Il Monte Bianco, icona delle Alpi e meta ambita per gli alpinisti di tutto il mondo, ha fatto da sfondo a una drammatica tragedia. Due alpinisti italiani, Andrea Galimberti e Sara Stefanelli, sono stati trovati senza vita dopo giorni di ricerche. Le condizioni meteo avverse hanno complicato le operazioni di recupero, prima da parte della gendarmeria francese e poi da parte delle squadre di soccorso alpine italiane. Questa notizia ha scosso non solo le comunità locali, ma anche gli appassionati di montagna, portando alla luce i rischi connessi a queste sfide estreme.
Il ritrovamento dei corpi alpinisti: un’operazione complessa
La scoperta dei corpi
Il 21 ottobre 2023, dopo lunghe operazioni di ricerca condotte dal Peloton d’haute montagnes di Chamonix, sono stati recuperati i corpi di Andrea Galimberti, 53 anni, originario di Como, e Sara Stefanelli, 41 anni, genovese. I due alpinisti erano dispersi dal sabato precedente, quando il loro ultimo segnale GPS aveva indicato la loro posizione a 4.500 metri sul livello del mare, sul tratto noto come “Mur de la cote”. Qui, tra ripidi pendii e ghiaccio, le condizioni meteorologiche avverse avevano reso la situazione critica.
L’operazione di recupero è stata avviata dopo un sorvolo aereo da parte delle autorità francesi, che ha poi consentito il ritrovamento dei corpi. Le prime avvisaglie di un peggioramento delle condizioni climatiche non hanno permesso di evacuare i dispersi in tempo, e purtroppo si ipotizza che entrambi siano deceduti già sabato, probabilmente a causa di assideramento, aggravato da una bufera di neve.
Complicazioni del recupero
Ogni tentativo di recupero era stato ostacolato da una fitta nevicata, con oltre 50 centimetri di neve fresca caduti nel giro di pochi giorni. Le tracce lasciate dagli alpinisti erano state completamente coperte. Paolo Comune, responsabile del Soccorso alpino valdostano, ha commentato l’estrema difficoltà delle operazioni: “Abbiamo considerato l’idea di lasciare una squadra a piedi sulla vetta per cercare i dispersi, ma le condizioni meteo erano troppo insidiose. Venti forti e neve instabile avrebbero reso ogni tentativo estremamente rischioso e, purtroppo, potevamo solo aspettare una schiarita.”
Il dramma di altri alpinisti
Dispersi sudcoreani
In una tragica coincidenza, anche due alpinisti sudcoreani risultavano dispersi sul Monte Bianco. Questi giovani guide sono stati colti dal medesimo maltempo che ha afflitto Galimberti e Stefanelli, complicando ulteriormente la situazione. I soccorritori, che avevano mobilitato ogni risorsa a loro disposizione, hanno intensificato le ricerche non appena le condizioni meteorologiche hanno mostrato segni di miglioramento, riuscendo infine a recuperare anche i corpi dei sudcoreani.
La montagna, pur rappresentando una delle sfide più affascinanti per gli alpinisti, custodisce anche insidie: ogni anno gli appassionati si trovano a dover affrontare non solo le proprie capacità , ma anche un ambiente che può mutare drasticamente in tempi rapidi. Le tragedie come queste accendono una luce sull’importanza di preparazione e prudenza per chi affronta la montagna.
Un richiamo alla sicurezza
Ogni anno il Monte Bianco attira migliaia di alpinisti e amanti della montagna, ma la sicurezza deve rimanere una priorità fondamentale. Gli eventi drammatici riportano in primo piano il confronto tra la passione per la montagna e i pericoli che essa può nascondere. Le autorità e le associazioni di alpinismo stanno monitorando gli sviluppi, con l’obiettivo di sensibilizzare e formare gli appassionati sull’importanza della sicurezza e della preparazione adeguata per affrontare la montagna.
La speranza è che dalla tragica esperienza di questi eventi si possa trarre insegnamento e formare una maggiore consapevolezza dei rischi che si affrontano.
Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Laura Rossi