Trattamento inadeguato per un ragazzo autistico al pronto soccorso di Bologna: il dramma di una madre

Trattamento inadeguato per un ragazzo autistico al pronto soccorso di Bologna: il dramma di una madre

Una madre denuncia il trattamento inadeguato riservato al figlio autistico durante un ricovero a Bologna, evidenziando le gravi lacune del sistema sanitario e l’urgenza di riforme per le persone con disabilità.
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Trattamento inadeguato per un ragazzo autistico al pronto soccorso di Bologna: il dramma di una madre - Gaeta.it

Un’emergenza che rivela una realtà inquietante. Una madre ha condiviso la sua esperienza dolorosa per il trattamento riservato al figlio affetto da autismo grave e da una rara malattia genetica, durante un ricovero al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna. Il suo sfogo su Facebook ha attirato l’attenzione di numerose personalità pubbliche, inclusi l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini e il presidente della Regione Michele de Pascale. L’episodio ha riacceso il dibattito sui servizi per le persone con disabilità in Emilia-Romagna, mostrando le lacune del sistema sanitario.

La testimonianza di Marialba Corona

Marialba Corona, presidente dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici , ha descritto nel dettaglio le difficoltà affrontate durante la permanenza in ospedale. Nonostante il ragazzo fosse in condizioni critiche, l’accesso al percorso ‘Dama‘, ideato per assistere le persone con disabilità grave, non è stato attivato. “Da due settimane soffre di forti dolori da reflusso, nonostante la terapia e la dieta,” spiega Marialba, tracciando un quadro preoccupante. Sicuramente, questo caso evidenzia come, nonostante le leggi e i programmi, ci siano situazioni in cui il supporto necessario non viene fornito.

Le ore di attesa e l’emergenza trascurata

Il racconto della madre mette in evidenza il drammatico scorrere del tempo dentro un pronto soccorso. Marialba ha enfatizzato che, pur essendo ricorso all’emergenza, sono state necessarie otto ore di attesa. I familiari hanno chiesto l’attivazione del percorso Dama, ma si sono visti rispondere che non era il modo corretto per procedere. “Se c’è un’urgenza? Nessuna risposta. Braccialetto azzurro, otto ore di attesa,” racconta, creando un quadro inaccettabile per chi sta affrontando una situazione tanto difficile.

L’urgenza medica ignorata

Solo in serata è stata eseguita una TAC, che ha mostrato un bolo di cibo bloccato nell’esofago. Certamente, un quadro clinico che richiede un intervento immediato. Marialba continua a descrivere come, malgrado la disabilità grave del figlio, la risposta del personale ospedaliero sia stata la stessa riservata a un paziente qualsiasi. “È uguale a tutti gli altri,” è la risposta che ha ricevuto della necessità di una gastroscopia, un intervento che, per quanto necessario, non è stato eseguito con la tempestività auspicabile.

Un appello alla responsabilità del sistema sanitario

La madre di questo ragazzo ha concluso il suo sfogo con una domanda provocatoria: “Vi sembra accettabile tutto questo?” La situazione non riguarda solo la sua famiglia, ma apre una riflessione più ampia sulle carenze e le difficoltà del sistema sanitario in Emilia-Romagna. Marialba ha chiesto un’azione concreta, sottolineando che troppe parole azzardate circolano senza corrispondenza nei fatti. La questione sollevata è fondamentale per garantire un’assistenza adeguata a chi vive con severe disabilità. Il dramma vissuto da questo ragazzo e dalla sua famiglia deve spingere a un riesame delle politiche sanitarie, per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro.

Ultimo aggiornamento il 6 Dicembre 2024 da Sofia Greco

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