La cronaca di Trieste piange la morte di Walid Mohamed Saad Mohamed, un giovane egiziano di 29 anni, deceduto ieri mattina nell’ospedale di Cattinara. La sua scomparsa è stata preceduta da un drammatico tentativo di suicidio avvenuto mercoledì scorso all’interno della cella del carcere del Coroneo, dove si trovava imprigionato da un mese. L’uomo, trovato con lenzuola attorno al collo, è stato subito soccorso ma purtroppo non è sopravvissuto.
Le circostanze della detenzione
Walid era giunto in Italia dall’Egitto ed era senza fissa dimora. La causa della sua detenzione era legata a un reato avvenuto a gennaio ad Alessandria, dove aveva aggredito un minorenne per rubargli lo zaino. Venuto alla luce il suo comportamento, le autorità avevano inizialmente disposto un obbligo di firma. Tuttavia, senza punti di riferimento, la decisione successiva era stata quella di trasferirlo in Piemonte, dove doveva rispettare tale misura. Nonostante ciò, era stato rintracciato dalle forze dell’ordine a Trieste, portando il giudice a ordinare il suo trasferimento al carcere del Coroneo.
Nel carcere triestino, Walid ha subito un’aggressione da parte di due detenuti, un evento che ha aggravato il suo stato di salute mentale e fisica. Come riportato dall’avvocato Enrico Miscia, che ha assistito il giovane, dopo l’aggressione le autorità carcerarie avevano stabilito il suo trasferimento nell’area riservata agli isolamenti per garantire la sua sicurezza.
L’intervento sanitario e la tragedia
Mercoledì scorso, al termine di un incontro con il suo avvocato e un traduttore, Walid ha compiuto il gesto disperato. L’intervento tempestivo del personale del 118 è stato richiesto per soccorrerlo. Al momento del loro arrivo, le sue condizioni erano già molto gravi. Il giovane è stato intubato e trasportato nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Cattinara, dove ha lottato per la vita fino a ieri mattina, quando è sopravvenuto il decesso.
L’avvocato Miscia ha espresso il suo shock per la situazione di Walid, evidenziando le difficoltà che il giovane manifestava nel sostenere la reclusione. Sono emerse domande sulla gestione delle persone vulnerabili all’interno delle strutture carcerarie e sul supporto che viene fornito per affrontare le condizioni di detenzione, in particolar modo per coloro che, come Walid, vivono situazioni di isolamento e abbandono sociale.
La notizia della tragica fine di Walid ha sollevato interrogativi su come il sistema penitenziario gestisca le difficoltà psicologiche dei detenuti e sulla necessità di procedure più adatte per salvaguardare la vita di chi si trova in situazioni disperate.