La complessità della crisi economica colpisce duramente molte famiglie, mettendo a rischio la loro stabilità e i loro sogni. A Collegno, una famiglia ha vissuto un incubo vero e proprio, caratterizzato da debiti insormontabili e dalla paura di perdere la propria casa. Questa è la storia di un percorso che, grazie all’intervento della giustizia, si è trasformato in un esempio di resilienza e speranza.
La spirale discendente: una famiglia all’angolo
La travagliata vicenda di questa famiglia inizia con la malattia della figlia minore. Colpita da una patologia rara, la piccola ha necessitato di cure costose, incluse terapie all’estero, portando la famiglia a spendere ingenti somme, ben al di là delle loro possibilità economiche. Le spese mediche non erano l’unico problema: il fratello, solo un bambino, ha reagito a questa situazione di stress sviluppando disagio emotivo e vulnerabilità psicologica.
Il dramma si intensifica quando la madre perde il lavoro, riducendo ulteriormente le risorse familiari. La mancanza di uno stipendio ha portato la famiglia sull’orlo della disperazione, con l’unico reddito proveniente dal padre, ora gravato da responsabilità insostenibili. Di fronte all’accumulo di debiti che, a quel punto, ammontano a 210mila euro, la situazione degenera. Le bollette, le tasse e il mutuo aumentano come una valanga, mentre il supporto economico diventa sempre più fragile. Le tensioni si traducono in stress insopportabile e la madre, sopraffatta, finisce per essere ricoverata in una struttura specializzata per affrontare il suo esaurimento nervoso.
L’intervento legale: un’istanza per la ristrutturazione del debito
Dopo aver vagato nel buio di una crisi esistenziale, la famiglia si rivolge all’avvocato Alice Cometto, che si fa carico della loro difficile situazione. L’avvocato avvia una corsa frenetica contro il tempo, richiedendo un’istanza per l’accesso alla procedura di ristrutturazione del debito. L’obiettivo è chiaro: evitare la liquidazione della casa e trovare un piano di rientro che risulti sostenibile.
Il processo giuridico non è semplice, considerando che la banca ha già bloccato il mutuo per morosità e altri creditori iniziano a bussare alla porta. Quando, apparentemente, i tentativi sembrano vani, un fondo di emergenza riesce a bloccare il pignoramento, ma la situazione resta delicata. La salute della madre permane instabile e i creditori intensificano le loro richieste, riportando la casa nuovamente in pericolo.
La tenacia dell’avvocato e la determinazione della famiglia iniziano a dare i loro frutti. A fine febbraio, il giudice analizza il caso e, riconoscendo la situazione di emergenza e non l’atteggiamento di chi vorrebbe fuggire dalle responsabilità, sospende le procedure esecutive, mostrando comprensione per la loro difficile condizione.
La luce alla fine del tunnel: accordo raggiunto e debito ridotto
Marzo offre una svolta significativa: il piano di pagamento viene omologato dal giudice, con un abbattimento del debito che scende da 210mila a 100mila euro. Questo cambiamento consente alla famiglia di intraprendere un piano di restituzione rateale sostenibile nel corso dei prossimi sette anni. Questo esito rappresenta una vera boccata d’aria fresca a cui la famiglia stava anelando.
La piacevole notizia genera una reazione di gioia e sollievo. Essere in grado di mantenere la propria casa significa mantenere integro il legame con il passato, il presente e il futuro dei loro figli. Ora la famiglia può finalmente immaginare un futuro diverso, ricco di speranze e opportunità, senza il peso costante della paura di perdere tutto.
Questa vicenda offre uno spaccato sulla necessità di umanità nel sistema legale e finanziario. La storia dimostra che dietro ogni situazione debitoria ci sono vite, sogni e aspirazioni, e che la giustizia può, a volte, essere un faro di speranza per chi affronta sfide insormontabili. Questa famiglia ha messo in evidenza il valore della perseveranza e della lotta per la propria dignità, trovando sostegno in una giustizia che ha saputo comprendere e proteggere le persone in difficoltà.