Il film “Il Mohicano” di Frédéric Farrucci porta sul grande schermo la lotta di un pastore corso che difende la sua terra dall’espansione edile illegale e dal controllo mafioso. La pellicola, che arriverà nelle sale dall’8 maggio grazie a No.Mad Entertainment, affronta temi legati all’identità culturale e alla difesa del territorio in Corsica. La regione, nota per i suoi paesaggi naturali, rischia di subire un cambiamento drastico a causa di speculazioni edilizie incontrollate. Il film è stato presentato al Rendez-Vous Festival di Roma ed è stato selezionato per la sezione Orizzonti a Venezia 81 nel 2024.
Il significato del film nel contesto contemporaneo e culturale della corsica
“Il Mohicano” non è solo una storia individuale, ma un grido che racconta la difficoltà di chi combatte senza appoggi contro interessi consolidati. Il pastore Joseph rappresenta un patrimonio culturale che rischia di scomparire sotto la pressione del cemento e della malavita organizzata. Una lotta che assume un valore simbolico, specie in un’isola dove molti stanno perdendo la memoria delle proprie radici.
Il film solleva questioni che riguardano la tutela del paesaggio e della cultura, temi sentiti in molte regioni italiane e del Mediterraneo. Il contrasto tra sfruttamento e conservazione è affidato a una trama che parla anche della forza dei legami familiari, illustrati attraverso il rapporto tra Joseph e Vannina. La figura del pastore si carica di un valore mitologico di difensore della terra, mettendo in luce un conflitto sociale e ambientale che esiste da tempo e che continua a essere attuale.
Questa pellicola si colloca all’interno di una riflessione più ampia sulla sostenibilità e sull’identità culturale, usando una storia concreta per raccontare un fenomeno più ampio. Farrucci fornisce così, dietro alla narrazione di resistenza, una denuncia contro l’abusivismo e la speculazione edilizia, che alterano per sempre il volto di territori preziosi come la Corsica. La forza del film sta nel mostrare quanto sia difficile mantenere un legame con il proprio luogo d’origine quando questo è minacciato da interessi potenti.
La situazione della corsica: un’isola sotto minaccia del cemento e del turismo eccessivo
La Corsica, con i suoi paesaggi selvaggi e la sua storia radicata nelle tradizioni pastorali, sta attraversando un momento critico. Secondo il regista Frédéric Farrucci, isolano anche lui, la cultura dei pastori si sta perdendo di fronte all’avanzata di una trasformazione in villaggio turistico. Questo fenomeno porta a un appiattimento culturale ed economico che compromette l’identità locale.
Le coste, soprattutto quelle meridionali, sono ormai dominate da ville, campi da golf e complessi turistici che invadono il territorio. Nei mesi estivi l’isola si riempie di turisti, mentre d’inverno molte aree vengono abbandonate, trasformandosi in città fantasma. Questo alternarsi sottolinea come la speculazione edilizia non porti a uno sviluppo sostenibile, ma piuttosto a uno sfruttamento breve e concentrato, che non lascia spazio alla vita quotidiana della comunità.
L’idea di perdere il contatto con la tradizione pastorale ha un peso particolare per i corsi, che sono legati a questa vocazione da secoli. La vicinanza con la Sardegna, già pesantemente modificata dal turismo di massa e dalla pressione immobiliare, è un monito che non trova però ancora una risposta efficace negli abitanti dell’isola. La voce di Farrucci richiama dunque l’attenzione sulla necessità di una difesa attiva e di una riflessione su quale futuro costruire per la Corsica.
La trama del film e il protagonista: un pastore contro la malavita
La storia si concentra su Joseph, uno degli ultimi pastori isolani, che si trova ad affrontare pressioni crescenti da parte della malavita locale. L’obiettivo di chi vuole costruire un complesso residenziale sulla sua terra è chiaro, ma Joseph non accetta di cedere. La situazione peggiora quando, in un confronto teso, uccide involontariamente un uomo mandato a minacciarlo. A quel punto deve fuggire e diventa preda di una vera e propria caccia all’uomo.
Il legame con la nipote Vannina, interpretata da Mara Taquin, si fa fondamentale per la sua sopravvivenza. Grazie al sostegno di lei, Joseph si trasforma in una figura mitica, un simbolo di una resistenza che in molti credevano impossibile. Alexis Manenti, nel ruolo di Joseph, offre un’interpretazione intensa che restituisce il senso di isolamento e determinazione del protagonista, immortalando un uomo che difende non solo un terreno ma un’intera identità. La coppia di attori porta in scena la forza di chi si oppone alle ingiustizie ambientali e sociali senza compromessi.