Ultima telefonata e messaggio di pace: il parroco di Gaza ricorda la veglia del Sabato santo

Ultima telefonata e messaggio di pace: il parroco di Gaza ricorda la veglia del Sabato santo

Durante il Sabato Santo a Gaza, la parrocchia guidata da padre Romanelli riceve un messaggio di speranza e pace dall’appello Urbi et Orbi, mentre diverse fedi si uniscono nella solidarietà nonostante la guerra.
Ultima Telefonata E Messaggio Ultima Telefonata E Messaggio
Un Sabato Santo a Gaza, segnato dalla guerra, ha visto la comunità cristiana unita nella preghiera e sostenuta da una telefonata di speranza e dall'appello Urbi et Orbi per la pace, evidenziando solidarietà interreligiosa e resilienza. - Gaeta.it

L’atmosfera di un Sabato santo a Gaza, carica di attesa per la veglia pasquale, è stata scossa da una telefonata che ha lasciato un segno profondo. Padre Gabriel Romanelli, parroco locale, racconta quel momento che ha unito preghiera e realtà dolorosa, proprio mentre la guerra incalza. Il richiamo alla pace concesso dall’appello Urbi et Orbi ha risuonato come un conforto in una città ferita.

il giorno del sabato santo a gaza e la telefonata che ha colpito la parrocchia

Il sabato santo rappresenta uno dei momenti più importanti per le comunità cristiane impegnate a celebrare la veglia pasquale. A Gaza, quel 20 aprile, il parroco Gabriel Romanelli era impegnato con i suoi collaboratori, padre Iusuf e suor Maria, per prepararne la celebrazione, quando alle 19 è arrivata la chiamata. Padre Romanelli ricorda bene quel contatto telefonico, l’ultima volta che si sono sentiti con quella voce amica. La telefonata portava parole di vicinanza, conforto e benedizione, un messaggio di speranza in un momento segnato dal conflitto e dalla sofferenza.

L’importanza di quel dialogo emerge, nel racconto, come un atto di fraternità e di sostegno spirituale diretto, un momento di comunione tra chi è impegnato a promuovere la pace e la comunità di Gaza così duramente provata. Nonostante il rumore della guerra, quella telefonata ha messo in luce la volontà di non abbandonare chi vive sotto attacco.

reazioni di fratellanza nella parrocchia

la comunità di gaza e le reazioni alla guerra nelle diverse confessioni

Padre Romanelli sottolinea come quella telefonata rappresenti un’intesa più vasta, più che un semplice scambio di parole. Nel cuore della parrocchia di Gaza si sente un dolore profondo, ma anche un’unità che trascende i confini religiosi. Gli ortodossi e i musulmani, infatti, hanno dimostrato solidarietà e rispetto partecipando alle condoglianze espresse dopo le perdite subite dalla comunità cristiana.

Questa condivisione di sofferenze, anche tra realtà diverse, evidenzia come Gaza resti una città in cui le differenze religiose sono messe da parte davanti a tragedie comuni. La preghiera, le condoglianze, la vicinanza si muovono su un piano umano che unisce le persone senza distinzione. Le parole di padre Romanelli ci mostrano un tessuto sociale resiliente, capace di ritrovarsi anche nell’avversità di una città sotto tensione.

un tessuto sociale resiliente

l’appello di urbi et orbi e il richiamo alla pace durante la pasqua 2025

Il messaggio più forte che la comunità di Gaza ha ricevuto durante quel Sabato santo — oltre al sostegno diretto del parroco — è arrivato da Roma. L’appello Urbi et Orbi, pronunciato in occasione della Pasqua 2025, ha citato espressamente le sofferenze di Gaza, lanciando un invito chiaro a fermare il conflitto.

Questa dichiarazione, che traduce in parole pubbliche un’attenzione precisa verso una città stretta nella morsa della guerra, ha offerto un momento di sollievo e una speranza concreta. Il richiamo a cessare i combattimenti è stato accolto nella parrocchia con un senso di conforto, quasi come una carezza per chi vive sofferente ogni giorno.

Il fatto che la Santa Sede abbia menzionato Gaza durante una delle preghiere più importanti del calendario cristiano indica la rilevanza della situazione e l’urgenza di un cessate il fuoco. E proprio questa unione spirituale ha rappresentato, per padre Romanelli e il suo gruppo, uno spiraglio di luce in una giornata segnata da molte difficoltà.

un messaggio che illumina la speranza

la vita quotidiana della parrocchia e le tensioni che accompagna

Nel mezzo della guerra, la parrocchia di Gaza continua a svolgere la sua funzione spirituale per la comunità, una realtà fatta di gesti concreti e presenza quotidiana. A raccontarlo è padre Romanelli, che conferma come la vita religiosa non si interrompe, neanche tra le esplosioni e i timori.

Le celebrazioni, le preghiere, e le attività pastorali rappresentano un puntello per chi cerca pace e normalità in mezzo al caos. L’impegno di sacerdoti come lui, insieme a padre Iusuf e suor Maria, viene percepito come un sostegno indispensabile.

L’ospitalità e la solidarietà si estendono anche fuori dalla tradizione cristiana. Gli abitanti di Gaza, di differenti fedi, si stringono intorno a chi soccombe alla violenza. Anche se le bombe suonano come una minaccia costante, chi frequenta la parrocchia riesce a mantenere un filo di speranza dentro la propria quotidianità.

Non è solo una questione di riti o di fede ma anche di umanità condivisa, fatta di rapporti che tengono insieme chi rischia di perdere ogni cosa.

gesti di umanità in tempi difficili

Con queste testimonianze emerge la durezza del presente a Gaza, ma anche il tratto umano di chi, anche in guerra, si sforza di costruire un momento di pace, per quanto fragile. Le parole di padre Romanelli rimangono testimonianza di un legame che va oltre la distanza tra un telefono e l’altra sponda del Mediterraneo.

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