Tragedia nel carcere di Ariano Irpino: si suicida un detenuto nigeriano di 32 anni

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Tragedia nel carcere di Ariano Irpino: si suicida un detenuto nigeriano di 32 anni - Fonte: Ansa | Gaeta.it

Un drammatico episodio ha scosso il carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, dove John Ogais, un detenuto nigeriano di 32 anni, ha scelto di mettere fine alla sua vita. Arrestato nel 2017 a Crotone per gravi accuse di tortura, Ogais aveva già mostrato segni di forte crisi psicologica nel periodo precedente il tragico gesto. Questo evento riaccende il dibattito sulle condizioni di vita all'interno delle carceri italiane e sulle misure di sicurezza necessarie a garantire il benessere dei detenuti e del personale penitenziario.

Il profilo di John Ogais: un passato difficile

John Ogais, noto anche con il soprannome di "Rambo", era un detenuto con una storia complessa. Originario della Nigeria, era stato arrestato nel 2017 a Crotone dopo che diversi migranti avevano testimoniato contro di lui, accusandolo di essere un torturatore. Questa condanna ha segnato l'inizio di un lungo percorso di detenzione, che lo ha portato, nel giro di sei anni, a trovarsi nel carcere di Ariano Irpino. La sua presenza in questa struttura è in parte emblematica delle difficoltà che i detenuti stranieri incontrano nel sistema penitenziario italiano.

L'arresto ha segnato un punto di non ritorno nella vita di Ogais, che, come molti altri detenuti con storie simili, ha dovuto affrontare un ostracismo sociale e una serie di esperienze traumatiche. Questo elemento ha contribuito a un deterioramento della sua salute mentale, evidenziato da segnali di aggressività e stress. Un episodio particolarmente drammatico si è verificato solo pochi giorni prima della sua morte: Ogais aveva aggredito quattro agenti di polizia penitenziaria, mandandoli in ospedale.

La cronaca della tragedia: il tentativo di suicidio

Il tragico epilogo della vita di John Ogais si è consumato nella serata di ieri, dopo una giornata di sorveglianza attiva da parte del personale del carcere. Solo domenica scorsa, Ogais aveva tentato di impiccarsi alla grata della cella, utilizzando delle lenzuola per crearsi un cappio. Grazie al tempestivo intervento di un agente, era stato salvato in extremis, ma questo tentativo non era che un segnale tangibile del suo profondo malessere.

Nonostante i monitoraggi e i tentativi di supporto psicologico, la situazione è degenerata. In serata, Ogais ha nuovamente messo in atto il suo intento di togliersi la vita. I tentativi di rianimarlo da parte dei soccorritori sono stati vani. La salma è stata trasferita all'ospedale di Ariano Irpino su disposizione della Procura di Benevento, avviando così le indagini sul tragico caso.

Un problema allarmante: i suicidi in carcere

Il suicidio di John Ogais segna un triste traguardo: è il 71esimo detenuto che si toglie la vita nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno. Questo dato rappresenta un campanello d'allarme per il sistema penitenziario italiano, già sotto pressione per la gestione della popolazione carceraria e per le condizioni di detenzione. La situazione è resa ancora più complessa dai sette suicidi registrati tra gli agenti di polizia in servizio, ulteriore indicatore di una crisi sistemica che coinvolge non solo i detenuti, ma anche il personale.

Gennarino De Fazio, segretario nazionale della Uilpa, ha commentato l'accaduto sottolineando la necessità di misure efficaci e immediate. “Servono interventi mirati a partire dal rafforzamento degli organici e dalla riduzione della densità abitativa,” ha dichiarato. La richiesta desta un'attenzione crescente verso riforme necessarie per migliorare le condizioni di vita sia all'interno delle carceri che per il personale, contribuendo così a prevenire ulteriori tragedie.

La morte di Ogais non deve essere vista solo come un caso isolato, ma come parte di un problema più ampio che coinvolge il trattamento dei detenuti e il sistema penitenziario in generale. Un momento di riflessione è ora d’obbligo, per cercare soluzioni e fare in modo che eventi del genere non si ripetano.

Ultimo aggiornamento il 17 Settembre 2024 da Sofia Greco

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