Ultima parola dalla Cassazione sulla strage di Erba: respinto il ricorso di Olindo e Rosa

Ultima parola dalla Cassazione sulla strage di Erba: respinto il ricorso di Olindo e Rosa

La Cassazione respinge il ricorso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, confermando la condanna all’ergastolo per la strage di Erba del 2006, sollevando interrogativi sulla validità delle nuove prove presentate.
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Ultima parola dalla Cassazione sulla strage di Erba: respinto il ricorso di Olindo e Rosa - Gaeta.it

Il dibattito sulla strage di Erba, avvenuta nel 2006, ha trovato un nuovo sviluppo con la recente decisione della Cassazione. I supremi giudici hanno respinto il ricorso presentato dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi già condannati all’ergastolo per il cruento omicidio che ha scosso l’Italia. La decisione rappresenta un ulteriore capitolo di una vicenda giudiziaria che continua a sollevare interrogativi e polemiche.

Rigetto del ricorso: le motivazioni dei giudici

La Cassazione ha rigettato il ricorso sulla base delle argomentazioni presentate dalla Procura generale. I giudici hanno definito le nuove prove fornite dalla difesa come “mere e astratte congetture”, non in grado di mettere in discussione le solide motivazioni che avevano fondato la condanna di Olindo e Rosa. Secondo il pg Giulio Monferini, le prove portate avanti non riescono a intaccare i cardini che avevano sostenuto la condanna, come le testimonianze del sopravvissuto, le confessioni originali dei coniugi e le tracce di sangue rinvenute. La decisione di rigettare il ricorso non solo sottolinea la fermezza della sentenza di condanna, ma evidenzia anche l’importanza delle prove già raccolte nel corso del processo.

La Corte d’Appello di Brescia e il contesto della sentenza

La Cassazione ha preso atto della complessità del caso, dopo che la Corte d’Appello di Brescia aveva già dichiarato inammissibile l’istanza di revisione della sentenza nei confronti dei coniugi. Il 10 luglio scorso, i giudici bresciani avevano reso noto il loro responso, confermando la fermezza della condanna e ribadendo che il processo per la strage del 2006 non poteva essere riaperto. Gli eventi del 11 dicembre di quell’anno avevano portato alla morte di quattro persone: Raffaella Castagna e suo figlio Youssef, Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini. Questa brutalità ha lasciato un segno indelebile nella memoria degli italiani, contribuendo al clima di paura e incredulità che ha caratterizzato la vicenda.

Le confessioni ritrattate di Olindo e Rosa

Al centro del dibattito rimangono le confessioni di Olindo Romano e Rosa Bazzi, inizialmente accolte dai magistrati come attendibili, ma successivamente ritrattate dai coniugi. La difesa ha sostenuto che queste confessioni fossero state influenzate dalla pressione degli inquirenti e da uno stato di vulnerabilità mentale. I legali hanno tentato di sottolineare che tali confessioni non rappresentavano un elemento decisivo per la condanna. Tuttavia, i magistrati della Procura hanno ribadito l’importanza delle prove fisiche come l’impronta ematica che non possono essere ignorate. La macchia di sangue di Valeria Cherubini, rinvenuta sulla Seat Arosa di Olindo, continua a pesare sull’intera vicenda, facendo apparire le affermazioni della difesa come un tentativo di sminuire la gravità delle prove già esistenti.

Le questioni giuridiche e le dinamiche umane alla base di questo caso rimangono al centro dell’attenzione di molti, dimostrando quanto possa essere complesso e straziante il percorso verso la verità e la giustizia in situazioni così delicate.

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