Trump cambia rotta sui dazi alla cina e smorza i toni contro powell per frenare la tensione sui mercati

Trump cambia rotta sui dazi alla cina e smorza i toni contro powell per frenare la tensione sui mercati

Donald Trump sotto pressione da Walmart, Target e Home Depot per i dazi contro la Cina; attenua le critiche a Jerome Powell e conferma dialoghi diretti con Pechino sulle tariffe imminenti.
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Donald Trump, sotto pressioni di grandi aziende e della sua squadra economica, ha attenuato le tensioni sui dazi contro la Cina e le critiche alla Federal Reserve, aprendo a possibili cambiamenti nella politica commerciale e monetaria per stabilizzare i mercati. - Gaeta.it

Le ultime settimane hanno visto un Donald Trump diviso tra l’obiettivo di ristrutturare la politica economica americana e la pressione crescente di investitori e grandi imprese. Le tensioni legate ai dazi contro la Cina, insieme agli attacchi alla Federal Reserve e al suo governatore Jerome Powell, hanno scosso i mercati finanziari. Sotto la spinta di voci interne alla sua squadra economica e di importanti ceo della grande distribuzione, il presidente ha deciso di allentare le tensioni, lasciando intendere un cambiamento di rotta sulle tariffe e ridimensionando le critiche al capo della Fed.

Le pressioni della grande distribuzione Usa e l’impatto sui prezzi

I leader dei tre principali megastore americani – Walmart, Target e Home Depot – hanno incontrato Trump in un incontro riservato per mettere in chiaro i rischi della politica sui dazi. Hanno evidenziato che se i dazi contro la Cina rimangono elevati, i prezzi nei negozi potrebbero presto salire e gli scaffali svuotarsi. In quell’incontro, la posizione dei ceo è stata diretta: i prezzi sono attualmente stabili, ma l’aumento è vicino e non riguarderà solo l’alimentare. Secondo quanto è trapelato da fonti interne all’amministrazione, la situazione potrebbe farsi visibile già nel giro di due settimane.

Questi manager temono che la catena di distribuzione perda ulteriore efficienza e che le nuove tariffe si traducano in costi maggiori per i consumatori. Lo scenario descritto scuote le fondamenta di molte strategie legate a un’economia nazionale che già affronta sfide importanti. Le grandi superfici commerciali si trovano quindi a dover mettere in guardia la Casa Bianca, consapevoli delle conseguenze che le tariffe rischiano di produrre sulla quotidianità dei cittadini e sulla fiducia nei mercati.

La guerra dei dazi e le tensioni tra trump e la federal reserve

La politica di Trump verso la Cina prevede tariffe che raggiungono fino al 145%, provoeranno frizioni commerciali pesanti. A Wall Street si respira un clima di incertezza e nervosismo aggravato dalle continue accuse e minacce del presidente verso Jerome Powell, attuale governatore della Federal Reserve. Nel corso di una giornata particolarmente agitata, Trump ha definito Powell “un enorme perdente”, lasciando aperta la possibilità di un licenziamento. Queste parole hanno subito fatto precipitare i mercati azionari.

Il rapporto tra il presidente e la banca centrale si è deteriorato, con Trump che da tempo critica l’indipendenza della Federal Reserve e si lamenta per la politica sui tassi di interesse. L’ostilità pubblica sta amplificando un quadro già segnato da guerre commerciali che mettono a rischio la stabilità economica nazionale. La Federal Reserve, un organismo finora percepito come autonomo, ha dovuto far fronte a pressioni mai viste da un presidente in carica.

Il dietrofront e il ruolo della squadra economica nella decisione di trump

Dopo giorni di tensioni e turbolenze sui mercati, Trump ha deciso di attenuare il suo attacco a Powell. Ha dichiarato di non avere “nessuna intenzione di licenziare” il governatore della Fed, attribuendo la confusione ai media. Questa posizione più morbida, riportata ieri, ha contribuito a un immediato rialzo dei mercati finanziari.

A suggerire questo cambio di rotta sarebbero stati membri chiave della sua squadra economica, come il segretario al Tesoro Scott Bessent e il responsabile del Commercio Howard Lutnick. Secondo fonti del Washington Post, questi consiglieri avrebbero spiegato al presidente che aprire un nuovo fronte di guerra sui mercati contro la Federal Reserve rischierebbe di aggravare la situazione, già compromessa dalla guerra commerciale con la Cina. Trump ha quindi accolto il messaggio, modificando il registro.

Le parole di trump e le attese sui tassi

Il presidente ha ammesso che Powell potrebbe essere più attivo nel tagliare i tassi di interesse, una mossa auspicata da Trump già in passato, ma non ha smentito la sua intenzione di mantenere il governatore in carica. Non a caso ha dichiarato: “È il momento perfetto per tagliare i tassi” ma ha lasciato chiaramente intendere che, pur non condividendo l’operato della Fed, bisogna evitare azioni drastiche che possano peggiorare il quadro.

I contatti diretti con pechino e l’appuntamento sulle tariffe

Alla domanda sulla comunicazione con la Cina, Trump ha confermato che ci sono scambi diretti ogni giorno tra Stati Uniti e Pechino, relativi soprattutto al dialogo sui dazi. Ha indicato che nelle prossime due-tre settimane sono previste decisioni definitive sulle tariffe da applicare ai prodotti cinesi.

Questi colloqui, cruciali per attenuare la tensione commerciale, rappresentano un elemento centrale nella strategia americana per limitare l’impatto delle tariffe sull’economia interna. La conferma di un contatto continuo mostra una sorta di pragmatismo, nonostante le schermaglie retoriche e le annunci altisonanti. Questo filo diretto segnala la volontà di negoziare e coordinare almeno gli aspetti più delicati di una guerra commerciale che si protrae da anni.

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