Ucraina lancia attacco in Russia: forze ucraine penetrano in regione di Kursk con avanzamento di 30 km

Ucraina lancia attacco in Russia: forze ucraine penetrano in regione di Kursk con avanzamento di 30 km

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Ucraina lancia attacco in Russia: forze ucraine penetrano in regione di Kursk con avanzamento di 30 km - Gaeta.it

L’intensificarsi del conflitto tra Ucraina e Russia ha preso una piega inaspettata, con le forze ucraine che hanno avviato una significativa offensiva che ha visto il loro avanzamento per 30 km all’interno del territorio russo, precisamente nella regione di Kursk. Questa nuova fase del conflitto, che si protrae da oltre due anni, costringe la Russia a confrontarsi con una realtà inedita: la guerra ha fatto irruzione nelle proprie terre. La risposta di Vladimir Putin e delle sue forze armate mette in luce vulnerabilità significative nell’apparato difensivo russo.

L’offensiva ucraina: un cambio di dinamica nel conflitto

La penetrazione del territorio russo

Recenti rapporti hanno rivelato che le forze ucraine sono riuscite a penetrare nel territorio russo, arrivando a coprire una distanza di 30 km nelle aree confinanti con l’Ucraina. Questa manovra strategica è stata accompagnata dalla diffusione di video sui social media e canali Telegram, che mostrano colonne di mezzi distrutti e soldati russi catturati, evidenziando alcuni dei fallimenti della strategia militare russa.

Nei giorni seguenti all’avvio dell’offensiva, è emerso che oltre 80.000 civili sono stati evacuati dalle aree di confine, un chiaro segnale di emergenza che il governo di Mosca ha cercato di minimizzare. I militari russi sembrano avere difficoltà a contenere l’attacco ucraino, che ha creato una nuova conformazione sul campo di battaglia. La situazione di vulnerabilità in cui si trova infatti la Russia fa notare come la guerra si stia espandendo oltre i suoi confini, rendendo la crisi ancor più complessa.

Le conseguenze dell’escalation

L’avanzata ucraina non ha solo modificato le dinamiche del conflitto sul campo, ma ha anche costretto la Russia a rivedere la sua risposta strategica. Le difese di Kursk, in particolare, sono risultate inadeguate, e i rilievi dalla regione indicano profondi problemi di coordinamento tra le forze locali e i comandi centrali. La percezione di una minaccia tangibile sul suolo russo ha generato timori all’interno delle strutture politiche e militari di Mosca, rendendo evidente come ora la guerra rappresenti un problema da affrontare al proprio interno.

La risposta russa: una strategia anti-terrorismo

Nuove direttive dal Cremlino

In risposta all’offensiva, il governo del Cremlino ha avviato operazioni da considerare simili a dispute di terrorismo, implementando dunque un’operazione anti-terrorismo non solo nell’oblast di Kursk, ma anche nelle regioni vicine di Belgorod e Bryansk. Alexander Bortnikov, capo del Servizio federale per la sicurezza , è stato incaricato di coordinare queste azioni, ritenendo le offensive ucraine più simili a attacchi terroristici che a operazioni militari convenzionali.

Il ruolo di Bortnikov in questo contesto è cruciale e richiesto, specialmente considerando la responsabilità di gestire una situazione di crisi crescente. L’analisi da parte di esperti del settore evidenzia come l’approccio del Cremlino non abbia coinvolto misure drastiche come la dichiarazione formale di stato di guerra, che avrebbe potuto conferire al governo le possibilità di adottare misure straordinarie. Al contrario, la scelta di non ampliare la risposta potrebbe indicare un tentativo di minimizzare l’emergenza e mantenere la narrativa di controllo rispetto alla sicurezza nazionale.

Un’apparente mancanza di fiducia

L’assegnazione di questo compito a Bortnikov piuttosto che a figure militari, suggerisce una forte sfiducia nei confronti dell’apparato militare tradizionale russo. Infatti, il generale Valeri Gerasimov, capo di stato maggiore, si trova in una posizione delicata, mentre cerca di mantenere il controllo di una situazione che si sta rapidamente deteriorando. Questo rimpallo di responsabilità all’interno della leadership russa è sintomatico di una crisi più profonda, che inizia a manifestarsi nel coordinamento delle forze e nell’efficacia della risposta operativa sul campo.

Le sfide strutturali nell’affrontare la crisi

La complessità della gestione militare

La missione di Bortnikov presenta sfide notevoli non solo per la natura dell’offensiva ucraina, ma anche per la complessità delle strutture russe coinvolte. La coordinazione delle forze tra il FSB, il Ministero dell’Interno e il Ministero della Difesa richiede un approccio integrato e sinergico, che finora si è dimostrato difficile da attuare. I vari reparti e le unità potrebbero avere diverse priorità e strategie operative, complicando ulteriormente l’efficacia delle risposte agli attacchi ucraini.

Riassegnazione delle forze russe

A partire dal 9 agosto, la Russia ha avviato il dispiegamento di uomini e mezzi verso Kursk, cercando di affrontare l’avanzata ucraina con una mobilitazione mirata. Tuttavia, è chiaro che tale spostamento di risorse ha implicazioni per la sicurezza di altre zone del fronte, con i reparti di Kharkiv e Kherson che potrebbero rimanere più vulnerabili a possibili attacchi. Mentre si cerca di stabilizzare il fronte di Kursk, l’equilibrio generale delle forze russe è messo a rischio.

Secondo le ultime informazioni disponibili, ci sono segnali che l’avanzata ucraina stia incontrando resistenza, ma la battaglia per il controllo della città di Suzhda è tutt’altro che conclusa. Il rischio di un coinvolgimento di soldati di leva nelle operazioni di prima linea, nonostante le dichiarazioni di Putin, rappresenta un’ulteriore indicazione di come la Russia stia cedendo pressioni sia sul fronte interno che esterno.

Ultimo aggiornamento il 11 Agosto 2024 da Elisabetta Cina

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