Turismo a Rimini: Undicimila posti di lavoro stagionali ancora da occupare

Turismo a Rimini: Undicimila posti di lavoro stagionali ancora da occupare

Rimini affronta una grave carenza di personale stagionale nel settore turistico, con oltre 11.000 posti vacanti, evidenziando la necessità di interventi per attrarre nuovi lavoratori e migliorare le condizioni occupazionali.
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Turismo a Rimini: Undicimila posti di lavoro stagionali ancora da occupare - Gaeta.it

Il settore turistico di Rimini si trova ad affrontare una carenza significativa di personale stagionale, con oltre 11.000 posti di lavoro vacanti. Questa situazione, evidenziata da Conflavoro Rimini, colpisce in particolare alberghi, ristoranti e bar, fondamentali per l’economia locale. L’articolo esplora le stime sui posti vacanti, le difficoltà nel reclutamento e le misure necessarie per attrarre nuovi lavoratori.

L’analisi dell’occupazione stagionale

Secondo i dati forniti da Conflavoro Rimini, attualmente ci sono 11.000 posti di lavoro disponibili nel settore turistico locale. Questa cifra è supportata anche da un’analisi dell’ufficio studi di Aia Federalberghi, che mette in luce che ogni hotel cerca da 2 a 3 nuovi membri da aggiungere al proprio team. Considerando che ogni struttura alberghiera impiega mediamente 9,6 persone, questa stima porta a un totale di 5.000-6.000 lavoratori stagionali da reclutare.

Le strutture ricettive in provincia di Rimini ammontano a 1.804, le attività ristorative a 1.629 e i bar a 1.000. Le analisi di Conflavoro indicano un fabbisogno medio di 5.412 addetti nei soli alberghi, 4.072 nei ristoranti e 1.500 nei bar. Si riscontra una carenza di personale significativa, con una media di 3, 2,5 e 1,5 posizioni aperte per ogni tipologia di attività.

Demografia della forza lavoro stagionale

I dati demografici relativi alla forza lavoro stagionale indicano che il 46% degli occupati ha meno di 40 anni, mentre un significativo 52% è over 60. Solo il 9% è under 20, rivelando una scarsa attrattiva del settore verso i giovani. Inoltre, il 47% degli stagionali è composto da lavoratori stranieri, il che evidenzia l’importanza di politiche più accessibili per il reclutamento di personale non nazionale.

Patrizia Rinaldis, presidente di Aia Federalberghi, sottolinea la necessità di semplificare il Decreto flussi e di offrire incentivi per supportare i lavoratori stagionali. Molti potenziali dipendenti potrebbero essere scoraggiati da stipendi considerati poco attraenti o da contratti temporanei che non garantiscono stabilità economica.

Le posizioni più richieste e gli ostacoli

I ruoli più scoperti nel settore sono quelli di aiuto cuoco, camerieri di sala e di piani, e receptionist. Corrado Della Vista, rappresentante di Conflavoro, indica che la mancanza di ammortizzatori sociali e la percezione negativa del settore turistico rendono il lavoro stagionale meno appealing. Nonostante alcuni albergatori abbiamo compiuto sforzi per fidelizzare il personale, la situazione rimane critica.

Gli alti costi della vita a Rimini rendono difficile per i lavoratori stagionali trovare sistemazioni accessibili. Inoltre, la mancanza di sicurezza e stabilità lavorativa fa sì che molti preferiscano cercare impieghi più sicuri in altri settori. La proposta di Conflavoro include misure come l’accesso a contratti per i lavoratori presenti in Italia, miglioramenti nel welfare e ammortizzatori sociali.

Proposte per migliorare la situazione lavorativa

Per affrontare la carenza di personale, è cruciale intervenire sulla formazione e sulla burocrazia. È richiesto un snellimento delle procedure di assunzione, così come la promozione di corsi di formazione specifici per il settore turistico. Creare opportunità di alloggio a prezzi accessibili per i lavoratori è una priorità, con potenziali convenzioni tra aziende e strutture ricettive.

Conflavoro chiede alle istituzioni locali di intervenire prontamente per migliorare le condizioni lavorative e assicurare un turismo competitivo e sostenibile per il futuro di Rimini, un’area che fa della ristorazione e dell’accoglienza il suo punto di forza economico.

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