Trump annuncia nuove tariffe del 25% sulle auto importate: il clima di instabilità cresce negli Stati Uniti

Trump annuncia nuove tariffe del 25% sulle auto importate: il clima di instabilità cresce negli Stati Uniti

Trump annuncia tariffe del 25% su veicoli importati a partire dal 2 aprile, suscitando preoccupazioni per l’industria automobilistica e possibili ripercussioni economiche e diplomatiche globali.
Trump Annuncia Nuove Tariffe D Trump Annuncia Nuove Tariffe D
Trump annuncia nuove tariffe del 25% sulle auto importate: il clima di instabilità cresce negli Stati Uniti - Gaeta.it

Nella giornata di ieri, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha comunicato un’importante novità riguardante il settore automobilistico. A partire dal 2 aprile, infatti, entreranno in vigore tariffe del 25% su tutti i veicoli importati, sia provenienti da paesi europei che da altre nazioni, indiscriminatamente. Questo annuncio ha suscitato scalpore e preoccupazione, creando ulteriore instabilità su un mercato già scosso. La decisione, in netta contrasto con le aspettative di alcuni analisti, segna un cambiamento nel piano commerciale statunitense, mentre si avvicina anche il giorno delle annunciate «tariffe reciproche» contro i paesi che adottano misure simili nei confronti dei prodotti americani.

Dazi sulle auto: quali sono le nuove misure

Al termine di una conferenza stampa dallo Studio Ovale, Trump ha dichiarato che il nuovo regime tariffario segnerà “l’inizio della liberazione” per gli Stati Uniti, promettendo di recuperare dei fondi non versati da altri paesi. Le tariffe non solo riguarderanno le automobili finite, come specificato, ma anche i dazi sul settore farmaceutico e sul legname, previsti anch’essi per il 2 aprile. La questione dei dazi sulle automobili ha generato allerta anche oltre oceano, dove i 27 membri dell’Unione Europea si preparano a rispondere a questa nuova mossa. Le stime governative ipotizzano un’entrata di circa mille miliardi di dollari nelle casse federali nei prossimi due anni. Tuttavia, il presidente ha avvertito che i nuovi costi sono permanenti.

Questo passo è chiaramente mirato a incoraggiare la produzione interna e la creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti, ma porta con sé molteplici interrogativi economici e diplomatici. Le reazioni dai mercati azionari sono state immediatamente negative, con un ribasso significativo per il Dow Jones e altre principali borse. Le azioni di aziende del settore automobilistico come Tesla, per esempio, hanno perso fino al 6% del loro valore. La preoccupazione tra gli esperti aumenta quando si considera che quasi la metà delle automobili vendute negli Stati Uniti sono importate e affiancate da un’ulteriore percentuale molto elevata di pezzi di ricambio provenienti dall’estero.

Le conseguenze dell’annuncio

Il clima di instabilità del mercato americano non è che un riflesso delle tensioni interne e esterne generate da queste misure. La decisione di Trump, che segue un vertice fra rappresentanti americani ed europei, sembra porsi come una spada di Damocle su diverse trattative commerciali in corso. Molti economisti e banchieri sostengono che, nonostante la retorica dell’amministrazione, la strategia commerciale attuale potrebbe portare a una recessione. Circa il 60% dei componenti utilizzati per la produzione automobilistica negli Stati Uniti proviene dall’estero, rendendo la catena di approvvigionamento vulnerabile a queste nuove misure tariffarie. Diverse aziende avevano previsto un’assoluta necessità di preparazione e avevano chiesto un rinvio delle nuove tariffe mentre si svolgevano le trattative ufficiali.

L’eccessiva enfasi sull’ «inversione» delle politiche commerciali risulta allarmante per il settore economico nel suo complesso. Con prezzi già elevati per i veicoli, un’analisi dettagliata prevede che l’applicazione delle nuove tariffe potrebbe far lievitare i costi di produzione tra i 3.500 e i 12.000 dollari per auto, imponendo ulteriori oneri ai consumatori e tornando a creare un limitato mercato per le auto vendute in America. Si prospetta che nulla di tutto ciò porterà a un reale ripristino delle produzioni negli Stati Uniti, contrariamente a quanto invece desiderato dall’amministrazione.

Un’occhiata alla strategia più ampia di Trump

In questo contesto, i grandi produttori americani, da Ford a Stellantis, hanno espresso chiaramente la loro preoccupazione rispetto agli effetti di queste politiche sulle loro operazioni di assemblaggio. Molti di loro hanno già messo in pausa investimenti e hanno bloccato impianti di produzione, mentre si adoperano per capire le implicazioni reali delle nuove misure. Durante un’intervista, il senatore repubblicano Bernie Moreno ha sottolineato l’importanza di riportare la produzione in America, rimarcando il numero elevato di veicoli attualmente assemblati in Messico e Canada.

Non è da sottovalutare neppure la posizione di altre nazioni. Mentre la presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha affermato che “la diplomazia è la via migliore per tutelare la produzione agricola italiana dai dazi”, è chiaro che la delicata rete geopolitica ed economica sta subendo scossoni significativi. Le scelte fatte dalla Casa Bianca nei prossimi giorni avranno sicuramente un impatto a lungo termine non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero panorama commerciale globale, di cui l’industria automobilistica è solo un tassello.

Change privacy settings
×