Il recente ritrovamento di un carteggio composto da ventidue lettere, di cui quindici scritte da Giacomo Leopardi e sette da Francesco Cancellieri, offre uno spaccato significativo della vita intellettuale dell’epoca. Cancellieri, abate e autore prolifico, ha avuto un ruolo chiave nel sostenere Leopardi nei suoi inizi letterari a Roma. Questo articolo esplorerà le dinamiche di questo legame epistolare e le influenze culturali che hanno caratterizzato il periodo.
La figura di Francesco Cancellieri
Francesco Cancellieri rappresenta un’importante figura erudita del suo tempo, noto per i suoi contributi nel campo dell’antiquaria e della filologia. La sua vastissima produzione, che include oltre centosessanta opere pubblicate e una quantità simile di scritti rimasti inediti, testimonia una carriera letteraria di successo. A Roma, Cancellieri era il punto di riferimento per chiunque fosse interessato a nuove scoperte archeologiche; ogni ritrovamento di una lapide o una statua antica richiedeva il suo intervento e veniva spesso documentato da lui in opuscoli dettagliati.
Cancellieri ha ricoperto anche il prestigioso incarico di soprintendente della Stamperia di Propaganda Fide, consolidando la sua reputazione nel panorama culturale romano. Il suo approccio ai temi letterari e antiquari era caratterizzato da uno stile oratorio raffinato, che lo rese un relatore apprezzato. È stato durante una delle sue Dissertazioni che ha avuto inizio il dialogo con Leopardi, il quale lo ha elogiato per il suo intervento riguardante il manoscritto Porphyrii De Vita Plotini. Questa attenzione reciproca ha avviato una corrispondenza che ha segnato un importante capitolo nella vita di Leopardi.
Il carteggio tra Leopardi e Cancellieri
Il carteggio tra Leopardi e Cancellieri, analizzato dal curatore Marcello Dani, svela molteplici sfaccettature della vita e del pensiero del giovane poeta. Le lettere, raccolte e controllate per questa edizione, sono sparpagliate tra diverse biblioteche e archivi, inclusi Casa Leopardi e Biblioteca Vaticana. Attraverso questo materiale, Dani fornisce un’analisi approfondita del contesto filologico e della complessità delle relazioni intercorrenti nel periodo.
Il primo periodo del carteggio, dal 1815 al dicembre 1816, mette in luce un Leopardi concentrato sulla pubblicazione di ricerche, inclusa quella sulle Inscrizioni triopee. La seconda fase, che va da novembre 1818 a febbraio 1819, segna una svolta decisiva per Leopardi, il quale abbandona le aspettative familiari di divenire un defensore della fede per intraprendere un cammino letterario più libero e innovativo. Durante questo periodo, riesce a pubblicare le Canzoni patriottiche, opere che ricevono riconoscimenti ma anche censure, ponendolo in conflitto con le autorità .
L’analisi di Dani culmina nel terzo periodo, dal 1821 al 1823, in cui emerge il frustante tentativo di Leopardi di trovare una posizione di lavoro. La lettera dell’abate Cancellieri, datata 4 aprile 1821, riflette le speranze e le delusioni del poeta, evidenziando le difficoltà nel riuscire ad inserirsi in un ambiente accademico ostile e burocratizzato.
La condizione degli intellettuali a Roma
Il carteggio trae in evidenza la complessità della vita degli intellettuali a Roma, specialmente per chi, come Leopardi, rifiutava di conformarsi alle normative restrittive dell’epoca. Nonostante il suo genio, Leopardi si ritrova in un contesto di impossibilità , dove ogni tentativo di affermazione è ostacolato dalle pressioni sia sociali che religiose. Cancellieri, pur cercando di aiutare Leopardi a ottenere un posto più prestigioso, come la direzione della Scrittura Latina presso la Vaticana, comprende le limitazioni del sistema e suggerisce un percorso accademico piuttosto convenzionale per il giovane poeta.
Le lettere mostrano anche il crescente disagio di Leopardi di fronte a una città che idealizzava, ma che alla fine si rivelava alienante e opprimente. La frustrazione di Leopardi esplode in una lettera al fratello, in cui definisce Cancellieri come una figura ingombrante e noiosa. Questo ritratto pungente riflette non solo la sua disillusione verso i rapporti sociali, ma anche una profonda crisi esistenziale.
La ricerca di un’identitÃ
A Roma, Leopardi affronta anche il dilemma della propria identità culturale e professionale. La lettera di Niebuhr, ambasciatore di Prussia, offre una testimonianza della sua avversione al sacerdozio e alla vita clericale, mettendo in luce il suo desiderio di libertà personale e intellettuale. Leopardi aspira a un’esistenza libera dalla subordinazione autoritaria, evidenziando come, per lui, anche una piccola rendita sarebbe stata sufficiente per vivere.
L’ambiente romano degli anni che vanno dal 1815 al 1823 diventa quindi un crocevia di esperienze, sfide e relazioni intricate che plasmano il pensiero di Leopardi. La sua evoluzione passa attraverso rifiuti e accettazioni, culminando in opere che trascendono le limitazioni imposte dall’epoca. A mano a mano che il carteggio si sviluppa, diventa chiaro che Leopardi, pur essendo in contatto con figure importanti, si sente sempre più alienato da un contesto che non riesce a comprenderlo e accettarlo.
Il carteggio tra Leopardi e Cancellieri, complesso e stratificato, rappresenta una finestra preziosa su un periodo cruciale della storia culturale italiana e sull’emergere di un autore destinato a lasciare un’impronta indelebile nella letteratura mondiale.