Tragedia a Origgio: il dramma di Omar Bassi e la richiesta di giustizia della sua famiglia

Tragedia a Origgio: il dramma di Omar Bassi e la richiesta di giustizia della sua famiglia

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Tragedia a Origgio: il dramma di Omar Bassi e la richiesta di giustizia della sua famiglia - Gaeta.it

La morte di Omar Bassi, un giovane di 23 anni deceduto il 5 agosto in Calabria, è il tragico epilogo di una violenza avvenuta in una discoteca del Varesotto. Dopo essere stato pestato da un gruppo di buttafuori il 20 luglio, Omar ha subito una emorragia cerebrale fatale mentre era in vacanza con la sua famiglia. La cugina, Michelle Sala, ha pubblicato un appello accorato sui social per chiedere rispetto e giustizia.

La violenza nella discoteca

I fatti del 20 luglio

La notte in discoteca avrebbe dovuto essere un momento di svago, ma si è trasformata in un incubo per Omar Bassi e i suoi familiari. Secondo quanto riportato da Michelle Sala, la cugina della vittima, Omar intervenne in una rissa per difendere il fratello minore, Thomas. Purtroppo, il suo gesto di eroismo non solo gli costò caro, ma si trasformò in una brutale aggressione da parte dei buttafuori del locale Dolcebeach di Origgio. La testimonianza di Michelle racconta di cinque uomini che si sarebbero scagliati contro Omar, colpendolo con calci e pugni sia alla testa che ai fianchi.

L’intervento dei familiari

La situazione degenerò ulteriormente quando i familiari di Omar tentarono di soccorrerlo. Michelle ricorda che i buttafuori non permisero loro di avvicinarsi, minacciando il fratello di Omar con parole dure: “Non ti avvicinare sennò fai la stessa fine.” Dopo il pestaggio, Omar fu portato al pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano, ma dopo due ore di attesa senza ricevere assistenza, decise di tornare a casa. Questo rappresentò un errore fatale.

Gli sviluppi della salute di Omar

Il ritorno all’ospedale

Dopo due giorni, la condizione di Omar peggiorò. Colpito da forti mal di testa e nausea, fu recato all’ospedale di Garbagnate. Qui, i medici eseguirono una TAC, dalla quale non emerse nulla di allarmante, e Omar fu dimesso con indicazioni di tornare in caso di ulteriori sintomi. Tuttavia, il 2 agosto, con la sua famiglia in partenza per la Calabria, il giovane sembrava in buone condizioni, pronto a godersi la vacanza.

L’emorragia cerebrale fatale

Il 5 agosto, durante una normale mattina, la situazione cambiò drasticamente. Mentre si trovava sotto la doccia, Omar si accasciò a terra. I soccorsi furono immediati, e dopo essere stato intubato, fu trasportato all’ospedale più attrezzato di Reggio Calabria, dove venne diagnosticata un’emorragia cerebrale significativa. In poche ore, il suo cuore cessò di battere, lasciando la famiglia in un mare di dolore e incredulità.

La richiesta di giustizia della famiglia

Il dolore di una perdita

Michelle Sala ha espresso il devastante impatto che la morte di Omar ha avuto sulla sua famiglia. Con una voce rotta dalla sofferenza, ha esortato le autorità a fare chiarezza sulla vicenda, sottolineando l’importanza di ottenere giustizia. La giovane teme che episodi di violenza simili possano ripetersi, e si augura che questo tragico evento possa stimolare una riflessione seria sui doveri e le responsabilità di chi opera nel settore della sicurezza notturna.

Un invito al rispetto

Nel suo appello social, Michelle ha richiesto anche il rispetto per la propria famiglia, esprimendo la necessità di vivere il lutto senza ulteriore pressione mediatica. Il messaggio è chiaro: nessuno deve approfittare della propria tragedia, e il momento è dedicato al ricordo e alla venerazione di un giovane la cui vita è stata spezzata troppo presto.

La triste vicenda di Omar Bassi continua a sollevare interrogativi sulla sicurezza nelle discoteche e sulle modalità di intervento dei buttafuori, investendo la comunità intera in una riflessione profonda sulle responsabilità di tutti.

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