Tribunale di Nola condanna chirurgo bariatrico per morte di paziente: due anni di carcere

Tribunale di Nola condanna chirurgo bariatrico per morte di paziente: due anni di carcere

Il chirurgo bariatrico Stefano Cristiano condannato a due anni di carcere per la morte di Raffaele Arcella, con ulteriori procedimenti legali in corso per altri casi di malasanità.
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Tribunale di Nola condanna chirurgo bariatrico per morte di paziente: due anni di carcere - Gaeta.it

Un’importante sentenza ha scosso il settore sanitario, riportando alla ribalta un caso di malasanità che ha avuto gravi conseguenze. Il tribunale di Nola ha condannato il chirurgo bariatrico Stefano Cristiano a due anni di carcere per la morte di Raffaele Arcella, un giovane di 29 anni di Caivano morto poco dopo un intervento chirurgico. La decisione è stata presa dal giudice monocratico Alessandra Zingale, che ha anche previsto un risarcimento da determinarsi in sede civile a favore degli eredi di Arcella, assistiti dall’avvocato Fernando Maria Pellino.

La vicenda di Raffaele Arcella

Raffaele Arcella si era sottoposto a un intervento di bypass gastrico presso la Clinica Trusso di Ottaviano, una procedura che avrebbe dovuto aiutarlo a combattere i problemi di peso. Purtroppo, poco dopo l’operazione, il giovane ha perso la vita, portando alla luce gravi questioni legate all’operato del dottor Cristiano. L’intervento, che è sempre più comune nel panorama della chirurgia bariatrica, ha sollevato interrogativi sulle pratiche adottate e sulla gestione dei pazienti durante e dopo l’operazione. Le famiglie delle vittime di malasanità spesso si trovano a dover affrontare un lungo percorso legale per ottenere giustizia e risarcimenti.

Altri procedimenti contro Stefano Cristiano

Non solo il caso di Raffaele Arcella ha dato origine a problematiche legali per Stefano Cristiano. Il chirurgo è infatti sotto processo anche presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove affronta accuse anche più gravi. La morte di Francesco Di Vilio, 69 anni di Santa Maria Capua Vetere, è un’altra causa che ha messo sotto i riflettori la sua pratica medica. Di Vilio, che era affetto da una forma di tumore, si era sottoposto a un intervento simile. Inoltre, il chirurgo è accusato di aver provocato lesioni gravi a Angela Iannotta, una giovane madre di tre figli, dopo una procedura di bypass gastrico.

Angela Iannotta è stata costretta a diverse operazioni salvavita e ha passato un periodo difficile in ospedale, culminato con un intervento ricostruttivo eseguito da un altro specialista, il dottor Francesco Corcione. Questi casi hanno evidenziato una serie di problematiche che spesso emergono in ambito sanitario, sottolineando l’importanza della responsabilità e della tutela dei pazienti.

Nuove udienze e responsabilità legali

La prima udienza dibattimentale del processo per i casi di Angela Iannotta e Francesco Di Vilio è stata fissata per il 16 gennaio prossimo. Durante questa fase, i legali delle vittime, avvocati Gaetano e Raffaele Crisileo, hanno ottenuto il riconoscimento della responsabile civile per la struttura sanitaria in cui sono avvenuti gli interventi. Questa decisione potrebbe avere un impatto significativo sul futuro legale della Clinica e su eventuali risarcimenti che i familiari delle vittime potranno richiedere.

Questi sviluppi aggiungono un ulteriore strato di complessità al dibattito sulla qualità delle cure mediche e sulla necessità di maggiori controlli nel settore. I familiari, oltre al dolore per la perdita, si trovano a dover affrontare anche una battaglia legale, segnando la realtà spesso difficile e sfumata della sanità.

Ultimo aggiornamento il 17 Dicembre 2024 da Laura Rossi

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