Trump prepara una svolta nei dazi in vista del 'Liberation Day'

Trump prepara una svolta nei dazi in vista del ‘Liberation Day’

Trump intensifica la strategia dei dazi per il 2 aprile 2025, suscitando divisioni nel partito repubblicano e preoccupazioni economiche, mentre promette posti di lavoro e una rinascita industriale.
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Trump prepara una svolta nei dazi in vista del 'Liberation Day' - Gaeta.it

Il 2 aprile 2025 potrebbe segnare una data cruciale per la politica commerciale degli Stati Uniti. Donald Trump ha infatti incoraggiato i suoi collaboratori a rafforzare la strategia dei dazi, enfatizzando l’importanza di misure aggressive per promuovere l’economia nazionale. Questa decisione arriva in un contesto di pressioni contrastanti da Wall Street e dal Congresso, dove diversi esponenti suggeriscono un approccio più cauto.

Il nuovo piano dei dazi

Secondo fonti del Washington Post, i consiglieri di Trump stanno esaminando l’entità dei nuovi dazi, che potrebbero colpire prodotti provenienti da circa il 15% delle nazioni considerate i principali avversari nel commercio. Queste nazioni sono responsabili di quasi il 90% delle importazioni negli Stati Uniti. Trump ha già imposto dazi del 25% sulle automobili e sta contemplando misure simili anche per i settori farmaceutico e del legname. Questa iniziativa ha generato preoccupazioni tra gli economisti, che segnalano un possibile calo nei mercati e l’aumento del rischio di recessione.

Nonostante le critiche, il presidente sembra convinto che l’imposizione dei dazi rappresenti una vittoria per il paese, affermando che porterà nuovi posti di lavoro nel settore manifatturiero e genererà entrate per il governo federale. Ritiene che una tariffa universale su molte importazioni sarebbe un passo significativo, e avrebbe espresso rammarico per non avere imposto misure più severe durante il suo primo mandato.

Le reazioni e i rischi politici

Le dichiarazioni di Trump riguardo ai dazi sono chiare: considera questa politica fondamentale per il suo progetto politico. Ha descritto i dazi come la “parola più bella” e ha richiamato il successo di questo strumento nel 19° secolo. È stato proposto da alcuni suoi sostenitori di rendere il 2 aprile una festa nazionale, ribattezzata ‘Liberation Day’, per commemorare il ritorno dei posti di lavoro negli Stati Uniti. Steve Bannon, ex consigliere, ha sottolineato l’importanza di onorare la rinascita delle competenze lavorative americane.

D’altra parte, all’interno del partito repubblicano, le divisioni sono evidenti. Alcuni membri si oppongono ai dazi per timore che possano compromettere l’estensione dei tagli fiscali introdotti nel 2017, una mira prioritaria per il partito. Stephen Moore, sostenitore di Trump, ha avvertito che politiche protezionistiche potrebbero offuscare il dibattito fiscale essenziale.

Anche il senatore John Hoeven ha espresso timori riguardo all’impatto delle tariffe sui produttori agricoli, mentre Ron Johnson ha avvertito che i dazi potrebbero causare “effetti molto dannosi” sull’economia.

Divisioni all’interno dell’amministrazione

Le tensioni all’interno della squadra di Trump stanno emergendo con maggiore chiarezza. I repubblicani conservatori considerano i dazi come un mezzo temporaneo per ottenere concessioni nei negoziati con i partner commerciali, mentre altri consiglieri sono propensi a vederli come una strategia permanentemente da applicare per incentivare la produzione domestica. In campagna elettorale, Trump aveva mantenuto posizioni ambigue, permettendo a entrambe le fazioni di credere che avrebbe supportato le loro visioni. Ora, le contraddizioni fra le strategie dichiarate stanno diventando sempre più evidenti. Erica York della Tax Foundation ha osservato che “un certo punto dovranno decidere una strategia, poiché alcuni degli obiettivi sono in conflitto tra loro”.

Nonostante le critiche e i timori, alcuni gruppi favorevoli a politiche commerciali più restrittive, come la Coalition for a Prosperous America, spingono per tariffe permanenti del 18% su tutte le importazioni. I sostenitori di questo approccio affermano che l’uso delle tariffe come strumento negoziale contrasta con l’obiettivo di rinforzare il settore industriale statunitense. Il presidente condivide parzialmente questa idea ed è consapevole che l’introduzione dei dazi potrebbe comportare “dolore a breve termine” per l’economia, ma la sua determinazione nel perseguirli rimane. “Il Giorno della Liberazione sta arrivando”, ha scritto su Truth Social, sottolineando la percezione di essere stati “derubati” dai partner commerciali nel corso degli anni.

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