Un castello misterioso vicinissimo a Roma: l’intrigante (e spaventosa) storia dietro alla ‘camera rossa’

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Paese del frusinate (Gaeta.it)

A pochi chilometri da Roma, arroccato tra le verdi colline dei monti Ernici e Lepini, si trova un borgo dove il tempo sembra essersi fermato.

Questo piccolo paese del Lazio, in provincia di Frosinone, è noto per il suo fascino medievale e per le sue leggende oscure, che continuano ad attrarre visitatori curiosi e appassionati di storie spettrali. Tra i vari elementi che accrescono il mistero di Fumone, spicca il suo imponente Castello Longhi-De Paolis, al centro di molte delle narrazioni più sinistre.

Il castello e la sua storia

Il castello, che domina il paesaggio circostante, è stato un baluardo di difesa strategica fin dall’antichità. Situato a circa 800 metri di altitudine, la sua posizione permetteva di controllare vaste porzioni di territorio, fungendo da sentinella per la città di Roma. Questo ruolo di sorveglianza è solo una delle tante storie che avvolgono la fortezza. E’ la sua “camera rossa” a catturare l’immaginazione di molti. Le pareti di questa stanza sono di un rosso intenso, un colore che, secondo le leggende, rappresenta il sangue versato dai nemici del castello, intrappolati e sepolti vivi all’interno delle sue mura. Fra questi, si narra, vi fosse anche Gregorio VIII, l’antipapa che osò sfidare l’autorità pontificia.

Il castello è anche tristemente famoso per il “Pozzo delle Vergini”, un luogo oscuro che racconta storie di giustizia sommaria e crudeltà. Le giovani spose che non rispettavano il “diritto di prima notte” venivano punite severamente. Quelle che non erano vergini, secondo la leggenda, venivano gettate nel pozzo, le cui profondità erano irte di lame affilate pronte a punirle. Questo terribile racconto è parte integrante del folklore locale e contribuisce a creare un’aura di terrore attorno al castello.

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Museo Di Fumone (Gaeta.it)

All’interno del Castello Longhi-De Paolis c’è anche la Sala dell’Archivio, che custodisce la mummia di un bambino, Francesco Longhi, morto a soli cinque anni. La sua storia è avvolta nel mistero, non solo per l’inspiegabile processo di mummificazione, ma anche per la morte misteriosa del medico che se ne occupò. Questo ha alimentato ulteriormente le speculazioni su una possibile maledizione che grava sul luogo. Il fantasma della madre del bambino, si dice, continua a vagare per i corridoi del castello, in preda a un dolore eterno per la perdita del figlio. Dopo la sua morte, si narra che avesse ordinato di ridipingere le pareti del castello con scene di lutto e che i quadri di gioia fossero modificati in immagini di tristezza, un modo forse per riflettere il suo stato d’animo tormentato.

Queste storie di fantasmi e misteri non sono solo frutto della fantasia popolare, ma riflettono anche la complessità storica del luogo. Fumone, con le sue storie di battaglie, intrighi politici e vicende familiari drammatiche, rappresenta un tassello importante della storia del Lazio e dell’Italia centrale. La sua posizione strategica ne ha fatto un punto nevralgico nei secoli passati, un luogo dove le decisioni potevano determinare le sorti di intere regioni.

Un’attrazione per turisti e appassionati

Oggi, il castello e il borgo di Fumone attraggono visitatori da tutto il mondo, affascinati non solo dalla bellezza paesaggistica del luogo, ma anche dalle sue storie intrise di mistero e leggenda. Passeggiando tra le sue antiche mura, è facile lasciarsi trasportare dall’immaginazione, sentendo quasi l’eco dei passi di coloro che vi hanno vissuto secoli fa, e forse, percependo l’ombra dei fantasmi che, secondo le storie, ancora popolano questi luoghi incantati. La “camera rossa”, con il suo simbolismo potente, rimane uno dei punti più affascinanti e temuti del castello, un luogo dove storia e leggenda si fondono, creando un’atmosfera unica e irripetibile.

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