L’ennesima drammatica vicenda segna una comunità già colpita da eventi luttuosi. Susanna Recchia, 45 anni, e la sua bambina di tre anni, Mia, sono state rinvenute senza vita su un isolotto del fiume Piave, in quello che viene considerato un tragico caso di omicidio-suicidio. Gli investigatori non hanno trovato elementi che possano far pensare a un coinvolgimento di terzi, puntando su un’analisi approfondita della condizione psicologica di Susanna, presumibilmente segnata da una lunga depressione.
La scoperta dei corpi e l’intervento degli inquirenti
Il ritrovamento dei corpi di Susanna e Mia è avvenuto a circa tre chilometri a valle del punto in cui si presume siano stati gettati nelle acque del Piave. La scoperta è stata effettuata dalle forze dell’ordine che hanno setacciato la zona, attirati da testimonianze che segnalavano la preoccupante scomparsa della donna e della figlia. A seguire, il procuratore di Treviso, Marco Martani, ha confermato la presenza di elementi che portano a concludere che si sia trattato di un omicidio-suicidio, escludendo pertanto l’intervento di un possibile assassino.
Martani ha spiegato che non ci sono indizi tali da far supporre un omicidio premeditato, ma piuttosto un gesto di disperazione legato a una condizione fragile e complessa. I corpi sono stati trovati in una posizione che suggerisce un’ultima affettuosa interazione tra madre e figlia. La notizia ha colpito profondamente i residenti della zona, suscitando un’ondata di tristezza e incredulità in una comunità che ha visto emergere una storia di sofferenza e solitudine.
La lettera d’addio e il contesto emotivo
Il quadro emotivo di questo dramma è stato accentuato dal contenuto di una lettera d’addio che Susanna ha lasciato al suo ex compagno. In essa, chiedeva all’uomo di venire a prendere la piccola la mattina successiva, ma il suo arrivo si è purtroppo trasformato in un incubo. Invece di incontrare madre e figlia, ha trovato solo un messaggio dal contenuto inquietante. Anche se Susanna non ha esplicitamente menzionato il desiderio di porre fine alla propria vita e a quella della sua bambina, le parole scelte rivelano chiaramente la disperazione e il senso di impotenza che provava.
L’ex compagno, visibilmente scosso, ha raccontato di essersi preoccupato al leggere la lettera, intuendo che la situazione potesse essere grave. Questo aspetto mette in luce quanto sia difficile affrontare situazioni di crisi familiare, specialmente quando si unisce il dramma della depressione e della perdita.
I segni della depressione e la reazione della comunità
Susanna Recchia appariva come una donna afflitta da una profonda depressione, una condizione che è stata ulteriormente esacerbata dalla separazione dal compagno e dalle preoccupazioni per la salute della figlia. Era conosciuta per il suo carattere sensibile, e a ben vedere, la sua situazione non era nuova per coloro che le stavano attorno. Aveva già vissuto una tragedia personale intensa: la perdita della sua migliore amica in un incidente stradale l’aveva segnata in modo profondo, lasciando cicatrici emotive difficili da sanare.
Nonostante fosse seguita presso un centro di salute mentale, il suo stato psicologico aveva subito un deterioramento, portando a una perdita di speranza che l’ha condotta a un tragico epilogo. La notizia ha creato un forte impatto a Valdobbiadene, dove la comunità è rimasta colpita da quanto accaduto, consapevole del fatto che anche piccoli segnali di malessere possono culminare in eventi drammatici. Familiari, amici e conoscenti si sono uniti nel cordoglio, spingendo a riflessioni profonde sulla fragilità della vita e sulle necessità di supporto nelle situazioni di crisi.
Ultimo aggiornamento il 16 Settembre 2024 da Donatella Ercolano