In una giornata segnata da profondo dolore, i tre figli di Ana Cristina Duarte Correia, la 38enne tragicamente uccisa a Saltara, sono stati sentiti dal giudice del tribunale di Pesaro. La donna è stata colpita a morte dal marito, Ezio Di Levrano, con numerose coltellate nella notte tra il 6 e il 7 settembre, mentre nella casa erano presenti i minori di 6, 13 e 14 anni. La testimonianza dei ragazzi ha gettato nuova luce su un caso che ha scosso l’intera comunità.
Il racconto dei minori: un momento drammatico
Durante l’udienza, i minori hanno rievocato la serata fatale, mostrando segni evidenti di angoscia e paura. Il loro legale, Salvatore Asole, ha dichiarato che i ragazzi sono stati molto credibili, anche se non hanno assistito direttamente all’omicidio. Essendo arrivati sulla scena qualche istante dopo, hanno descritto con frasi spezzate e emozione il dramma che si era consumato. Hanno visto la madre colpita, e il figlio maggiore ha tentato di soccorrerla, cercando di tamponare le ferite mentre questa si accasciava al suolo. Gli altri due ragazzi, in preda al panico, hanno chiamato i soccorsi, ma l’irreparabile era già accaduto.
Questa testimonianza ha messo in evidenza non solo la brutalità dell’episodio, ma anche il grande trauma cui questi giovani sono stati esposti. La loro innocenza è stata strappata in un momento in cui dovrebbe regnare la sicurezza e l’amore nel nucleo familiare. I minori, ora senza madre, vivono un’esperienza che segnerà per sempre la loro esistenza.
Indagini in corso: il ruolo della difesa
L’ascolto dei figli di Ana ha aperto a nuove prospettive l’andamento delle indagini. L’avvocato Asole ha fatto sapere che dall’incidente probatorio non è emerso nulla di nuovo. Tuttavia, il documento legale segnala che il fascicolo è ancora in fase d’indagine e che ci sono molte questioni irrisolte. Sono previsti ulteriori ascolti di testimoni e la raccolta di prove che possano chiarire le circostanze del tragico evento.
La difesa di Ezio Di Levrano continua a sostenere che si sia trattato di un “delitto d’impeto”. Secondo le ricostruzioni iniziali, l’uomo nutriva sospetti riguardo a una presunta relazione extraconiugale della moglie, che avrebbero potuto alimentare un’aggressività latente. È fondamentale che venga fatta chiarezza, non solo per il giusto processo, ma anche per trovare un senso a un atto così riprovevole in cui tre innocenti bambini hanno perso la figura materna.
Il dolore e la speranza di una comunità
La notizia dell’omicidio ha suscitato una fortissima indignazione e un coinvolgimento collettivo nella comunità di Saltara e oltre. Molti cittadini si stanno mobilitando per dimostrare solidarietà ai ragazzi, offrendo supporto psicologico per aiutarli a superare questo profondo trauma. La tragedia ha scosso anche varie organizzazioni locali che si occupano di violenza domestica e supporto alle famiglie in difficoltà, spingendole a promuovere iniziative e incontri per sensibilizzare la popolazione sulla brutalità della violenza sulle donne.
Di fronte a una situazione così complessa e dolorosa, possono sembrare pochi i gesti di solidarietà, ma è fondamentale che si sostenga il tema della prevenzione della violenza domestica. Le istituzioni e la società civile devono unirsi per garantire che eventi simili non si ripetano mai più. La memoria di Ana e la sua tragica storia devono diventare un monito per tutti sulla necessità di interventi tempestivi contro ogni forma di violenza.
Ultimo aggiornamento il 30 Dicembre 2024 da Sofia Greco