La nomina dei nuovi membri della Corte Costituzionale italiana si sta rivelando un compito arduo in un panorama politico già complesso. Martedì 14 gennaio, il Parlamento sarà chiamato a riunirsi in seduta comune per colmare quattro posti vacanti nella Consulta, una situazione che richiede un attento equilibrio tra rappresentanza maschile e femminile. Questo evento ha anche spinto a posticipare una settimana la camera di consiglio della Corte sulla ammissibilità dei referendum riguardanti l’Autonomia. La necessità di raggiungere un accordo tra le forze politiche è diventata urgente, visto che il tredicesimo scrutinio è alle porte, e la pressione per una soluzione continua a crescere.
La complessità della trattativa politica
Sono giorni difficili per i leader dei partiti, impegnati a trovare un accordo sulle nomine alla Consulta. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, ha dedicato gran parte della sua agenda alla questione, con particolare riferimento al caso del sindaco di Milano, Beppe Sala, e ai suoi incontri internazionali. Meloni ha rassicurato sulle negoziazioni con le opposizioni, promettendo un procedimento rapido. Dall’altra parte, Antonio Tajani di Forza Italia è stato coinvolto in una missione diplomatica in Siria e Libano, rendendo le trattative ancora più complesse. L’obiettivo principale resta quello di raggiungere un consenso almeno fra i tre quinti dei parlamentari, ovvero 363 voti, ma le divergenze tra le varie forze politiche potrebbero ostacolare il processo.
Un possibile schema di nomina
Negli ultimi giorni, si è sviluppato un dibattito interno ai partiti su un possibile schema di nomina. L’idea prevede la nomina di due giudici provenienti dal centrodestra, uno dal centrosinistra e una figura tecnica. Questa figura tecnica potrebbe giocare un ruolo cruciale e, in questo contesto, uno dei nomi emersi è quello di Roberto Garofoli, presidente di sezione del Consiglio di Stato ed ex sottosegretario nel governo di Mario Draghi. Tuttavia, non è garantito che tutte le opposizioni possano accettare questa proposta. È essenziale anche rispettare l’accordo generale di includere almeno una donna tra i quattro nomi da eleggere.
I nomi più citati per questa posizione femminile sono quelli di Gabriella Palmieri Sandulli, avvocato generale dello Stato, e di Valeria Mastroiacovo, tributarista e assistente del giudice costituzionale Luca Antonini, che è percepita come vicina alla Lega. A questo punto, l’unica conferma sembra riguardare la nomina di Francesco Saverio Marini, scelto da Meloni, e quella di Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia, aumentando così le possibilità di trovare un accordo tramite figure conosciute e consolidate.
Le opposizioni e le loro strategie
Il tema del rimpasto è delicato e provoca reazioni contrastanti, in particolare nel partito di Meloni. Ora la palla passa al Pd, che deve decidere quale nome proporre per completare il quadro delle opposizioni. All’interno del partito ci sono divergenze di opinione riguardo alla scelta di Andrea Pertici, considerato affine a Elly Schlein. In alternativa, molti nel Pd sembrano propensi a supportare la candidatura di Massimo Luciani, ex presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, che potrebbe essere un buon profilo anche per il ruolo tecnico. La ricerca di un accordo diventa allora fondamentale per evitare che la decisione sui referendum arrivi con una Consulta incompleta.
La situazione rimane quindi in evoluzione, con la necessità di trovare un punto d’incontro tra le parti e di concludere le trattative in tempi brevi. La sfida politica è alta, e le prossime ore saranno decisive per il futuro della Corte Costituzionale e per le dinamiche politiche in corso.
Ultimo aggiornamento il 13 Gennaio 2025 da Laura Rossi