevute per quasi tre settimane in ospedale, le conseguenze dell’incidente si sono rivelate fatali. Questo triste evento ha riacceso il dibattito sulla sicurezza stradale a Bologna, portando i cittadini a chiedere a gran voce misure più efficaci per proteggere i pedoni, specialmente in aree dove il limite di velocità è fissato a 30 km/h.
Le circostanze dell’incidente
Marco Govoni stava compiendo un’azione quotidiana, recandosi a gettare la spazzatura quando è stato travolto da un veicolo in transito. L’impatto ha causato gravi lesioni che hanno richiesto un ricovero immediato. A testimonianza della gravità della situazione, il 77enne non ha mai ripreso conoscenza, restando in stato critico fino alla sua morte avvenuta il 24 marzo. La dinamica esatta dell’incidente è ancora oggetto di indagine, ma risulta evidente che la velocità con cui il veicolo ha colpito Govoni è stata un fattore determinante nell’esito fatale.
Le richieste della comunità
Il comitato ‘Bologna 30‘, che si batte per la sicurezza stradale, ha notoriamente organizzato un presidio in via Molinelli proprio alla vigilia della morte di Govoni. Durante quella manifestazione, i presenti hanno chiesto drastiche misure per migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti. “Mio padre non è stato investito da un’auto che andava a 30 km/h,” ha affermato Fabio, il figlio della vittima, esprimendo il suo dolore e la sua preoccupazione per la sicurezza di tutti coloro che attraversano quella strada.
L’evento ha attirato l’attenzione media e ha mobilitato i cittadini a riflettere sulle condizioni delle strade bolognesi, spesso limitate da un traffico intenso e velocità elevate, nonostante gli sforzi delle autorità per promuovere una guida responsabile e rispettosa dei limiti.
La necessità di cambiamenti
La scomparsa di Marco Govoni illumina la necessità di rivedere le misure di sicurezza stradale in aree critiche della città. Attivisti e residenti hanno esortato le autorità a prendere iniziative concrete come l’installazione di dossi, la riduzione della velocità in zone ad alta frequentazione pedonale e un monitoraggio più attivo del rispetto dei limiti di velocità.
Dopo l’incidente, molti sono stati spinti a condividere esperienze simili e a richiedere una maggiore vigilanza nella supervisione del traffico. La richiesta di una Bologna più sicura sta diventando sempre più forte, con la comunità che si unisce per garantire che episodi come quello che ha coinvolto Marco non si ripetano.
La scomparsa di Govoni non rappresenta solo una perdita per la sua famiglia, ma un richiamo a tutti a riflettere sulla necessità di costruire strade più sicure per i pedoni e tutti gli utenti della strada.