Sono ben dodici le vite che, nel 2024, si sono spente per strada a Genova. Di questi, cinque avevano trovato un riparo nella dura realtà della vita all’aperto. Questo drammatico dato emerge dall’analisi della Comunità di Sant’Egidio, che si prepara a vivere un momento di intensa riflessione in occasione della liturgia dedicata alla memoria del clochard Pietro Magliocco e alle altre vittime senza dimora. L’evento si svolgerà domani alle 11.30 presso la Basilica della SS. Annunziata del Vastato, dove volontari e persone in difficoltà si uniranno per ricordare chi ha perso la vita nella strada controversa della vita marginale.
Un appello alla sensibilità sociale
Durante questo evento significativo, il responsabile del servizio ai senza dimora della Comunità di Sant’Egidio a Genova, don Maurizio Scala, non ha esitato a sottolineare quanto sia alto il prezzo di tali perdite. “Dodici morti sono troppe”, ha detto, evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza verso le problematiche delle persone più fragili nella nostra comunità. La sua dichiarazione è un invito che va oltre il semplice ricordo, ma si propone di accrescere la sensibilità e l’impegno sociale per affrontare la crisi degli homeless nella città ligure.
Don Scala, assieme a padre Nicola Gai di San Marcellino e fra Walter De Andreis, celebrerà una messa che non avrà solo un significato spirituale. Il ricordo di Pietro Magliocco, uno dei primi volti conosciuti dalla comunità nel corso delle loro attività di assistenza ai senzatetto nel capoluogo, assume un’importanza ancora più significativa in questo contesto. La sua vita, segnata da una tragica morte avvenuta il giorno stesso del ricovero per polmonite nel lontano 1993, diventa simbolo della lotta contro l’indifferenza.
Un movimento di solidarietà crescente
La figura di Magliocco ha generato un’onda di solidarietà che, negli anni, ha coinvolto numerosi cittadini di tutte le età. Ogni sera, gruppi di volontari si attivano per visitare le stazioni ferroviarie e altri luoghi di raccolta dei senzatetto. Portando cibo, bevande calde, sacchi a pelo e coperte, questi volontari offrono supporto concreto a chi vive in condizioni di estrema vulnerabilità. Anche se la celebrazione mira a onorare le vittime, rappresenta anche una nascente comunità di supporto e aiuto, con molte persone disposte a tendere una mano a chi è meno fortunato.
Nella lotta per alleviare le sofferenze, sono state implementate anche strategie per trovare soluzioni alternative alla vita di strada, banchi di lavoro e percorsi di riabilitazione. Questi approcci hanno aperto le porte a numerose persone che sono riuscite a riscattarsi da una vita di miseria e fragilità, dimostrando che esiste sempre una possibilità di cambiamento, anche in situazioni disperate.
Un momento di comunità e condivisione
Dopo la celebrazione liturgica, una tradizione che mette in risalto il valore della comunità si concretizzerà in un pranzo offerto ai senzatetto e ai volontari. Lo chef stellato Ivano Ricchebono si è messo a disposizione per preparare un pasto che incoraggia la convivialità e la condivisione tra diverse realtà sociali presenti in città. Questo gesto rappresenta un importante messaggio di inclusione e solidarietà, un modo per far sentire tutti parte di una stessa comunità.
In un momento in cui i numeri dei senzatetto continuano a preoccupare, iniziative come questa ci ricordano l’importanza di costruire legami e di non voltare le spalle a chi vive in difficoltà. La giornata di commemorazione di domani sarà non solo un’opportunità di riflessione, ma anche un pungolo per l’intera cittadinanza a non restare indifferente alle sofferenze altrui.