La vicenda di truffe ai danni di anziani, in particolare a Pont Canavese, ha portato all’avvio di un processo giudiziario che coinvolge tre imputati accusati di reati gravi come estorsione e autoriciclaggio. Il raggiro si basa sulla falsa promessa di un’eredità in arrivo da un parente deceduto, con conseguenze devastanti per le vittime, che hanno perso oltre un milione di euro tra beni e risparmi.
Un piano congegnato: il modus operandi della truffa
Il piano per ingannare le vittime era ben congegnato. Gli anziani venivano avvicinati con la promessa di una cospicua eredità, presuntivamente legata a un parente defunto in Calabria. Il gruppo non si limitava a giungere a questa mera promessa, piuttosto utilizzava una serie di tecniche di manipolazione per ottenere la fiducia delle vittime. La vulnerabilità, spesso accentuata dalla solitudine, veniva sfruttata per indurli a consegnare denaro e beni preziosi in cambio della promessa di una ricompensa futura.
In alcuni casi, quando la semplice persuasione non funzionava, il gruppo ricorreva a minacce violente. Le intimidazioni si spingevano fino a simulare gesti estremi, come minacce di suicidio, per far leva sui timori delle vittime e spingerle a cedere. Questo comportamento ha portato a un incremento esponenziale delle somme estorte, raggiungendo cifre impressionanti che hanno avuto gravi ripercussioni sulle finanze delle parti offese.
Le vittime principali, Ezio Vittone e Pietro Bin, cognati residenti nella stessa comunità, sono stati raggirati dal gruppo per un totale di circa un milione di euro. Una cifra non indifferente, che ha distrutto le loro finanze e lasciato un segno indelebile nella loro vita.
Le indagini e l’arresto degli imputati
Le indagini sono iniziate nel gennaio 2020 e sono state condotte dai carabinieri della Stazione di Agliè, con supporto operativo da altre stazioni vicine. La svolta decisiva è arrivata il 5 marzo 2020, quando, su disposizione del Gip del Tribunale di Ivrea, sono scattati gli arresti per i tre imputati. Francesco Gigliotti, Angelina Principato e Ana Mirela Parvan sono stati presi in custodia, con la Principato e Parvan trasferite in carcere, mentre Gigliotti ha subito ricevuto gli arresti domiciliari.
Attraverso le investigazioni, è emerso che la Principato, madre di Francesco Gigliotti, era considerata la mente di queste operazioni. La sua esperienza organizzativa, assieme alla complice Parvan, hanno permesso di mettere in atto un sistema ben rodato per truffare gli anziani. Durante il processo, la Procura ha evidenziato come questi individui avessero agito in modo sistematico, con la chiara intenzione di appropriarsi delle sostanze dei malcapitati.
Il processo e le conseguenze legali per i colpevoli
All’inizio del processo, il Tribunale, sotto la guida della giudice Stefania Cugge, ha accolto le accuse contro Francesco Gigliotti, unico imputato a scegliere il rito ordinario. Le condanne già inflitte ai suoi complici, Angelina Principato e Ana Mirela Parvan, testimoniano la serietà della situazione. La prima è stata condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione, mentre la seconda a 2 anni.
Un aspetto centrale del dibattimento è stata anche la decisione di riconoscere una provvisionale di 100mila euro per ciascuna delle vittime. Ciò significa che le due vittime, nel mentre dell’iter giudiziario, riceveranno una somma a titolo di risarcimento, anche se la restituzione completa del milione di euro rubato rimane un problema non risolto.
Il caso ha sollevato una serie di interrogativi circa la sicurezza degli anziani in contesti vulnerabili e sulla necessità di interventi preventivi per proteggere questa fascia della popolazione. Gli avvocati delle vittime hanno già messo in evidenza l’importanza di fare luce su quanto accaduto e di tutelare le future potenziali vittime di questi raggiri.
Un caso che commuove e fa riflettere
Questo processo segna un capitolo triste nella storia delle truffe agli anziani. La manipolazione emotiva e l’abuso di fiducia da parte degli imputati hanno causato non solo danni economici, ma anche un grave trauma emotivo alle vittime coinvolte. Le udienze continueranno nelle prossime settimane, con l’audizione di testimoni e investigatori, portando così a una conclusione che potrebbe avvicinarsi alla giustizia per le vittime di Pont Canavese.
Tale vicenda rimane un monito sulla vulnerabilità degli anziani e sull’importanza di proteggere coloro che, più di altri, possono cadere vittima di simili comportamenti predatori.
Ultimo aggiornamento il 9 Gennaio 2025 da Armando Proietti