Un lungo e doloroso capitolo legato all’amianto nelle Officine Grandi Riparazioni di Torino si avvia ora verso una sorta di conclusione, sebbene le ferite rimangano aperte per le famiglie delle vittime. Recentemente, il Tribunale di Torino ha emesso una sentenza di un anno e sei mesi di reclusione per omicidio colposo a carico di un medico di 85 anni, ritenuto responsabile della morte di otto operai che, negli anni Settanta, si ammalarono a causa dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro. Questo caso riporta in primo piano le problematiche relative alla sicurezza negli ambienti lavorativi e l’importanza delle misure di prevenzione.
Il ruolo del medico nelle Officine Grandi Riparazioni
Il medico condannato era un libero professionista che ha prestato servizio come consulente esterno per le Ferrovie dello Stato tra il 1970 e il 1979. Non essendo un dipendente diretto, la sua funzione includeva la supervisione della salute dei lavoratori. Tuttavia, dalle indagini è emersa una grave negligenza nell’assolvimento di questo ruolo. La pubblica accusa ha evidenziato come il professionista non avesse mai effettuato le visite mediche necessarie per valutare l’idoneità fisica dei lavoratori, né controlli periodici che erano obbligatori per legge.
Questa mancanza di vigilanza ha avuto conseguenze catastrofiche. Otto operai su sedici coinvolti nell’inchiesta sono deceduti e la loro salute è stata sottoposta al rischio di malattie mortali senza alcuna protezione. Le normative all’epoca richiedevano specifiche misure di tutela per prevenire malattie professionali, ma il medico non ha adempiuto a questi doveri, creando un vuoto nella sorveglianza sanitaria.
La lunga inchiesta e le responsabilitÃ
La fase di inchiesta è iniziata più di dieci anni fa per volontà del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, noto per le sue indagini sulla salute e sicurezza sul lavoro. In questo lasso di tempo, tutti gli altri imputati sono deceduti, rendendo il medico l’unico riluttante rimasto a dover fronteggiare la giustizia. La procura ha chiesto una pena di tre anni e due mesi, giudicando particolarmente gravi le omissioni del professionista, ma il Tribunale ha emesso una condanna ridotta, riconoscendo comunque la sua responsabilità nella morte di otto operai.
Il processo ha evidenziato una netta divisione tra le varie responsabilità , con sei dei decessi per cui il medico è stato assolto, uno caduto in prescrizione e uno giudicato insussistente. Queste strade tortuose hanno reso la giustizia un percorso complesso per le famiglie delle vittime che hanno atteso questo responso per tanti anni.
Conseguenze legali e risarcimenti
Oltre alla pena detentiva, il medico deve ora risarcire l’Inail per un importo di 691mila euro, riconosciuto come rimborso per le prestazioni erogate ai familiari delle vittime e come risarcimento per il danno subito dallo Stato a causa della negligenza. Questo gesto rappresenta un tentativo di sanare un’ingiustizia storica, anche se il dolore rimane palpabile tra chi ha subito la perdita di un proprio caro a causa dell’amianto.
Gli avvocati Alberto Mittone e Fabiana Francini, che difendono il medico, stanno valutando la possibilità di un ricorso in appello. Tuttavia, la difesa sostiene che l’ex medico avesse un ruolo marginale nel processo decisionale, nonostante le sue responsabilità come consulente. La questione resta aperta, ma i risvolti giuridici sono solo una parte della realtà .
L’impatto umano e la memoria delle vittime
Questo caso riporta alla luce un dramma sociale che ha segnato un’intera generazione di lavoratori. Molti erano ignari dei rischi legati all’amianto. Le morti di questi operai rappresentano una tragedia in gran parte silenziosa, rimasta nell’ombra per decenni. Anche con una condanna, le soluzioni per rimediare a queste ingiustizie non giungono mai completamente a rimuovere il dolore causato.
Oggi, questa sentenza può essere vista come un timido passo verso la giustizia, ma è fondamentale non dimenticare le vite spezzate e le famiglie colpite. Rimane l’importanza di garantire che simili episodi non accadano più, con un’attenzione sempre maggiore alla sicurezza sul lavoro e alla salute dei lavoratori.