Tre arresti per rapina orchestrata da preti in Campania: l'incredibile caso nelle cronache locali

Tre arresti per rapina orchestrata da preti in Campania: l’incredibile caso nelle cronache locali

Tre arresti per una rapina orchestrata da due sacerdoti in Campania, coinvolti in abusi sessuali e legami con la camorra, rivelano un inquietante intreccio di crimine e potere religioso.
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Tre arresti per rapina orchestrata da preti in Campania: l'incredibile caso nelle cronache locali - Gaeta.it

A seguito di una complessa indagine condotta dai carabinieri, tre individui sono stati arrestati in relazione a una rapina scioccante commissionata da due sacerdoti in servizio a Afragola e Piedimonte Matese. Il crimine, avvenuto nell’aprile del 2024, ha rivelato un intreccio di abusi sessuali e atti illeciti, il cui obiettivo era recuperare materiale compromettente legato ai due religiosi.

L’operazione dei carabinieri e i primi arresti

Il primo arresto ha coinvolto due sacerdoti, Domenico Silvestro e Nicola Gildi, nel mese di agosto 2024. Silvestro è parroco della Basilica di Sant’Antonio a Afragola, mentre Gildi è attivo presso il Convento “Santa Maria Occorrevole” a Piedimonte Matese. Le indagini hanno dimostrato che i due avrebbero offerto una somma considerevole, pari a 5mila euro, per commissionare la rapina. Questo illecito è emerso quando, attraverso le intercettazioni, gli inquirenti hanno scoperto che i sacerdoti desideravano confiscare i cellulari di due uomini, presunti vittime di abusi sessuali da parte loro. La rapina doveva consentire il recupero di video e foto compromettenti.

A questo punto, il cerchio si allarga con l’identificazione di nuovi complici. La rapina, che ha visto come esecutori materiali Biagio Cirillo e Danilo Bottino, ha messo in luce la rete di contatti e complici coinvolti. Durante le indagini, i carabinieri hanno monitorato anche i familiari degli indagati, ottenendo informazioni cruciali che hanno portato all’arresto di altri tre uomini: Giovanni Castaldo, Sergio Colalongo e Patrick Filippini.

Il ruolo di Giovanni Castaldo e dei suoi complici

Giovanni Castaldo, 52 anni, già in regime di arresti domiciliari, è accusato di avere un legame con il clan camorristico Capasso, operante nell’area di Marigliano. Le intercettazioni hanno dimostrato il suo coinvolgimento diretto nella pianificazione della rapina. In particolare, è stato identificato come colui che avrebbe indicato la casa delle vittime. Questa informazione è emersa grazie a un dialogo tra Bottino e la sua compagna, dove il nome di Castaldo è stato associato al crimine.

Altri due complici, Sergio Colalongo e Patrick Filippini, entrambi ventenni, hanno rispettivamente ricevuto domiciliari e carcere. Filippini era al volante durante la rapina, mentre Colalongo occupava il sedile posteriore dell’auto. L’interrogatorio dei membri del gruppo ha rivelato dettagli sull’operazione: dalle comunicazioni tra i colpevoli, agli importi di denaro che si scambiavano, tipici dei clan camorristici.

La rete di contatti e il finanziamento delle attività illecite

Un aspetto rilevante delle indagini ha rivelato come il coinvolgimento di familiari e conoscenti fosse parte integrante della sottocultura delle rapine legate alla malavita organizzata. Durante le intercettazioni è emerso che gli arrestati avrebbero ricevuto soldi da membri esterni al gruppo, seguendo una prassi imposta dai clan della camorra. Giuseppe Cirillo, padre di Biagio, ha addirittura rifiutato mille euro, dimostrando una certa riluttanza verso il denaro sporco.

I carabinieri, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, continuano a indagare su eventuali altri complici e sul flusso di fondi, cercando di chiarire l’intera rete di supporto che ha reso possibile la rapina. La previsione di ulteriori arresti è concreta, considerando l’ampiezza delle indagini e le testimonianze raccolte fino ad ora.

Un caso che scuote la comunità locale

Questo controverso episodio ha generato una forte eco nella comunità campana, sottolineando problematiche riguardanti abusi di potere da parte di figure religiose e il coinvolgimento della criminalità organizzata. Mentre gli inquirenti proseguono nell’approfondire il caso, la società civile si interroga su come queste problematiche possano essere affrontate e quale sia il futuro della fede in un contesto così turbolento. La vicenda continua a destare scalpore, mettendo in luce realtà inquietanti che sollecitano una riflessione profonda su temi di giustizia e responsabilità morale all’interno delle istituzioni.

Ultimo aggiornamento il 16 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina

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