Un intervento d’emergenza si trasforma in una situazione di stallo. Nella mattinata di lunedì 12 agosto, un drone ha ostacolato il decollo di un elisoccorso impegnato nel recupero di un’escursionista ferita sulla catena dolomitica del Sorapis, nei pressi del Rifugio Vandelli. Questo episodio sottolinea le problematiche legate all’uso indiscriminato dei droni nelle aree montane, che non solo possono mettere a rischio vite umane, ma anche compromettere le operazioni di soccorso.
L’incidente di recupero dell’escursionista ferita
Il sinistro si è verificato mentre i soccorritori stavano prestando assistenza a una donna di 51 anni originaria di Mantova, vittima di traumi che richiedevano un pronto intervento. Dopo aver ricevuto i primi soccorsi, la donna era pronta a essere trasferita via elisoccorso. Tuttavia, sono emersi problemi imprevisti: un drone si trovava posizionato sopra il mezzo di soccorso, impedendo il decollo dell’elicottero.
L’equipaggio dell’elisoccorso, rendendosi conto della situazione, ha tentato di identificare il pilota del drone tra le persone presenti al Rifugio Vandelli. Purtroppo, il tentativo è risultato infruttuoso. Così, per garantire la sicurezza dell’operazione, è stato necessario attendere che il drone si allontanasse dalla zona, causando un ritardo nel trasferimento della donna ferita. Questo episodio non solo ha comportato un allungamento dei tempi di soccorso, mettendo a rischio la salute della vittima, ma ha evidenziato la necessità di regole più severe riguardo all’uso dei droni in ambienti critici come le montagne.
Le preoccupazioni del CNSAS veneto
A seguito di questo incidente, il Soccorso Alpino e Speleologico Veneto ha espresso la propria preoccupazione attraverso un post sui social media. Nella comunicazione, l’organizzazione ha sottolineato l’aumento della presenza di droni nei cieli delle montagne venete e ha evidenziato come questo fenomeno stia diventando un’attività pericolosa. Le dichiarazioni del CNSAS hanno messo in luce come la presenza di droni durante le operazioni di soccorso possa compromettere gravemente la sicurezza degli interventi.
“Nei giorni scorsi aveva già segnalato la pericolosa diffusione dei droni,” hanno scritto, “che possono rappresentare un rischio significativo per tutti i mezzi in volo, specialmente quando non rispettano le normative vigenti.” L’appello del CNSAS è chiaro: è fondamentale un maggiore rispetto delle regole da parte di tutti coloro che operano nel territorio. Solo così si possono prevenire situazioni pericolose come quella verificatasi il 12 agosto.
La reazione del presidente della regione veneto
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha commentato l’accaduto, definendo l’intervento del drone “estremamente grave e assolutamente inaccettabile.” Zaia ha utilizzato i social per lanciare un forte messaggio alla comunità, sottolineando l’importanza di trattare la montagna con rispetto e serietà.
“Non possiamo dimenticare che la montagna non è un parco divertimenti all’aperto,” ha affermato, richiamando l’attenzione sulla necessità di garantire la sicurezza non solo degli escursionisti, ma anche dei soccorritori, che spesso mettono a rischio le loro vite per salvare altri. La riflessione di Zaia punta a sensibilizzare i cittadini sul fatto che l’uso irresponsabile dei droni può avere conseguenze letali, specialmente in situazioni in cui il tempo è cruciale per il salvataggio di una vita. Le istituzioni sono chiamate a prendere misure più severe per regolarizzare e disciplinare l’uso di droni nelle aree montane, affinché simili episodi non si verifichino più in futuro.