Un piccolo frammento di bucchero ha attirato l’attenzione degli studiosi per la sua preziosa raffigurazione: una donna che partorisce. Questo reperto risale a un periodo compreso tra il 650 e il 575 avanti Cristo e rappresenta la più antica scena di parto rinvenuta nel Mediterraneo. Da oggi, il frammento è parte della mostra allestita all’Isaw di New York, un’occasione per approfondire aspetti poco noti della cultura etrusca attraverso reperti freschi di scavo e tecnologie innovative.
Il valore storico della scena di parto sul bucchero
Le rappresentazioni iconografiche legate al parto nel mondo antico sono estremamente rare. Per questo il frammento di bucchero con la donna nel momento del parto è unico nel suo genere e porta con sé un’importanza enorme. Il bucchero è un tipo di ceramica tipica dell’età etrusca, diffusissima in Etruria centrale e settentrionale. La scena incisa sul frammento proviene proprio da questo contesto territoriale.
Il dettaglio della figura femminile che partorisce offre una testimonianza diretta di pratiche e rituali che altrimenti si conoscono poco nelle civiltà antiche. Data la scarsità di fonti scritte e iconografiche, questa immagine risulta preziosa per studiosi e archeologi, permettendo di approfondire l’idea di vita, nascita e ruolo della donna per gli etruschi di quel periodo.
L’oggetto è davvero minuto, tanto che per essere mostrato al pubblico viene osservato tramite una lente di ingrandimento. Questo amplifica il fascino di un’immagine che, sebbene minuta, collega molteplici aspetti della vita antica, come la religione, la società e il quotidiano.
La mostra rethinking etruria: uno sguardo contemporaneo sulla cultura etrusca
L’istituto Isaw di new york ospita, fino al 20 luglio, la mostra “rethinking etruria”, curata da Roberta Casagrande-Kim. L’esposizione intende mettere in luce nuove scoperte da due siti archeologici italiani: il santuario di Poggio Colla, nel Mugello, e la tomba Lattanzi di Norchia. Entrambi questi luoghi hanno restituito reperti freschi, datati al 2024, mai mostrati al pubblico prima.
In totale, la rassegna presenta circa 50 oggetti. Questi reperti uniscono materiali tradizionali, come il bucchero, a strumenti digitali interattivi. Tra gli altri pezzi esposti spicca una replica stampata in 3D della stele monumentale di Vicchio, accanto alla quale è possibile consultare la trascrizione dell’iscrizione che cita divinità femminili etrusche, Uri e Thanr.
La combinazione di scavo tradizionale, avanzamenti tecnologici nel restauro, e l’uso di nuovi metodi digitali per la comprensione delle iscrizioni, offre un quadro più ricco della società etrusca. Attraverso la mostra si ha modo di vedere non solo oggetti, ma anche le storie e le culture di un popolo che spesso sfugge a occhi moderni.
I ritrovamenti a poggio colla: un archivio di testimonianze archeologiche
Il sito di Poggio Colla, sul versante settentrionale del Mugello, a circa 25 chilometri da Firenze, è stato oggetto di scavi americani per oltre trent’anni. Gli archeologi hanno riportato alla luce i resti di un insediamento e di un santuario etrusco, portando alla luce reperti di grande rilievo per la comprensione della regione e della civiltà che l’ha abitata.
L’interesse per questo luogo nasce dalla sua capacità di raccontare l’organizzazione religiosa e sociale degli etruschi, grazie agli oggetti recuperati. Le scoperte più recenti, come il frammento di bucchero raffigurante il parto e i nuovi materiali rinvenuti nella tomba Lattanzi di Norchia, confermano l’importanza di questi scavi per integrare aspetti della quotidianità e riti.
Gli archeologi impegnati negli scavi hanno inoltre portato avanti una collaborazione stretta con studiosi italiani, che hanno permesso di trasportare i reperti negli Usa per la mostra. Il confronto fra ricerche sul campo e analisi interdisciplinari in laboratori avanzati ha dato risultati che indicano un’attenzione più profonda della società etrusca al mondo femminile e alle sue rappresentazioni.
La collaborazione italo-americana per la valorizzazione della cultura etrusca
Il nuovo direttore dell’Isaw, Greg Woolf, ha sottolineato il valore di un lavoro collettivo che unisce archeologi, storici dell’arte e filologi. Questi esperti analizzano reperti che, pur piccoli come il frammento di bucchero, definiscono nuovi contorni per conoscere gli etruschi.
Il progetto si è avvalso del supporto delle soprintendenze italiane responsabili delle province di Viterbo, Firenze, Pistoia e Prato. Questi enti hanno autorizzato il trasporto e l’esposizione temporanea degli oggetti, assicurando che rimanessero tutelati e rispettati nel loro percorso fino a New York.
Il dialogo tra musei e istituti archeologici italiani e americani, sostenuto dal lavoro congiunto di archeologi e storici, rafforza la presenza della cultura etrusca a livello internazionale. L’uso di tecnologie avanzate come la stampa 3D per riprodurre reperti difficili da spostare o troppo fragili aumenta la fruibilità e la conoscenza di un popolo che, per tradizione, ha lasciato poche testimonianze scritte dirette.
Attraverso questo slancio internazionale, emergono dettagli nuovi sulle pratiche quotidiane, le credenze religiose e la società etrusca, dalle donne al loro ruolo nei rituali, confermando l’importanza di un approccio aperto e multidisciplinare nelle ricerche archeologiche di oggi.