Il sistema di trasporto pubblico in Italia mostra risultati preoccupanti rispetto alla media europea e mette in evidenza significative disparità nei diversi territori. Secondo la Relazione 2024 del CNEL, la situazione evidenzia carenze strutturali che influiscono sulle abitudini di spostamento degli italiani, evidenziando un forte predominio dell’uso dell’automobile a scapito dei mezzi pubblici. Questo studio, presentato lo scorso ottobre, offre uno spaccato chiaro e allarmante della mobilità pubblica nel nostro Paese.
Carenza di mezzi pubblici rispetto alla media Ue
Il trasporto pubblico in Italia è notevolmente sottodimensionato rispetto alla media dei paesi dell’Unione Europea. I dati rivelano che l’Italia dispone di poco più del 40% della rete metropolitana presente negli altri stati membri. La situazione non migliora con le reti tranviarie, dove il nostro Paese si ferma al 53,7%, e con le ferrovie suburbane che raggiungono il 56%. Rispetto a paesi come la Germania e il Regno Unito, ci troviamo lontani. La Germania, ad esempio, vanta 25,8 addetti ogni 10mila abitanti, mentre il nostro Paese si attesta a 11,3, un valore nettamente inferiore rispetto alla media di 16,4 addetti per i paesi dell’UE27.
Questa mancanza di investimenti e di risorse nel settore del trasporto pubblico locale influisce non solo sulla qualità dei servizi offerti, ma anche sull’accessibilità e sull’uso degli stessi. Il risultato è che, nel contesto attuale, il trasporto pubblico non appare come una valida alternativa per i cittadini, che continuano a preferire l’auto privata.
Un numero basso di spostamenti con mezzi pubblici
I dati analizzati mostrano che solo il 7,4% degli spostamenti giornalieri in Italia avviene utilizzando mezzi pubblici. Questo basso numero conferma la predominanza dell’automobile, che rappresenta il 66,3% degli spostamenti, seguita a distanza da camminate , bici e micro-mobilità , moto , e con una scarsa percentuale di utilizzo dei trasporti pubblici. La dipendenza dall’auto privata è un dato preoccupante, considerato il crescente dibattito sulle problematiche ambientali.
Questa situazione genera una serie di conseguenze negative. Prima fra tutte, l’aumento dell’inquinamento urbano e delle congestioni stradali. La cultura dell’auto privata, tipica degli italiani, non favorisce uno sviluppo sostenibile della mobilità urbana. Spesso, l’uso dei mezzi pubblici è visto come un ripiego per chi non ha alternative, un aspetto che deve essere affrontato con politiche più incisive che promuovano un cambio culturale nei cittadini.
Disparità geografiche nel trasporto pubblico
L’analisi del CNEL mette in evidenza un’ulteriore problematica: la disparità territoriale nell’utilizzo del trasporto pubblico. Nelle regioni del Nord-Ovest, il numero degli spostamenti tramite mezzi pubblici si attesta al 10,3%, cifra significativamente superiore rispetto al 4,3% delle regioni meridionali. Questa differenza è indicativa di un quadro di disuguaglianza, dove le capacità infrastrutturali e operative variano drasticamente tra le diverse aree del Paese.
Non va dimenticata la distinzione tra la mobilità nelle grandi aree urbane e nei piccoli centri. Negli insediamenti maggiori, ovvero quelli con oltre 250mila abitanti, il trasporto pubblico raggiunge il 14,7% dell’utenza. Tuttavia, nei comuni con meno di 50mila abitanti, la percentuale oscilla tra il 4% e il 5%. La scarsità di reti e servizi in queste aree rappresenta un ostacolo significativo per la mobilità dei cittadini, incidendo sullo sviluppo socio-economico degli stessi.
Dal momento che nelle grandi città risiede solo il 15% della popolazione italiana, il problema diventa complesso. Il modello attuale di mobilità collettiva sembra favorire esclusivamente coloro che non hanno alternative, relegando il trasporto pubblico a un “bene inferiore”. Le sfide che il Paese deve affrontare richiedono un’attenta riflessione e una revisione delle politiche di mobilità, affinché si possano migliorare le condizioni e incentivare l’uso dei mezzi pubblici come un’opzione valida e desiderabile per tutti i cittadini.
Ultimo aggiornamento il 9 Novembre 2024 da Marco Mintillo