Truffa del curriculum: come funziona la chiamata ingannevole da numero italiano per rubare dati personali

Truffa del curriculum: come funziona la chiamata ingannevole da numero italiano per rubare dati personali

La truffa del curriculum usa chiamate da numeri italiani e WhatsApp per sottrarre dati sensibili a chi cerca lavoro, diffondendo malware e coinvolgendo sia singoli che organizzazioni complesse in Italia e all’estero.
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L'articolo svela la truffa del curriculum che, tramite chiamate da numeri italiani e messaggi WhatsApp, ruba dati personali e installa malware sfruttando la vulnerabilità di chi cerca lavoro. - Gaeta.it

La truffa del curriculum continua a colpire chi cerca lavoro, prendendo di mira le persone con un messaggio iniziale apparentemente innocuo. Chi risponde a una telefonata da un cellulare italiano con la promessa di un’offerta rischia di finire in una trappola che sottrae dati sensibili. Spieghiamo come si svolgono queste frodi, quali segnali tenere d’occhio e perché è fondamentale stare attenti, specialmente se si è in cerca di un impiego.

L’inganno della telefonata da numero italiano per attirare chi cerca lavoro

La particolare forza di questa truffa sta proprio nel numero da cui proviene la chiamata. I truffatori usano un cellulare con prefisso italiano +39, così la vittima si sente più tranquilla e risponde senza sospetti. Il messaggio è spesso una registrazione vocale che annuncia di aver ricevuto il curriculum. Chiunque stia cercando lavoro potrebbe così credere si tratti di un vero potenziale datore di lavoro o agenzia.

Martina Di Nanni, commissario capo della polizia di stato, ha spiegato che all’inizio si sente una voce registrata, ma poi la conversazione può passare a operatori che si spacciano per addetti di società o associazioni alla ricerca di candidati. Queste entità apparentemente credibili mirano a far proseguire l’interlocutore nel dialogo, spingendolo a fornire informazioni personali o a seguire istruzioni per presentare candidature.

Il rischio maggiore è la persuasione psicologica: chi ha la speranza di ottenere un lavoro è più vulnerabile a truffe di questo tipo e tende a fidarsi di numeri italiani più facilmente che di prefissi stranieri. Questo rende la trappola particolarmente efficace.

Quali dati cercano e come si svolge la richiesta tramite whatsapp

Dopo il primo contatto telefonico, spesso la conversazione si sposta su WhatsApp, dove si continua tramite chat. Qui, il truffatore chiede di cliccare su link o scaricare documenti che sembrano moduli di iscrizione o candidature da compilare. Chi risponde e segue queste indicazioni fornisce involontariamente dati preziosi.

I dati richiesti possono variare: nome, indirizzo, email, numeri di telefono, codici di accesso a servizi digitali e persino informazioni bancarie. Attraverso i link scelti, talvolta si installano software malevoli sul dispositivo della vittima. Questi programmi spiano e catturano password, accessi a conti correnti e altri documenti memorizzati.

La semplicità della richiesta e la forma della comunicazione via WhatsApp, un canale quotidiano e considerato informale, riducono la percezione del pericolo. Molti pensano che mandare un messaggio o scaricare un file sia innocuo, senza immaginare che così possono compromettere la sicurezza dei propri dati e del cellulare.

Il ruolo del malware e come gli hacker rubano informazioni sensibili

Quando la vittima scarica il file inviato via WhatsApp, si apre la porta per installare un malware che funziona come una spia digitale. Questo tipo di software può rubare contenuti salvati sul cellulare, come credenziali, documenti personali e photo, senza che la persona se ne accorga.

In alcuni casi, i criminali informatici possono entrare in servizi come gli account di posta elettronica o i conti correnti tramite i dati raccolti, portando a ulteriori danni economici e personali. Il furto comincia spesso con informazioni apparentemente innocue, ma una volta acquisite quelle, apre la via ad attacchi più gravi.

Le conseguenze si allargano in modo rapido, perché avere accesso a codici di accesso, indirizzi email e password permette ai truffatori di operare su diverse piattaforme. Per quanto riguarda la sicurezza digitale, la presenza di malware su smartphone rappresenta una minaccia concreta per chiunque usi il dispositivo per gestire dati sensibili o per il lavoro.

Chi sono i responsabili: singoli o organizzazioni complesse

Le indagini delle forze dell’ordine mostrano che i colpevoli possono essere sia singoli individui sia gruppi organizzati. Questi ultimi hanno strutture più articolate e gestiscono la truffa su più fronti, usando diverse tecniche di ingegneria sociale per adattare la frode alle vittime scelte.

Non sempre si tratta di gruppi stranieri, perché in alcuni casi la rete di truffatori opera anche all’interno dell’Italia, studiando i profili dei candidati e organizzando campagne mirate. Altre volte, invece, i complessi network internazionali si dedicano specificamente a questi reati cibernetici, spostando attività fraudolente da un paese all’altro.

Lo scopo comune resta ottenere denaro o dati sensibili da elaborare in ulteriori attività illecite. La crescente diffusione di queste truffe mostra anche come la criminalità informatica si adatti alle condizioni e alle emozioni delle persone, come la speranza di un lavoro, per realizzare attività fraudolente più efficaci e difficili da smascherare.

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