Trovato un lupo morto ad Aschi alto, attiva la squadra cinofila antiveleno per controlli sulla zona

Trovato un lupo morto ad Aschi alto, attiva la squadra cinofila antiveleno per controlli sulla zona

a pescasseroli ad aschi alto trovata la carcassa di un lupo, il nucleo cinofilo antiveleno del parco nazionale d’abruzzo, lazio e molise indaga per prevenire avvelenamenti nella zona
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A Pescasseroli è stata trovata la carcassa di un lupo, con indagini in corso per escludere avvelenamento. Il nucleo cinofilo antiveleno del Parco nazionale d’Abruzzo, insieme a forze specializzate e associazioni ambientaliste, continua a monitorare e prevenire il fenomeno delle esche avvelenate. - Gaeta.it

Nelle campagne di Pescasseroli, a Aschi alto, è stata scoperta la carcassa di un lupo in avanzato stato di decomposizione. Per accertare le cause della morte e l’eventuale presenza di esche avvelenate, è intervenuto il nucleo cinofilo antiveleno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Questi controlli sono parte di un’attività continua che mira a prevenire il fenomeno dell’avvelenamento degli animali selvatici e domestici.

Ritrovamento e prime verifiche sulla carcassa del lupo ad aschi alto

Il lupo è stato trovato morto nei pressi dell’abitato di Aschi alto, una frazione di Pescasseroli. La carcassa era già in uno stato avanzato di decomposizione, questo rende più difficili le analisi per stabilire con certezza la causa del decesso. Subito dopo la scoperta, la carcassa è stata sequestrata e trasferita alla sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Avezzano, dove verranno eseguiti accertamenti di laboratorio.

Gli esperti del Parco nazionale hanno effettuato un’ispezione approfondita sull’area del ritrovamento. Le analisi iniziali hanno escluso la presenza di esche o bocconi avvelenati nelle vicinanze e non sono state trovate altre carcasse di animali sospette. Questo lascia intendere che, almeno sul campo, non ci siano elementi diretti a confermare un possibile avvelenamento. Occorreranno comunque i risultati degli esami tossicologici per avere un quadro completo della situazione.

Il nucleo cinofilo antiveleno e la lotta contro le esche avvelenate

Nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il nucleo cinofilo antiveleno è una risorsa fondamentale per la protezione della fauna selvatica. Formato da cani addestrati e operatori esperti, il nucleo monitora regolarmente il territorio per individuare tracce di sostanze pericolose, capaci di avvelenare gli animali. In questo caso, i due pastori tedeschi Viking e Visir, insieme agli operatori Luciano Vitale e Germano Palozzi, hanno condotto un’ispezione accurata.

La presenza di questi cani è dettata da un forte bisogno di contrastare il fenomeno delle esche avvelenate, che ha già provocato gravi danni negli anni passati. La zona intorno all’Olmo di Bobbi è tristemente nota per un episodio risalente a due anni fa, con la morte di almeno nove lupi e alcuni grifoni per avvelenamento. Questo tipo di attività delittuosa continua a rappresentare una minaccia per gli animali selvatici e domestici, e l’intervento dei nuclei cinofili si rivela spesso decisivo per prevenire altri casi.

Attività e risultati del nucleo cinofilo antiveleno nei primi mesi del 2025

Il nucleo cinofilo antiveleno ha effettuato, fra gennaio e aprile 2025, oltre cinquanta controlli nel parco e zone limitrofe. Di questi, ventinove erano urgenti, legati cioè a sospetti di avvelenamento, mentre ventidue erano ispezioni preventive svolte in aree considerate a rischio. Fra questi interventi, solo uno ha confermato la presenza di esche o sostanze tossiche.

Esempi recenti includono controlli in località Macchia Marina, fra San Donato Val Comino e Settefrati, e a Bisegna, dove sono morti un vitello e un cane. Però, nel caso del cane, gli accertamenti veterinari hanno escluso l’avvelenamento come causa della morte. I controlli prevenuti e urgenti continuano con costanza, visto che le minacce derivanti dall’avvelenamento non sono ancora scomparse.

Collaborazione con i carabinieri forestali e le forze specializzate

Anche i Carabinieri forestali collaborano con il nucleo cinofilo antiveleno, coinvolgendo reparti specializzati come quello di Assergi, fondato nel 2010 nell’ambito del progetto Life Antidoto, volto a contrastare questo crimine ambientale. Proprio questa collaborazione integra il lavoro sul campo e amplia le capacità di indagine e prevenzione.

Nuove prospettive con l’unità antiveleno delle associazioni ambientaliste

A seguito del lavoro condotto dal parco e dai carabinieri forestali, si aggiunge una novità importante nel 2025. Le associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines hanno formato la loro prima unità antiveleno. Questa si avvale di Wild, un cane belga malinois, e di Julien Leboucher, il suo operatore. Il gruppo è stato pensato per intervenire rapidamente e con precisione nelle aree critiche, rafforzando così la rete di monitoraggio.

La presenza di queste nuove forze offre sostegno a un impegno che resta quotidiano. Il fenomeno delle esche avvelenate non è ancora debellato, quindi la diffusione delle unità cinofile resta un’arma decisiva per tutelare sia la fauna selvatica che quella domestica. La sinergia fra istituzioni e associazioni rappresenta una risposta concreta a un problema persistente nel territorio abruzzese e non solo.

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