Il Servizio Copernicus dell’Unione Europea ha rivelato che nel mese di marzo 2025, la temperatura media in Europa ha raggiunto i 6,03 °C, superando di 2,41 °C la media registrata dal 1991 al 2020. Questo dato segna un nuovo record climatico, riflettendo una tendenza preoccupante e crescente delle temperature nel continente. Inoltre, il mese ha visto variazioni significative nei livelli di precipitazione, con alcune regioni che hanno sperimentato il marzo più secco di sempre mentre altre si sono trovate ad affrontare piogge record.
I dati di Copernicus evidenziano il cambiamento climatico
Secondo le informazioni pubblicate da Copernicus, marzo 2025 è stato contrassegnato da anomalie termiche, rendendolo il mese più caldo mai registrato in Europa. La temperatura media di 6,03 °C rappresenta un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. Le regioni dell’Europa orientale e della Russia sud-occidentale hanno mostrato le anomalie più elevate, con temperature che hanno superato i valori medi storici. Anche al di fuori del territorio europeo, l’Artico ha sperimentato temperature anomale, con aree come l’Arcipelago canadese e la Baia di Baffin che hanno registrato valori ben superiori alla media. Estendendo lo sguardo oltre l’Europa, anche Stati Uniti, Messico, alcune parti dell’Asia e l’Australia hanno registrato temperature anomale, contribuendo al quadro globale del cambiamento climatico.
La situazione del ghiaccio marino in crisi
A marzo 2025, l’estensione del ghiaccio marino artico ha toccato un nuovo minimo stagionale, con un deficit del 6% rispetto alla media storica. Questo è il quarto mese consecutivo a registrare estensioni del ghiaccio marino ai minimi storici per questo periodo dell’anno. Nelle acque artiche, la maggior parte delle zone al di fuori dell’Oceano Artico centrale ha mostrato concentrazioni di ghiaccio inferiori alla media, in particolare nel Mare di Barents e nel Mare di Okhotsk. D’altra parte, in Antartide, il ghiaccio marino ha registrato la sua quarta estensione mensile più bassa, con una diminuzione del 24% rispetto alla media storica. Anche qui, le concentrazioni sono risultate sotto la media nella maggior parte delle zone oceaniche, eccetto una parte del Mare di Weddell, dove la situazione appare meno allarmante.
In questo scenario drammatico, il cambiamento climatico continua a presentarsi con impatti visibili e preoccupanti sul nostro pianeta, invitando a una riflessione seria sul futuro delle nostre stagioni e della biodiversità globale.