Un piemontese con la sindrome da talidomide ottiene diritto a indennizzo dopo otto anni di battaglie legali

Un piemontese con la sindrome da talidomide ottiene diritto a indennizzo dopo otto anni di battaglie legali

Un uomo piemontese con malformazione da Talidomide ottiene dopo otto anni e due gradi di giudizio il riconoscimento del diritto a un indennizzo dal ministero della Salute in Italia.
Un Piemontese Con La Sindrome Un Piemontese Con La Sindrome
Un uomo piemontese affetto da malformazioni causate dalla talidomide ha ottenuto dopo otto anni di battaglie legali il riconoscimento del diritto a un indennizzo dal ministero della Salute, evidenziando le difficoltà nel risarcimento dei danni da farmaci in Italia. - Gaeta.it

La vicenda di un uomo piemontese, affetto da una malformazione congenita riconducibile alla sindrome da Talidomide, ha visto una lunga serie di battaglie legali con il ministero della Salute. Solo dopo otto anni e due gradi di giudizio, i tribunali hanno riconosciuto il suo diritto a ricevere un indennizzo, comprensivo di arretrati dal 2008. La storia mette in luce le difficoltà legate al riconoscimento dei danni da farmaci e il complesso iter per ottenere risarcimenti in Italia.

Casi di sindrome da talidomide e il contesto storico in italia

La talidomide è un farmaco venduto in Italia alla fine degli anni Cinquanta e all’inizio degli anni Sessanta, principalmente alle donne in gravidanza, con lo scopo di alleviare sintomi come nausea e insonnia. Successivamente, si scoprì che il farmaco causava gravi malformazioni fetali, in particolare agli arti. Nel paese, la commercializzazione del prodotto fu sospesa nei primi anni Sessanta, ma il danno provocato ha coinvolto numerosi neonati.

Nel corso dei decenni, varie normative hanno tentato di fornire un indennizzo ai soggetti danneggiati, ma il riconoscimento non è stato automatico. L’identificazione certa del nesso tra malformazioni e assunzione del farmaco da parte della madre è spesso complicata da prove documentali mancanti o da interpretazioni restrittive delle leggi. Questo ha ritardato casi come quello del piemontese coinvolto nella recente sentenza.

Dettagli della vicenda legale del ricorrente piemontese

L’uomo, ora cinquantottenne, porta dalla nascita una malformazione al braccio sinistro, compatibile con la sindrome da Talidomide. Nel 2017 aveva presentato al ministero della Salute una richiesta di indennizzo basata sulle norme approvate negli anni precedenti. In un primo momento la pratica aveva ricevuto un parere favorevole, ma la commissione incaricata è poi tornata indietro, dichiarando che mancava prove certe sul fatto che sua madre avesse assunto la talidomide durante la gravidanza.

Non convinto dalla risposta, nel 2023 l’uomo ha deciso di intentare causa contro lo Stato. Con l’assistenza legale degli avvocati Erika Finale e Renato Ambrosio, e la consulenza tecnica del medico Raffaele Barisani di Trieste, ha portato avanti la causa, costringendo il ministero a un confronto giudiziario. La sua vittoria è arrivata sia al tribunale del lavoro di Alessandria sia alla corte d’appello di Torino, che hanno riconosciuto il diritto all’indennizzo. Il risarcimento comprende circa un milione di euro in arretrati dal 2008 e un indennizzo bimestrale, che continuerà finché permarranno le condizioni.

Le questioni controverse tra prove e interpretazioni legali

La madre del ricorrente ha confermato, così come un’amica di famiglia, di aver assunto il farmaco Contergan — la specialità contenente talidomide prodotto dalla tedesca Grunenthal — su prescrizione medica nelle prime settimane di gravidanza. Una delle obiezioni principali del ministero riguardava la nascita del piemontese nel 1967, cioè dopo il ritiro del farmaco, e la supposta impossibilità di riconoscere il danno perché al di fuori del periodo stabilito dal decreto 2017 .

Gli avvocati hanno replicato evidenziando che la legge tutela chi mostra malformazioni compatibili con la sindrome, indipendentemente dalla data esatta, sottolineando che la talidomide è rimasta disponibile in Italia anche successivamente come farmaco da banco e galenico. Nel processo si è discusso molto di questo, con toni accesi e valutazioni contrastanti. La corte d’appello ha citato i “toni aspri” usati dal consulente del ministero, che ha sostenuto che per riconoscere il danno la malformazione avrebbe dovuto essere bilaterale, mentre la letteratura medica accetta anche la monolateralità.

Aspetti medici e tecnico-legali del nesso causale contestato

Il medico consulente, Raffaele Barisani, ha spiegato come la letteratura scientifica riconosce la monolateralità tra i danni da Talidomide e che nessuna malattia genetica dimostrata esclude la possibilità di un nesso diretto tra farmaco e malformazione. La controparte ha sottolineato l’incertezza relativa a cause genetiche di alcune malformazioni, tentando di negare il collegamento certo con il farmaco.

Barisani ha rilevato che l’atteggiamento dei rappresentanti del ministero non è stato improntato a rispetto verso il ricorrente, preferendo argomentazioni contrapposte anche sull’origine del danno, nonostante il riconoscimento internazionale degli effetti della talidomide. Gli avvocati hanno più volte ricordato che, a prescindere dall’esito delle cause, il rispetto nell’interazione giudiziaria è un requisito fondamentale spesso mancato in questo caso.

Prospettive sull’indennizzo e la situazione attuale del ricorrente

Le sentenze ottenute aprono nuove prospettive per altri soggetti affetti da danni riconducibili alla talidomide in Italia. Il riconoscimento del diritto agli indennizzi anche fuori dalla finestra temporale rigida del decreto 2017 può estendere la platea dei beneficiari. Nel caso specifico, il piemontese potrà reclamare una somma significativa per il periodo passato, ma fino ad oggi, pur avendo vinto la causa, le somme non risultano ancora corrisposte.

Lo stato attuale mette in risalto l’importanza di efficacia nell’esecuzione delle sentenze che riconoscono i diritti, senza ritardi che aggravano situazioni già difficili. Procedimenti di questo tipo mostrano l’interazione complessa tra regolamenti, prove storiche e medico-scientifiche, che i tribunali devono valutare nel dettaglio. Non è la prima volta che casi simili arrivano in tribunale e non sarà l’ultimo.

  • Armando Proietti

    Armando è un giovane blogger esperto di cronaca e politica. Dopo aver studiato Scienze Politiche, ha avviato un blog che analizza e commenta gli eventi politici italiani e internazionali con uno stile incisivo e informativo, guadagnandosi la fiducia di un vasto pubblico online.

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