Un grave episodio di violenza si è consumato nel carcere di Salerno, dove un detenuto tunisino di 30 anni è deceduto dopo essere stato aggredito dal suo compagno di cella. Il tragico evento ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sulle condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari italiani. La vittima, ricoverata d’urgenza, non ha potuto farvi ritorno.
Il delitto avvenuto in carcere
La mattina del 6 ottobre, un detenuto tunisino, identificato come residente in Umbria, ha perso la vita presso l’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, dove era stato trasportato dopo un’aggredizione avvenuta nel carcere della città. Il giovane tunisino, condannato per spaccio di sostanze stupefacenti e rapina, è stato colpito alla gola con una lametta da barba dal suo compagno di cella, un marocchino di 23 anni, a seguito di un litigio scaturito per motivi banali. Al momento dell’incidente, nella cella non erano presenti altri detenuti.
Le autorità competenti, guidate dal magistrato di turno del tribunale di Salerno, stanno conducendo un’indagine approfondita sul caso. La situazione all’interno della prima sezione “detenuti comuni” del carcere di Salerno, già riconosciuta per il sovraffollamento e le condizioni precarie, ha sollevato preoccupazioni tra i sindacati delle forze di polizia penitenziaria.
I dettagli dell’episodio e le indagini
Poco dopo l’aggressione, gli agenti della polizia penitenziaria hanno rapidamente trasferito la vittima al pronto soccorso, dove è giunto in condizioni critiche, già in stato di incoscienza. Nonostante gli sforzi dei medici, il 30enne non è riuscito a sopravvivere e ha perso la vita poco dopo le 11 di quella mattina. Il suo compagno di cella è ora accusato di omicidio e si trova in attesa di giudizio.
La vittima, originaria della Tunisia ma residente in Umbria, stava scontando una pena che sarebbe dovuta terminare nel 2026, così come comunicato dagli organi di giustizia. Non è la prima volta che un episodio così grave si verifica nei penitenziari italiani, tanto che il segretario del S.PP., Aldo di Giacomo, ha denunciato che questo è il terzo omicidio avvenuto nelle carceri dall’inizio dell’anno.
La precarietà nelle carceri italiane
Le carceri italiane, e in particolare quelle campane, si trovano a fronteggiare una cruda realtà di sovraffollamento e mancanza di personale. Attualmente, nel carcere di Salerno, ci sono circa 600 detenuti, a fronte di una capienza di 400 posti. In tutta la Campania, i detenuti superano i 7.000, con una cifra che supera le 1.300 unità rispetto al numero massimo consentito.
Sindacalisti e rappresentanti delle forze dell’ordine hanno lanciato l’allerta riguardo alla mancanza di risorse e personale, sottolineando come questa situazione metta in pericolo sia i detenuti che il personale penitenziario. Ciro Auricchio e Giuseppe Del Sorbo, rappresentati dell’Uspp, hanno evidenziato il caos gestionale e le preoccupazioni crescenti degli operatori penitenziari, che si sentono sempre più isolati e senza supporto.
Chiamata all’azione per una riforma del sistema penitenziario
In seguito ai recenti eventi, vari sindacati e rappresentanti del settore hanno espresso la necessità di un intervento urgente da parte delle autorità competenti. Tiziana Guacci del Sappe ha sottolineato come le aggressioni non riguardino soltanto il personale penitenziario, ma coinvolgano anche i detenuti stessi, con un incremento dei conflitti e delle violenze che richiede un’attenzione immediata da parte del Provveditorato.
La situazione attuale nei carceri italiani, con episodi di violenza e uno stato di abbandono, ha spinto i rappresentanti a rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per chiedere una revisione delle condizioni carcerarie e misure concrete per garantire la sicurezza di tutti gli interessati. La richiesta di un cambiamento è diventata una priorità, in un sistema che mostra segni evidenti di difficoltà e instabilità.