Tragedia sul fiume Natisone: le drammatiche telefonate della ragazza morta ascoltate dalla madre

Tragedia sul fiume Natisone: le drammatiche telefonate della ragazza morta ascoltate dalla madre

Mihaela Cormos ascolta le ultime drammatiche parole della figlia Patrizia e dei suoi amici, vittime di una piena improvvisa, denunciando la gestione inadeguata del servizio di emergenza.
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Tragedia sul fiume Natisone: le drammatiche telefonate della ragazza morta ascoltate dalla madre - Gaeta.it

Dopo la chiusura delle indagini, Mihaela Cormos ha avuto un confronto devastante con le ultime parole di sua figlia, Patrizia, e dei suoi amici, Bianca Doros e Cristian Molnar. Giovanissimi, tutti e tre hanno perso la vita per l’improvvisa piena del fiume Natisone. Le telefonate fatte ai soccorritori, nella disperazione di un momento tragico, sono state un momento cruciale per la madre di Patrizia, che ha potuto ascoltare direttamente le drammatiche richieste d’aiuto dei ragazzi.

L’ascolto delle telefonate: un momento di grande impatto emotivo

Il momento in cui Mihaela ha potuto ascoltare le ultime parole della figlia e dei suoi amici rappresenta un capitolo difficile della sua vita. Dentro quelle telefonate, si legge chiaramente la paura e il panico. Le parole di Patrizia, “Non abbiamo più tempo”, risuonano come un urlo disperato per la vita mentre i ragazzi si trovavano in grave difficoltà. Era il 31 maggio 2023 quando la piena del fiume Natisone ha inaspettatamente travolto i tre giovanissimi mentre stavano trascorrendo una giornata di svago. Le telefonate ai soccorritori, che avrebbero dovuto essere un canale di speranza, si sono trasformate in un dramma senza precedenti.

Mihaela ha raccontato di come i suoi cari siano stati messi in attesa. Questi dettagli, che emergono dalle registrazioni, hanno sollevato interrogativi e indignazione su come venga gestito il servizio di emergenza. In un momento di crisi come quello, le testimonianze dei ragazzi avrebbero dovuto ricevere la massima attenzione e supporto. Questo ascolto delle chiamate ha acceso una luce su problemi sistemici di come si fornisce assistenza in situazioni di emergenza.

La denuncia della madre: “Nessuno dovrebbe essere messo in attesa”

In una dichiarazione ai media, Mihaela Cormos non ha risparmiato critiche. “Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere”, ha affermato con passione, rivolgendo un appello al rispetto non solo della vita umana, ma della dignità in momenti critici. La madre di Patrizia ha affinato il suo dolore in una denuncia chiara contro la burocrazia e l’incuria nel servizio di emergenza. La richiesta di aiuto dovrebbe trovare sempre risposta immediata, senza lasciare i chiamanti soli con le loro paure.

La mancanza di supporto adeguato rappresenta un problema fondamentale che deve essere affrontato. Nessuno, in situazioni tanto critiche, dovrebbe essere lasciato ad ascoltare una musica di attesa. Queste parole di Mihaela sottolineano l’importanza di una formazione adeguata per il personale che gestisce le emergenze. Ogni chiamata è una vita in pericolo e la capacità di ascoltare e fornire conforto è fondamentale.

Le ultime parole di Patrizia e la necessità di riforme

L’appello finale di Patrizia ai soccorritori è un dramma da cui è difficile distogliere lo sguardo. “Solo un elicottero può salvarci”, ha esclamato, radiando la consapevolezza di una situazione disperata. Queste parole non sono solo una testimonianza della paura in un momento decisivo, ma pongono anche interrogativi su come si possa garantire che tutti i mezzi siano utilizzati per salvare vite.

L’incidente sul fiume Natisone parla di un bisogno di cambiamento. La possibilità di un pronto intervento, dell’uso di elicotteri e di altre risorse in situazioni di emergenza deve essere una priorità. Non basta un servizio di emergenza, serve un servizio che sappia rispondere alla drammaticità dei momenti di crisi. Le testimonianze di questo tragico evento devono fungere da monito affinchè non si ripetano errori simili in futuro.

Il rinnovato impegno civile in queste ore segna una nuova era; si attende ora che le autorità locali e le istituzioni prendano iniziative concrete. La perdita di giovani vite è un prezzo troppo alto e la città di Natisone, così come tutta Italia, merita misure che possano salvaguardare la vita e garantire un futuro più sicuro.

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