Un tragico evento ha segnato la comunità di Colleferro, quando il 93enne Otello De Castris ha scelto di concludere la sua vita in una struttura residenziale di Tivoli. Questo gesto estremo si è verificato dopo la morte della moglie, Luisa Trombetta, avvenuta un mese prima a Terracina, in un episodio di violenza domestica che ha scosso profondamente l’opinione pubblica. La vicenda ha riacceso l’attenzione sui temi della violenza di genere e sulle conseguenze devastanti che tale violenza lascia nelle vite delle persone coinvolte.
Una lite fatale: il delitto che ha segnato una famiglia
La drammatica storia di Otello De Castris inizia il 26 novembre, quando l’uomo, in preda a un acceso litigio con la moglie, ha compiuto un gesto che ha sorpreso tutti. La coppia, come di consueto, si trovava nella casa di Terracina, dove trascorreva le vacanze. Durante una discussione, De Castris ha strangolato l’82enne Luisa Trombetta, facendo uso di un cuscino per porre fine alla vita della compagna. È emersa una dinamica di rabbia e dolore, in un contesto che, apparentemente, sembrava sereno.
Dopo l’orrendo atto, Otello ha contattato la figlia per confessarle di aver commesso “una brutta cosa”. Questa frase ha attirato l’attenzione, facendo scattare l’allerta. Quando i carabinieri sono giunti sul posto, non hanno potuto far altro che constatare il decesso della donna, trovata senza vita nell’abitazione di via Giuseppe Di Vittorio, una zona che si affaccia sul lungomare terracinese.
La vita dopo il crimine: arresti domiciliari in Rsa
A seguito del delitto, Otello De Castris è stato arrestato e condannato a scontare gli arresti domiciliari nella Residenza Sanitaria Assistenziale di Tivoli. Quella che doveva essere una finestra di riflessione e pentimento si è trasformata in un altro capitolo di una storia già segnata dal dolore. I vicini della struttura hanno raccontato sconvolti di un uomo desolato, chinato su sé stesso, visibilmente provato dalla perdita e dall’onere di ciò che aveva fatto.
Qui, la vita quotidiana era contrassegnata da sguardi curiosi e preoccupati. Molti anziani residenti nella struttura vivevano nella paura e nel silenzio, mentre De Castris ha affrontato l’ulteriore difficoltà di convivere con la propria coscienza. Le immagini del delitto e del suo passato lo hanno accompagnato in ogni momento, creando un’atmosfera palpabile di tristezza e di incomprensione collettiva.
L’estremo gesto finale: una vita spezzata
Il tragico epilogo si è concretizzato con il suicidio di Otello De Castris, che ha deciso di porre fine alla sua vita all’interno della struttura. I dettagli di questo gesto non sono stati completamente chiariti, ma i segni di disperazione e di una mente sopraffatta dalla colpa sono evidenti. Molti si chiedono come sia possibile arrivare a una tale conclusione, e i counselor della Rsa hanno ascoltato numerosi racconti di angoscia. Questo episodio ha riaperto il dibattito sulla salute mentale e sul supporto psicologico disponibile per coloro che vivono in situazione di isolamento.
La morte di Otello non rappresenta solo una chiusura drammatica per la sua famiglia, ma anche un inquietante capitolo che invita a riflettere sulla fragilità della vita, sull’amore e sulla violenza che possono travolgere le esistenze. Questo triste e complesso intreccio di eventi continuerà a sollevare interrogativi sulla condizione umana e sulla nostra responsabilità collettiva nel sostenere chi si trova in difficoltà. La comunità continua a elaborare il lutto, con la speranza che simili tragedie possano essere preventivate e affrontate, affinché nessun altro debba vivere un dramma così profondo e devastante.
Ultimo aggiornamento il 15 Dicembre 2024 da Armando Proietti